Il disastro nucleare di Chernobyl descritto e raccontato in quattro puntate da non perdere per capire e conoscere ciò che avvenne realmente quel 26 aprile del 1986
Il 26 aprile 1986, alle ore 1:23:44 a.m., esplode il reattore n. 4 della centrale nucleare Vladimir Ilych Lenin Memorial di Chernobyl, regione di Kiev, Ucraina. Lo scoppio libera una nube radioattiva che, nei giorni immediatamente successivi, transita a ovest su tutta l’Europa (esclusi solo Spagna e Portogallo) e a est fino all’Alaska.
Le autorità sovietiche renderanno pubblico l’incidente solo il 28 aprile, dopo i comunicati della centrale scandinava di Forsmark, i cui responsabili avevano registrato livelli anomali di radioattività e si erano accorti in un secondo tempo che la causa era da ricercare “probabilmente in Unione Sovietica”. L’incidente viene classificato di livello 7 (il massimo) secondo la scala INES relativa agli incidenti nucleari. In termini di contaminazione, il fall-outche ne consegue è stato stimato dall’IAEA (International Atomic Energy Agency) 400 volte più intenso di quello di Hiroshima.
L’Italia ne viene interessata il giorno 29 aprile.
Aprile 1986: dettagli tecnici
e dinamica dell’incidente
L’impianto nucleare V.I. Lenin è situato a pochi chilometri dalle cittadine di Chernobyl e Pripyat. È formato da quattro reattori modello RBMK-1000, e altri due sono in costruzione. Ogni unità RBMK è un sistema a uranio scarsamente arricchito (circa il 2%), con barre di grafite come moderatore e sistema refrigerante ad acqua.
Il modello RBMK-1000 produce energia sfruttando reazioni controllate di fissione nucleare. Tale energia si sprigiona soprattutto sotto forma di calore. L’RBMK è composto da due sezioni, ciascuna collegata a un turbogeneratore: è quindi possibile fermare metà reattore, abbassandone la potenza al 50%.
La struttura del reattore contiene:
1. blocchi di grafite come moderatore di reazione (graphite moderator); senza moderatore, la velocità dei neutroni sarebbe eccessiva, col rischio di “mancare” gli atomi di uranio combustibile (fuel);
2. tubi contenenti gli elementi di combustibile (uranio-235) inseriti nei blocchi di grafite;
3. barre di controllo in metallo (control rods), che nel reattore in questione contengono boro;
4. un elevatore esterno al reattore per inserire o estrarre le barre, con lo scopo di rallentare o accelerare la reazione.
Durante il ciclo di funzionamento, il combustibile uranio si riscalda. Il calore viene “catturato” da acqua pompata sotto pressione che si trasforma in vapore, il quale aziona turbine dotate di generatori elettrici. Il vapore viene successivamente ricondensato in acqua.
La caratteristica principale di questo tipo di reattore è la sua instabilità a bassa potenza, che, a valori inferiori al 20% di quella massima, è suscettibile di sbalzi improvvisi. Questo sarà il fattore principale nella dinamica dell’incidente del 26 aprile.
In tale data, l’unità 4 viene scelta per un test di controllo sicurezza, scopo del quale è osservare il funzionamento del sistema a potenza limitata. Il reattore 4 lavora al 50% poiché una delle due sezioni è inattiva per ordinaria manutenzione. I tecnici decidono di sfruttare questa situazione per effettuare l’e