Cammini incerta, il petto a scudo
contro le angherie dei domatori di sogni.
Non ti abbatti e oltrepassi la soglia della casta,
la poltrona rossa ora è tua.
Molto tempo a servizio degli altri.
Il mondo ti reclama, madre, moglie, casalinga
e anche gioco di fantocci in giacca e cravatta.
Al palo sei, capriccio di animalesche fantasie
usa e getta. Il tuo corpo macchina da soldi.
Entusiasta della vita,
rincorrevi l’utopia dell’amore.
Ora cambio di direzione.
Sensualmente di potere,
metti in mostra le tue armi velenose.
Quanti hanno assaggiato il tuo bacio incantatore. Osservi e godi, dall’alto del successo.
Sempre rincorri i tuoi guai,
tu che spesso non hai vita facile.
Non ti hanno dotato di un manuale d’istruzione,
un mistero da svelare a rischio dell’uomo.
Esasperi, disarmi.
Le tue parole gridano verità
e inducono riflessione.
Pura pazzia, così sei.
Odori di bucato steso al sole,
rianimi una tempesta di calzini sparsi per casa.
Respirarti quando supina dirigi il godimento.
Pura modernità.
Dunque uomo, oggetto sensibilmente
nuova madre. Dove finiremo?
Non più in gara ma verso convergenza dei sessi.
Sorridi all’uomo che non ti rende femmina
solo esibendoti su un piedistallo di tacchi.
Fiera di essere, volgi lo sguardo ove tutto è rosa.
Cecilia Cortesi