Natale è Natale, ci risiamo, le parole cadono una dietro l’altra, fanno incetta di stupefazione, di sguardi estasiati. Le parole arrampicano, s’alzano al cielo, l’illusione di un attimo, ridiscendono come rese. Le parole fanno corollario, circondario, confine, frontiera, stanno al palo, attendono il segnale.
Il tempo rifugio comodo e convenzionale, scarta di lato, rimanendo mai fermo al centro della strada. Il tempo è compagno leale della parola, della sostanza, della realtà di ogni giorno, il tempo accompagna, insegna, educa, soprattutto, non bara né trucca la consegna di ritorno che avverrà. Ogni anno è Natale, ogni dicembre è Natale, ogni bimbo che nasce è Natale, ogni povero e ogni ultimo è orma di Natale, perfino il ricco e il potente è traccia di Natale. La coscienza sbaragliata dagli eventi, incapace di reagire, subisce gli impatti, le scosse, i tradimenti, eppure a fare la differenza non c’è la festa, nè il cibo donato a piene mani, neppure le prevaricazioni, i soprusi e le offese, le ingiustizie e il potere contrattuale nascosto agli occhi dei richiedenti, dei bisognosi, di quegli innocenti che non hanno altro che la propria dignità da offrire a quel bambino che verrà. Ci risiamo, Natale non è mai simile al precedente, è come il prima, il durante e il dopo di ognuno, che appartiene per diritto e per dovere a ciascuno, che avverrà perché costituisce costitutivamente i ponti delle prossimità, per quanto infine gli occhi vedranno e il cuore sentirà, cogliendo il bene, là, dove la condivisione non potrà mai vestire gli abiti della sottomissione. Natale e’ l’Avvento, non c’è strada diversamente breve per conoscere, per comprendere, per intuire i percorsi ed i vicoli ciechi, per fare un passo avanti, un passo in mezzo, foss’anche un passo sghembo, affaticato, claudicante, un passo con lo sguardo in alto. Ci risiamo, le parole prendono il sopravvento, a grandi falcate raggiungono i posti riservati, in prima fila, in bella mostra da tanto onore, parole di benvenuto e di commiato, parole che destano attenzione, parole che senza preavviso reclinano il capo, s’addormentano. In questa storia di umiliazioni e di fughe all’indietro, di uomini in croce e popoli oppressi, di terre martoriate e acque avvelenate, Natale non arretra, ci costringe a non arretrare, il tempo d’Avvento non soccombe alle parole, trasforma il male ed i silenzi protratti, Natale è risveglio e coraggio di chi è ferito, Natale è speranza, non soltanto di preghiera di qualcuno, Natale è davvero perdono e giustizia alla vergogna e alla paura, perdono e giustizia affinché nessuno rimanga a guardare.
Vincenzo Andraous