Una storia sussurrata
a piccoli passi.
MARIA RACCONTA
Da piccola ho conosciuto un amico della mamma che si chiama “kiki”. Lui mi diverte molto il suo nome è corto essenziale ed è come un bambino, anche se è un adulto. Mi fa giocare e mi tratta come una bambina vera. Gli ho prestato i miei occhi e così gli permetto di vedere cartoni animati con me anche se non cambio mai la cassetta. Lo guardo quando ride a crepapelle senza mai stancarsi. Mi porta a fare delle passeggiate insegnandomi come camminare da sola. Dice che c’è una logica per camminare e che se non imparo rischio di farmi male. Lo faccio con fatica guardando in terra, lo posso fare perché in quel momento mi ha prestato i suoi occhi. Parla benissimo l’inglese anche se è nato in Cina in una colonia inglese, sua madre era russa e suo padre italiano ed io a adoro le lingue straniere. Mi racconta storie fantastiche ed io penso che sia un personaggio dei cartoni animati. Il tempo con lui passa velocemente. Ho capito che vuole che mi dimentichi del mio procione Sophia e dei miei viaggi silenziosi. A volte disegno con lui, fa disegni bellissimi come quelli dei bambini. Ha anche una gemella che è nata il giorno dopo della sua nascita, questa storia mi affascina e gliela faccio ripetere molte volte. Il tempo è passato, deve essere successo qualcosa, non ascolta ininterrottamente i discorsi che riguardano le mie passioni, non si diverte più come un bambino. È cresciuto ora è un adulto. Ci tengo a lui, è stato l’amico della mia infanzia ma non riesco a riconoscerlo e se viene a trovarci mi nascondo. Sento il suo saluto ma la voce ora è quella di un adulto. Chiedo sempre di lui alla mamma quando è un po’ che non viene a trovarci, spero che un giorno entri e la sua voce sia quella del bambino di sempre, allora sarò pronta a prestargli ancora gli occhi.