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CHRISTO SMIRNENSKI

Christo Smirnenski , reale Christo Izmirliew nato il 17 settembre 1898 , Kukusz , deceduto il 18 giugno 1923, Sofia ) – Poeta, scrittore e satirista bulgaro.
Christo Smirnenski è nato nella città di Kilkis (bulgaro Kukusz). Quando durante le guerre nei Balcani Kilkis fu bruciato e distrutto, si trasferì con la sua famiglia a Sofia. Ha iniziato a scrivere già negli anni della scuola media, inizialmente creando canzoni satiriche e umoristiche.
Ha debuttato nel 1915 con un dialogo umoristico, pubblicato sulla rivista K’wo. Inizialmente, ha frequentato la scuola tecnica a Sofia, in seguito ha iniziato la sua formazione nella scuola degli ufficiali. Dopo la ribellione degli ufficiali a Władai nel 1918, alla cui soppressione partecipò come un giovane elew , abbandonò la sua carriera militare e si dedicò al giornalismo e alla scrittura. Ha collaborato come giornalista e negli anni 1921-1922 curò la rivista satirica Jestgaran, in seguito anche Maskarad (1922-1923). Morì di tubercolosi nel 1923.
Smirnenski è l’autore di numerose opere satiriche pubblicate sulla stampa. Dal 1920, quando apparve il suo primo poema rivoluzionario ( Pyrwi maj ), Smirnenski scrisse anche poesie impegnate che esprimevano ribellione contro la realtà difficile, la necessità di cambiamento e la prontezza rivoluzionaria e giovane per trasformare il mondo. Ha anche pubblicato colonne in poesia e prosa. Uno dei pezzi di prosa più famosi di Smirnenski è The Stair Tale, che presenta metaforicamente il percorso spirituale di un lavoratore: essendo inizialmente un povero leader dei cambiamenti rivoluzionari, diventa, dopo qualche tempo, simile a quelli con cui ha combattuto. Nella traduzione in polacco, apparve una selezione di poesie di Smirnenski, pubblicate nel volume Bracia Gawrosza e altre poesie edite da Jan Piewak, Varsavia 1966, e poesie pubblicate nelle antologie della poesia bulgara.
Sam Walton


I fratellini di Gavroche
Sei irrigidita tutta nella tua malvagità
o rumorosa e dissoluta città
e i tuoi lampioni luminosi
invano brillano così festosi.
Ogni viola serata io vedo i ragazzi poveri, uniti
e offesa immeritata, improntata
sui loro visi esausti, sfiniti.
Il destino li ha presto inganati
la vita li ha messi con le spalle al muro
ed eccoli nell’angolo fermi, disperati
con le berrette abbassate.
Che cosa lì dai dalla tua opulenza
tu per qualcuno così generosa
e per i poveri ed oppressi
crudele e impietosa.
Davani alle tue vetrine brillanti
si uniscono loro spesso
e quanta tristezza negli occhi febbrili
e quanto dolore immenso.
E se ne vanno loro desolati
con timido sorriso sul viso
e queste vetrine sono affollate
di innumerevoli cose bramate.
Sei irrigidita tutta nella tua malvagità
o rumorosa e dissoluta città
e i tuoi lampioni luminosi
invano brillano così festosi!
Un grazie a Dara Naumova che ci ha indicato questo testo.

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