Il terremoto Mercoledì 23 Febbraio 1887 una violenta scossa di terremoto colpì l’entroterra sanremese, danneggiando gravemente l’abitato di Bussana. Numerose abitazioni, sorte intorno al castello subirono danni gravissimi. Fra gli edifici più colpiti ci furono l’antico castello (peraltro già in rovina al momento del sisma) e la chiesa di S. Maria delle Grazie (poi di S.Egidio), costruita nel 1652 in stile barocco al posto di un precedente edificio medievale esistente già alla fine del XIV secolo. I superstiti, dopo aver vissuto per anni in abitazioni di fortuna, abbandonarono il borgo e il comune di Sanremo chiuse ogni accesso al paese. Bussana rimase un borgo fantasma (città morta) per circa sessanta anni. Così nelle testimonianze d’epoca, viene rivissuta la terribile esperienza del terremoto: “Era il primo giorno di quaresima, alle ore sei e venticinque. Il parroco di qui aveva imposto le sacre Ceneri all’ultimo giunto…quando parve che la mite brezza di poco prima si fosse d’un subito cambiata in un vento furioso, il quale aumentava in un crescendo spaventoso. La terra si scuote, traballa, a lungo ondeggia, poi si aggira vorticosa; si direbbe il finimondo: si odono rumori diversi di muri caduti, di legname che si spezza, di ferro che si torce, ma ad un tratto i diversi frastuoni, le grida disperate sono vinte da un sordo e cupo rimbombo, che vince tutti gli altri. Era la prima volta che accadeva. Fin dal primo sussulto il parroco capì il pericolo imminente e dall’altare gridò: “Terremoto, terremoto, salvatevi!” La gente, quasi per istinto, si rifugiò nelle cappelle laterali ed egli sotto l’arco della porticina della sacrestia. Il fitto polverio prodotto dalla caduta della volta immerse la chiesa nella più grande oscurità. Passando tra i frantumi e rottami giunse alla balaustra, alzò gli occhi al cielo e vide le stelle. Il solo arco sovrastante al presbiterio e gli archi delle cappelle erano in piedi. Il castello Il castello di Bussana fu costruito, con ogni probabilità, all’inizio del XII secolo da Ottone dei conti di Ventimiglia. In origine doveva trattarsi di una piccola costruzione fortificata, a difesa della quale si ergevano due torri (di cui oggi non restano che pochissimi resti, difficilmente leggibili), con funzioni di presidio territoriale e di concreta manifestazione del potere feudale, ma nel tempo subì progressivi ampliamenti, perdendo via via i suoi connotati difensivi per assumere sempre più caratteristiche puramente residenziali. Già nella seconda metà del Duecento, parte dell’edificio era disabitata e, con il passare dei secoli, l’abbandono del nucleo fortificato divenne sempre più evidente; alla fine del Quattrocento gli interni erano già in rovina. L’Osteria L’Osteria costituisce, se così si può dire, il nucleo più «antico» della rinascita di Bussana Vecchia. Nel luogo in cui essa è situata attualmente esisteva già, alla fine degli anni Cinquanta, un piccolo locale isolato in mezzo alle rovine del paese, gestito da Ottavio Baicchi (di cui portava il nome), personaggio intimamente legato ai primi anni di esistenza della comunità artistica. Sin da subito, essa divenne un luogo di ritrovo per i primi artisti che lavoravano a Bussana e un punto di riferimento obbligato per i visitatori che salivano al paese. Il locale mantenne e anzi accrebbe la sua funzione di luogo di incontro e di scambio culturale anche negli anni Settanta, quando era gestito da Edoarda Casadei, detta semplicemente Edo, che le attribuì il nome di Hostaria ed entrò a buon diritto nella storia della comunità di Bussana, pur non essendo un ‘artista. Oggi l’Osteria degli Artisti, i cui proprietari sono Massimo Bizzarri e Paolo Martinetto, non è più l’unico locale di Bussana, ma il suo valore «storico» e sociale la rende una tappa irrinunciabile di ogni visita al paese. Anche oggi, infatti, nonostante la situazione sia irrimediabilmente mutata e I’atmosfera non sia più quella delle origini, non è raro incontrarvi, come ai tempi di Ottavio, alcuni fra gli artisti e gli artigiani che lavorano e vivono nel borgo. L’Osteria è dunque luogo simbolico, dove confluiscono e s’incontrano le strade e le vicende di Bussana, dove la struttura circolare del paese trova il suo punto di congiunzione. Da qui il cammino riprende a salire e s’inoltra nella parte bassa del borgo, il luogo che sin dai primi tempi è stato il cuore della vita artistica di Bussana, dove sono sorte le prime gallerie, i primi atelier, dove l’arte ha riportato alla vita gli antichi edifici distrutti dal terremoto.