Carissimi Bruna e Cesare, nasce il desiderio in questi giorni d’estate dai tratti un poco incerti di scrivervi una lettera, una fra le mille, per porgervi un saluto, ancora una volta per narrare e condividere tratti di vita. Sono tante le lune che sono trascorse, uno dopo l’altra, hanno delineato percorsi dando vita a scelte, rinunce, rivincite, speranze e nostalgie.
Di voi nel cuore serbo come tesoro prezioso la memoria. Per incanto o per magia mi ritrovo improvvisamente a rivolgervi parola certa del vostro responso. Cresciute sono le bambine, Celeste una bella signorinella, Vittoria una donnina, ciascuna presa dai propri progetti di vita scolastici e sociali.
Lorenzo è germogliato, ometto ormai, pronto a fare l’ingresso nella scuola primaria. Un nuovo fiore è sbocciato, Sofia, con tutta la sua esuberante allegria e tenacia.
Noi, giovani di un tempo, un poco invecchiati, appesantiti dagli anni seppure energia e positività non ci abbiano abbandonati. Remedellino sempre lo stesso, solitarie le vie, sparute le voci degli imberbi. Mostri di cemento hanno inghiottito campi; poche le nascite, tante le morti dovute in particolar modo al Covid che ha decimato milioni di vite.
Scorrono le dita, tasti battono, rincorrono fremiti, gettano astrazioni.
Ricordi a profusione si fanno dappresso, come linfa vitale abbracciano, cullano.
Malinconia di certo per un tempo passato: per uno scambio di parola, un sorriso, una carezza col dorso.
La morte è un demone dalla fauci allargate col quale bisogna necessariamente convivere, accettare passi, dettami, leggi.
Ringrazio il Buon Dio per il dono che ci ha concesso di potervi conoscere, stare accanto; di comporre in comunione brani sinfonici il cui ricordo rimarrà nel futuro ricordo.
Certi che lassù, in un punto indefinito, fra volte celesti, fra giardini incantati, avvolti dalla pace eterna il vostro sguardo, amorevole, non mancherà di seguire le nostre orme, di benedire e proteggere da sempre e per sempre, vi abbraccio forte forte.
Milena la mamma di Vittoria e di Celeste