S’incontrano persone nel corso della vita, che risultano di fondamentale importanza nella formazione del nostro carattere e temperamento.
Individui in grado di farti riflettere a lungo sulla tua attuale esistenza e su come invece potresti comportarti per migliorare la tua vita e quella degli altri. Sicuramente una persona che ha influito moltissimo sul mio carattere è stata una ragazza conosciuta dopo il militare, aveva un viso di una bellezza e dolcezza rari ma un temperamento (che ho scoperto poi nel tempo) di una forza assolutamente fuori dal comune.
Anticonformista, seguiva i dettami del suo cuore senza preoccuparsi delle critiche dei “benpensanti”. Ricordo quando per il suo compleanno, gli regalai un braccialetto d’argento pensando di conquistare il suo affetto… e rimasi molto male quando mi disse che sarebbe stata molto più contenta se la cifra spesa per quell’oggetto l’avessi donata a qualche ente bisognoso. Essendo fortemente altruista era iscritta alla Pro Loco del suo paese, ma non solo, quando ce n’era bisogno andava a dare man forte anche ai paesi limitrofi.
Una sua amica di Casalromano (Mantova) gli aveva fatto sapere se poteva andare ad aiutarla a sistemare tavoli e panche per la Festa della birra in corso quei giorni, così quando andai da lei convinto di passare una domenica pomeriggio in totale relax magari in una gelateria, la mia bella amica dal viso d’Angelo mi disse: “Senti Giordano, ci sarebbe da sistemare qualche tavolo a Casalromano, si tratta di perdere un’ora al massimo, ci andiamo assieme ?”, ed io sorridendo gli risposi: “ma certamente “- in realtà pensavo: ma porcocane, possibile che questa qua ogni domenica mi trovi qualcosa da fare?
Arrivammo al paesello dell’alto mantovano nei pressi del Teatro Tenda, nel piazzale antistante o appena dentro il grande tendone (eravamo nel 1987 o 1988, è passato qualche anno), cominciammo a spostare e a sistemare tavoli, panche e sedie perché in serata alle ore 21.30 si sarebbero esibiti i famosi Nomadi (vi erano diversi manifesti che annunciavano l’evento) e a tal proposito la ragazza Casalromanese ci chiese se volevamo acquistare i biglietti per il concerto (ne aveva ancora a disposizione).
Naturalmente la mia amica, colta da irrefrenabile entusiasmo rispose: “siiiiii !” – ricordo che costavano 20.000 lire l’uno (pari a 10 euro odierni), una cifra assolutamente onesta. Stavamo ormai finendo di sistemare i tavoli ed io mi immaginavo di lì a poco con in mano un super boccale di birra (tra l’altro era una giornata piuttosto calda), quando arrivano 2 furgoni alquanto datati, fanno la retro vicino all’ingresso del Teatro Tenda e cominciano a scaricare strumenti musicali.
Domando alla mia amica: “ma quelli lì sarebbero i Nomadi ? Mi aspettavo arrivassero su un lussuoso pullman non con dei furgoni sgangherati” – e lei: “ma certo che sono i Nomadi, non riconosci Augusto Daolio ?” – effettivamente guardandolo bene era proprio lui, anche se rispetto ai filmati visti dalla TV, era più robusto, barba e capelli decisamente più bianchi.
La mia carissima amica, che i cazzi suoi proprio non riusciva a farseli, mi da una gomitata: “domandagli se serve una mano a scaricare il furgone, forza, muoviti !” – e così in modo del tutto volontario e spontaneo, domandai: “per caso, serve una mano ?” – “bravo giovanotto, ci sono un paio di casse che hanno un certo peso, mettiamo alla prova i tuoi muscoli” – quand’ero giovane, avevo una muscolatura straordinaria, tant’è che mio nipote mi chiamava: zio Tarzan (e non sto scherzando); così presi la maniglia della voluminosa cassa audio da una parte e lui (Augusto) dall’altra, (in realtà credevo pesasse molto di più), e l’abbiamo trasportata sul palco.
La cosa che mi ha molto colpito, è il fatto che Augusto mi abbia fatto mille domande: cosa fai nella vita? Ti senti libero? Sei contento?
