La fotografia è entrata nella sua vita quasi per caso. Un periodo di fiacca lavorativa, il desiderio di sperimentare, la curiosità di mettersi in gioco. Così, da ballerino, poi produttore e organizzatore eventi, Carlo Lo Monaco si è ritrovato improvvisamente dall’altra parte dell’obbiettivo. Nel suo dna, d’altronde, la macchina fotografica ha sempre avuto un posticino fin da bambino. Oggi, che di anni ne ha 39 e Treviso è diventata la sua città adottiva, le sue immagini raccontano volti, emozioni, sentimenti.
Questa passione per l’arte, unita al gusto estetico, gli hanno permesso di conquistarsi un posticino nel mondo dei fotografi professionisti. Eppure, lui rimane coi piedi per terra, innamorato delle “immagini emozionali” che costruisce con le fotomodelle con le quali collabora.
Riavvolgiamo il nastro.
Nasco nel mondo dello spettacolo a 17 anni come ballerino, quindi sono una persona stracolma di sfaccettature di ogni genere; il teatro, molto spesso, ti porta a vivere le tue emozioni all’estremo e quindi anche a scavarti dentro, conoscerti fin dentro le viscere e ad affrontare, ma anche al tempo stesso amare, ogni tuo singolo pregio o difetto. In questi ultimi vent’anni, grazie a svariate esperienze professionali che hanno spaziato dal palco alla cinematografia, la mia più grande passione è stata quella di restituire ad altri le stesse emozioni che la creatività del mondo dell’arte hanno da offrire sia a chi ne vive sia a chi ne fruisce.
Un curriculum, il tuo, che negli anni si è arricchito di collaborazioni straordinarie.
I momenti fantastici sono stati moltissimi, porto nel cuore quelli legati alle varie collaborazioni con l’ex Balletto di Spoleto, con Marco Schiavoni in particolare, grande compositore musicale ed artista poliedrico, con il quale è nata una amicizia; un feeling che mi ha portato anche a fare il suo aiuto regista in più occasioni ed in particolare per le proiezioni interne allo spettacolo di A. Gassman “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Ma ce ne sarebbero molte altre da raccontare avendo organizzato festival, fotografato eventi, lavorato in regia in vari spettacoli. Il filo conduttore è stato quello di una vita intensissima di emozioni.
Emozioni che, ad un certo punto, hai iniziato ad immortalare.
La mia fotografia attuale è esattamente ciò che i miei sogni urlano, specialmente quando sono io a creare e non solo a produrre qualcosa per gli altri. Mi reputo semplicemente un visionario, specialmente per quel che riguarda l’idea della donna in un mondo quanto più possibile reale e non fashion, dove lei, la donna appunto, è la regina indiscussa che muove ogni cosa e noi, comuni mortali uomini, non possiamo fare altro che ammirarla e cercare di scoprirne, per quanto ci verrà mai concesso, l’universo, o meglio le galassie, che ha dentro. Sono principalmente un ritrattista ma la fotografia per me ha ampio spettro, non amo infilarmi e infilarla in un genere ben preciso: quel che conta, alla fine, è solo l’emozione che questa può darti, quanta più ne provo io tanta più spero ne avvertiranno e godranno gli altri.
Anche attraverso i social provi a veicolare un’immagine “alta” della fotografia.
Cerco di dare ancora un senso alla fotografia vera, quella che ti stamperesti e ti appenderesti a casa, la fotografia quella che ti da emozioni oggi e che te le restituirà esattamente identiche anche tra 10 anni.
Cerco di distaccarmi, per quanto possibile, dalla logica dell’inseguimento dei like a tutti i costi, dalla proposizione di scatti fini solo allo spazio di quel fugace momento dedicato ai “sacri like quotidiani”. Per me i social servono soprattutto a questo, a poter mostrare le emozioni che può dare una fotografia.
Per questo, il tuo rapporto con i social è controverso.
Da un lato non se ne può fare a meno, danno anche qualche soddisfazione e fanno conoscere anche della bella gente, al tempo stesso però li detesto per la piega di falsità e ipocrisia costante che li pervade, tutti o quasi recitano una parte ma ognuno pensa di potersi fare un’idea sugli altri in base a quel che essi postano, follia pura…
Cosa ti ha dato la fotografia?
Tantissimo amore, non esistono altre parole per descriverlo. Dico però solo che in questo momento storico la fotografia, a mio avviso, sta vivendo un momento di grande sofferenza da un lato, soprattutto qualitativo ed economico, ma al tempo stesso vive una grande rinascita e una spinta verso la ricerca, di pochi, di tirarne comunque fuori qualcosa di diverso, di creativo, che si distacchi dalla banalità verso la quale stiamo inesorabilmente cadendo a causa della sovraesposizione donataci dall’era digitale e dal network, oltre che dal pessimo buongusto chiaramente.
Un’analisi che apre al dibattito.
Detesto i fotografi in genere: molti di loro li trovo prime donne, e non vorrei spendere troppe parole per il mondo moderno della fotografia dove esistono migliaia di fotografi (quasi tutti uguali) e dieci volte tanto di “modelle”.
Purtroppo poi, quando vai ad analizzare le persone sul serio, scopri che, se in Italia arriviamo a 30 veri bravi fotografi in attività e poche centinaia di modelle vere, è già tantissimo.
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