Un lungo viale che porta all’uscita dalla città, palazzoni ai lati, alberi. ìIn fondo un incrocio col suo semaforo, e al di là un campo che apre lo sguardo (anche se subito dopo un grosso centro commerciale lo chiude. Orizzonte nascosto da muri e parcheggi). Lì al semaforo, sul limitare della città, c’è un albero maestoso.
Forse un platano, immagino sia centenario. Svetta altissimo con la sua chioma ricolma di foglie e con i rami che partono già dal basso. Risalta, un po’ solitario, tra l’aperto del campo e il traffico che scorre. Lo guardo spesso, e il semaforo rosso promuove l’osservazione.
Stamane il cielo era grigio, con qualche nuvolone. L’aria muoveva le foglie del grande albero: sembravano nugoli di farfalle. Sfarfallìo di verdi cangianti come ali sbattute nel vento.
Un’immagine di tale bellezza! Sono rimasta incantata a guardare: quell’albero così robusto e radicato, maestoso, potente, e quelle foglie leggere, sventolanti nella brezza, aeree. Gravità e leggerezza. Lì, sul confine. A riscattare anche un lunedì mattina di cielo autunnale e di primo freddo. Uno scorcio di meraviglia offerto a tutti. Buongiorno, albero. Saresti piaciuto a Tarkovskij.
Kristel