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CALVISANO E FRAZIONI ADDOLORATI PER LA MORTE DI DON FILIPPO STEFANI

Da quasi due anni a Calvisano, Mezzane, Malpaga e Viadana; Per 23 anni parroco a Cevo

A Calvisano e frazioni era ancora vivo il dolore per la tragica esperienza del coronavirus, che aveva portato alla morte tanti suoi abitanti. Quando lunedì 10 agosto è giunta la notizia della morte di don Filippo Stefani, rinnovando lutto e dolore negli abitanti e fedeli della quattro comunità. Un male incurabile era stato scoperto non da molto, don Filippo fino a metà giugno aveva servito come Vicario parrocchiale le quattro parrocchie.
Per il Corpus Domini del 14 luglio, era pronto per la celebrazione eucaristica in ricordo delle tante vittime di Calvisano e di Mezzane. Nella frazione alle 19,00 una S. Messa al cimitero avrebbe ricordato coloro che non era stato possibile celebrare i funerali, quando andò in ospedale. Aveva partecipato al lutto e al dolore delle famiglie coinvolte, portando la sua presenza e parole di consolazioni. Ora Calvisano con Mezzane, Malpaga e Viadana piange la sua repentina e non prevista dipartita terrena.
Don Filippo Stefani, dal gennaio 2019 era stato nominato vicario parrocchiale delle parrocchie di S. Silvestro in Calvisano, di S. Maria della Rosa in Malpaga, di S. Maria Nascente in Mezzane e di S. Maria Annunciata in Viadana, in collaborazione con il parroco don Tarcisio Capuzzi. Lunga la sua vita sacerdotale, seppure ancora giovane nell’età, iniziata con l’ordinazione avvenuta a Brescia il 12 giugno 1982, insieme ad altri 14 preti novelli dalle mani del Vescovo mons. Luigi Morstabilini. Proveniva dalla parrocchia di Losine, dove era nato il 20 dicembre 1957, e dove è stato sepolto nel cimitero locale, dopo la cerimonia funebre avvenuta anche a Cevo.
Il suo primo incarico di vicario collaboratore dal 1982 al 1986 lo svolse a Botticino Mattina. Sarà quindi parroco a Incudine e vice-parroco a Vezza d’Oglio da 1986 al 1995, in quel periodo insegnò religione presso l’Istituto Tecnico per Geometra e Ragioneria di Edolo. Quindi parroco a Cevo dal 1955 e negli ultimi sei anni anche amministratore parrocchiale di Saviore dell’Adamello. Dalle montagne dell’Alta Valle Camonica dove ha seminato molto è arrivato nella pianura bresciana, dove non ha mancato di operare al servizio delle quattro comunità. Un bagaglio ricco il suo, dovuto alla lunga esperienza, di cui gli sono stati grati quanti lo hanno avuto come sacerdote, pastore, amico e maestro di fede.
In particolare a Cevo, paese di circa 900 abitanti con le frazioni di Isola e Fresine posto a 1.100 metri di altezza dal mare. Dove non mancano segni religiosi e di devozione, nonché di tante opere, materiali e non solo, concretizzate con la sua opera pastorale per ben 23 anni.
Testimonianze ben raccontate nel libro di Andrea Belotti sulla Parrocchia di Cevo, le cui foto sono state curate da Bams di Basilio Rodella di Montichiari, ricreando una sintonia con la nostra zona. Nel 1938 a portare a compimento l’ampliamento della parrocchiale di Cevo, fu il parroco don Pietro Cavallari di Remedello. E come nel Museo alla Resistenza di Cevo, qualche gesta e il libro “Vi racconto Vittorio” si sofferma sul sabotaggio che mons. Vittorio Bonomelli, portò a buon fine il 12 luglio 1944, paracadutatosi a Mezzane con il nome di “Gioppino” aiutato dall’allora parroco don Francesco Calzoni, fece saltare un quadrimotore tedesco all’aeroporto di Ghedi.
Don Filippo animo “spumeggiante” anche da noi ha saputo diffondere la testimonianza della sua scelta sacerdotale. Più che un curato, dato la sua alta e ben messa corporatura, qualcuno di noi gli disse: “Lei è un vescovo non un curato ”, sicuramente un “Preost” dei bei tempi di devozione, in grado di inculcare benevolenza e confidenza. Attorniato dal parroco don Tarcisio Capuzzi, molto addolorato, così come i tanti presenti, delle comunità da lui servite, i sindaci di Calvisano, Cevo e Saviore e di una quarantina di confratelli Sacerdoti, ha ricordato bene la sua vita ai suoi funerali a Calvisano, mercoledì 12 agosto il nostro Vescovo mons. Pierantonio Tremolada.
Il Vescovo disse: “Avrei proprio piacere che noi vivessimo questo momento del saluto a Don FILIPPO nella prospettiva della passione, della morte e resurrezione del Signore, che ci permette di comprendere il senso di tutta quanta la realtà, anche di eventi che facciamo fatica ad accettare e comprendere. Una persona, un sacerdote che aveva ancora tanta energia e la stava diffondendo agli altri. Conoscevamo Don FILIPPO, la sua ricca umanità, la sua giovialità, la sua capacità di donare quella sorta di serenità, di stemperare con una battuta pronta, con un buon sorriso, questo amore per il canto, stare insieme agli altri, di godere la compagnia, ma poi più in profondità l’attenzione per le persone, il desiderio di rendersi utile, in una parola… il suo grande desiderio di testimoniare l’amore di Cristo per l’umanità… Questo desidera un sacerdote che le persone incontrandolo possano gustare la bontà di Dio, sentire la sua vicinanza, il suo affetto, donando quell’attenzione per far trasparire tutto questo con il perdono nel sacramento della riconciliazione, poi donando l’Eucarestia celebrandola con il popolo di Dio. Questo era, dobbiamo riconoscerlo, anche il desiderio di Don FILIPPO, nel suo animo buono, l’attenzione continua di fare in modo che la gente incontrasse la misericordia del Signore, la sua potenza che illumina la vita, la consola, la sostiene, qualche volta la purifica con il perdono. Noi ringraziamo il Signore per la presenza di Don FILIPPO STEFANI che abbiamo potuto in vario modo gustare, chiediamo la grazia di accogliere questa eredità che ci viene lasciata. Il Signore aiuti ognuno di noi a farsi tramite di questa rivelazione di misericordia che davvero permette al mondo di non perdere mai il segreto della sua bellezza e della sua speranza.”

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