E così dopo una Pasqua indecente ci apprestiamo a vivere un Natale altrettanto indecente, il Signore arriverà comunque nelle nostre case, di questo ne sono certo, ma il Natale è sempre stato una festa di aggregazione, di ritrovo con parenti anche lontani che finalmente grazie a questa meravigliosa festività, si potevano nuovamente riabbracciare. La salute innanzitutto, è indiscutibile, io e mia moglie, di parenti e amici partiti anzitempo, per colpa del Covid, ne abbiamo avuti non pochi; i carissimi zii di Verolanuova, Aldo e Rina, scomparsi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, la mia famiglia per trent’anni ha trascorso il Santo Stefano nella loro casa, con i loro figli, in una atmosfera da favola, irripetibile. Era l’occasione per parlare un po’ di com’era andata l’annata, di confrontarsi, di sostenersi, di consigliarsi, e persone della loro saggezza, di consigli buoni da dare, ne avevano veramente tanti. Non potremo nemmeno far compagnia ai loro figli, così provati dalla loro perdita. Penso a tutte le persone negli ospedali o nelle case di riposo, lasciate sole senza la possibilità di vedere i loro cari, di ricevere il loro conforto, quei nonni che si lasciano morire presi dallo sconforto di non rivedere più i loro nipotini, linfa vitale per un anziano. Da ragazzo per un breve periodo ho fatto volontariato in uno ospizio, mi ricordo nonno Antonio, un Signore quasi novantenne che quando mi vedeva diceva sempre: <Giordano, non sai la gioia che provo nel vederti e sai perché?>,
<Certo che lo so, perché oggi è domenica e viene la figlia di sua figlia con il nipotino>, <brao, ta ghet bele capit tot>; quando arrivava la nipote col suo figliolo di 5 anni questi gli diceva: “nonnino lo sai che mi sei mancato tanto?”, poi gli saltava sul letto e gliene faceva di tutti i colori, nonno Antonio impazziva dalla gioia.
Finita l’ora delle visite, li salutava sempre sorridente, ma appena usciti piangeva a dirotto; “Signor Antonio non faccia così, domenica prossima vengono ancora a trovarla”, “ma andare a domenica ci sono 7 lunghissimi giorni, lo sai che un nonno senza i nipotini è come un’albero a cui vengono tagliate le radici? Giordano, quando sarai nonno comprenderai le mie parole>. Il Signor Antonio aveva proprio ragione, oggi comprendo pienamente e mi domando: a quanti nonni sono state tagliate le radici? Quanti si sono lasciati seccare privati dalla loro linfa vitale? Ogni giorno sentiamo il bollettino dei morti per Covid, ma in realtà quale indotto di morti ha provocato questa pandemia? Non è mia intenzione fare polemica, ma trovo ingiusto privare completamente dei loro affetti persone anziane già di per sé così fragili. Per non parlare dei malati di gravi patologie, dopo aver visto i propri cari solo tramite qualche videochiamata e morti in solitudine (peggio dei cani), spediti a casa già chiusi in una bara. Concludo con una breve preghiera che ho trovato nel comodino di nonna Elena tanti anni fa:
Signore,
Dammi la serenità di accettare le cose
che non posso cambiare;
Dammi il coraggio di cambiare
le cose che posso;
Dammi la chiarezza di distinguere
le une dalle altre.
Giordano