Quando gli ho detto che ero un contadino allevatore di vacche da latte, lui m’ha risposto: “ma tu lo sai che fai il mestiere più bello del mondo? Sempre a contatto con la natura; ti immagini se fosti rinchiuso tra le quattro mura di una fabbrica?” È stato un breve dialogo che non scorderò mai, traspariva da quell’uomo un grande amore per gli altri, per la natura, per la vita in generale; la sua coinvolgente familiarità nell’esprimersi, te lo faceva sentire amico da sempre anche se lo avevi appena conosciuto.
Quando alla sera siamo tornati per assistere al concerto, abbiamo trovato una bellissima sorpresa: l’amica della mia amica (la Casalromanese per intenderci) come forma di ringraziamento per averla aiutata a sistemare le sedie al Teatro Tenda e i tavoli alla Festa della birra, ci aveva riservato dei posti in prima fila, ad un metro dal palco.
Naturalmente la mia compagna d’avventura rimarcò dicendo: “hai visto che quando aiuti il prossimo, il bene ti torna sempre indietro ?” – rimasi zitto, era evidente che avesse ragione.
Il concerto dei Nomadi fu un qualcosa che mi porterò dentro finché campo. Dopo la seconda canzone, mentre Augusto andava a destra e sinistra per il palco, si è fermato davanti a me, e indicandomi ha detto: “voglio ringraziare questo ragazzo, un fiero contadino che ama nostra Madre Terra” – la mia amica è saltata in piedi ed ha cominciato ad urlare come una indemoniata, la mia faccia aveva cambiato mille colori, ero imbarazzato ma allo stesso tempo orgoglioso; ho provato un’emozione indescrivibile. Augusto Daolio aveva il carisma e la capacità di coinvolgere tutto il pubblico, riusciva a spargere nell’aria invisibili particelle di fratellanza, mi è rimasta impressa una sua frase: chi non canta con me, non è figlio di Maria !
Mentre camminava lungo il bordo del palco, molte persone si avvicinavano per porgergli dei biglietti, dopo ogni canzone leggeva ad alta voce un foglietto e scambiava qualche parola, dal microfono, con chi gli aveva scritto, instaurava un dialogo rendendo partecipe chi assisteva al concerto. Quello straordinario spettacolo durò circa 3 ore, Augusto era letteralmente distrutto, ma la sua voce anche quando ha intonato l’ultima canzone, era potente e penetrante come se avesse appena iniziato; vi era una bottiglia di acqua minerale sul palco, vicino ad un altoparlante che però Augusto non ha mai aperto, io non so come sia stato umanamente possibile che un’artista abbia cantato decine di canzoni spendendo tutto sé stesso senza mai bere un sorso d’acqua.
Quando ho riportato a casa la mia amica, ero molto taciturno tant’è che lei mi ha chiesto se il concerto mi era piaciuto ed io gli ho risposto: “Ti devo ringraziare, è merito tuo se stasera ho assistito ad uno spettacolo che non scorderò mai più, stavo riflettendo sul profondo senso delle canzoni, qualcuna la conoscevo, ma ascoltarle dal vivo con quella voce così vibrante e particolare mi ha fatto un certo effetto, sembra d’averle assorbite nell’anima”
Lei mi regalò un sorriso talmente radioso che illuminò l’abitacolo come la luna in cielo.
Più volte ho ribadito che in vita mia sono stato molto fortunato, aver avuto la possibilità di scambiare qualche parola con Augusto Daolio (merito della mia cara amica che non ringrazierò mai abbastanza) è stato un privilegio, mi ha dato modo di conoscere un persona fuori dagli schemi, un uomo libero che non aveva paura di andare controcorrente, sapeva trasmettere gioia e pace, il suo sorriso ti abbracciava, lo sentivi subito amico. Se né andato troppo presto, a soli quarantacinque anni, d’altronde, come poteva vivere a lungo una persona che durante i concerti dava tutto sé stesso (e anche di più), ma per la miseria, non ha sprecato un solo minuto del tempo che Dio gli ha concesso di stare su questa terra.
P.S. – Augusto, quando ti ho detto che ero orgoglioso del mio lavoro e che il contadino ha scarponi grossi e cervello fino, la tua risposta: “l’importante è farli risuolare prima che entri l’acqua” – io non l’ho ancora capita, che cacchio vuol dire?
Giordano