Una sera che è tardi sono a casa degli zii. Quelli ricchi. Quelli strani. Quelli che con tanta fatica, tanto impegno e anche un pizzico di fortuna hanno costruito tanto. E anche guadagnato tanto. Ricchi, bhé. Molto benestanti, insomma. Una casa in centro città grande tre volte la mia.
Vacanze in posti esotici. Un po’ di invidia ci può anche stare.
E strani. Perché ai miei occhi le famiglie allargate, sia pur comprensibili o belle, sono sempre risultate distanti dal mio modo di essere. Insomma.
Un albero genealogico da capogiro tenuto insieme da una serenità e un amore tra tutti i componenti che mi sbalordisce.
Ma sto divagando.
Questa sera siamo a cena da questi zii insieme ai miei genitori e anche a tutti gli altri. Zii, zie, cugini. Forse qualche nonno. Io ero piccolo ma non troppo.
Tra tutti i cinque cugini giocavamo fino ad essere esausti in quella casa che sembrava un castello, con ampie stanze piene di oggetti dalle mille provenienze. Buddha immobili di ottone brunito, drappeggi damascati.
Cerano letti enormi e bagni con i gradini, che portavano alla vasca da bagno in centro alla stanza. Poi un lungo corridoio di servizio, dove si annidavano i fantasmi della nostra fantasia.
Ad un certo punto è l’ora di andare a dormire. È deciso che io vada dalla zia Lucia, insieme al cugino Luca.
Ci aspettano un paio di giorni di film, giochi al computer, battaglie e finzioni. Sono al settimo cielo!
Claudio, quello ricco e strano, si offre di accompagnarci. Non è molta strada di notte e non mi è del tutto chiaro dove siano ubicate le varie case nella cartina della città. Comunque saliamo in macchina. Io, Luca, Claudio e Lucia. Gli zii chiacchierano. Noi bambini dietro stiamo già giocando. La macchina è per noi un’astronave di Guerre Stellari.
Una pausa di silenzio tra giochi e chiacchiere e dalle casse dell’autoradio sgorgano le note di una canzone di Battisti.
Zitti! Zitti! dice Claudio.
Questa è stupenda! Battisti era la sua passione.
La musica ancora moderna nonostante tutto. Le parole poetiche. La voce quasi stonata. Forse Battisti lo avevo già sentito, ma non così.
Arriviamo a destinazione, ma la canzone non è ancora finita.
Allora Claudio riparte e gira intorno all’isolato una, due, tre volte. Tanto le strade a quest’ora sono deserte. E Milano è così bella di notte. E la musica dolce e sgraziata mescola tutto. E lo zio che canta.
Ed è così che ti ricordo. Che canti Battisti.
AGO