L’invisibilità è il potere che i microrganismi hanno e sfruttano per sfuggire alle difese dell’ospite. Viviamo nell’eterna “era dei batteri”: nell’oceano, i microbi rappresentano un numero strabiliante, equivalente al peso di circa 240 miliardi di elefanti africani e nel nostro corpo ci sono più cellule batteriche estranee che cellule umane.
Il colon potrebbe essere considerato un universo di batteri ad alta densità: Escherichia coli, in una sola notte, arriva a 10 miliardi di cellule. In ogni centimetro di noi vi è quindi uno zoo invisibile. Pensate che a fronte di 30000 miliardi di cellule umane, noi possediamo 100000 miliardi di cellule di batteri e miceti!
Dal “censimento” di geni è emerso infatti che i microrganismi possiedono circa 2 milioni di geni mentre l’uomo ne ha 23000; praticamente l’1% dei nostri geni è umano, mentre il 99% è batterico.
Si parla pertanto di numeri astronomici, che hanno paragonato l’intestino ad un secondo cervello in grado di controllare molti aspetti della nostra vita. L’alitosi mattutina è spiegata dal fatto che, durante il sonno, respirando dal naso, c’è un minore ricambio di aria e quindi una maggiore concentrazione di popolazioni anaerobie, mentre alcuni studi hanno dimostrato l’associazione tra il parto cesareo e certe caratteristiche del futuro del bambino rispetto a chi nasce con un parto naturale. Di certo non ci sono soltanto microrganismi patogeni, ossia dannosi per noi; è infatti una saga di guerre senza fine, ma anche un’enorme collaborazione.
Esistono dei veri e propri alleati della nostra salute che vengono “assassinati” innocentemente dagli antibiotici ed è quindi importante reintegrarli con appositi probiotici. Forse non tutti sanno che perdere il microbiota sarebbe grave quanto perdere il fegato o un rene.
Ma come agiscono gli antibiotici? Esistono tante categorie, a seconda del meccanismo d’azione, dell’origine e degli effetti. Alcuni antibiotici ostacolano la produzione di proteine vitali per le cellule batteriche stesse, altri ancora interferiscono con il loro meccanismo di riproduzione, rallentandone così la crescita, mentre i beta-lattamici, come la penicillina, fanno in modo che la parete cellulare di batteri, essenziale per la loro vita, possa essere danneggiata, motivo per cui si verifica una sorta di “suicidio”. La penicillina era così preziosa negli anni della scoperta che le urine della prima paziente alla quale fu somministrata vennero conservate per riestrarne il farmaco!
Ci si confonde spesso e si pretende magari di assumere un antibiotico per curare i virus, che invece, non avendo pareti cellulari e potendo vivere solo in una cellula ospite, sono diversi dai batteri, anche se, come purtroppo abbiamo assistito con il SARS-CoV-2, risultano ugualmente pericolosissimi per la nostra salute.
Con gli antibiotici è tutto molto complicato: le dosi, i cicli di terapia, la tipologia e l’abuso, che porta alla tristemente nota resistenza agli antibiotici, fenomeno che alimenta le malattie della nostra epoca in quanto non si è più sensibili all’azione di tali farmaci.
Un esempio di batterio diventato resistente ad una classe di antibiotici è rappresentato dall’MRSA e, come lui, sono molti i vincitori di questa battaglia che porteranno, secondo le ultime stime, a più morti del cancro nei prossimi anni, anche a causa dell’utilizzo smisurato di antibiotici in alcuni allevamenti intensivi.
Ovviamente ci sono possibili effetti indesiderati legati agli antibiotici, ma la gran parte delle infezioni è stata risolta nel corso dei secoli proprio grazie ad essi. Con le dovute precauzioni e con un occhio fiducioso, muoviamoci verso le nuove scoperte della frontiera delle biotecnologie, che hanno portato anche alla possibilità di una batterioterapia (o bioprotica), una tecnica che consiste nell’utilizzare batteri “buoni” per contrastare batteri “cattivi” dannosi per la nostra salute. Per esempio, il trapianto fecale è stato utilizzato per contrastare la colite da Clostridium difficile e si è dimostrato efficace!
La batterioterapia può essere applicata in vari campi: per trattare infezioni delle alte vie respiratorie (come faringotonsilliti e otiti) o addirittura per prevenire la carie nei soggetti più predisposti. I batteri utilizzati si oppongono alla crescita dello Streptococcus mutans (il responsabile della carie), creando anche un ambiente che sfavorisce l’insorgenza del tartaro e delle gengiviti.
Il problema della carie nei bambini è un problema concreto, poiché fin da subito sono soggetti a un consumo importante di zuccheri.
Inoltre, sono in corso studi per aiutare a prevenire dermatiti, coliche infantili e alcune patologie del tratto gastrointestinale e genito-urinario.
Questa scoperta è promettente, ma non è tutto oro ciò che luccica: introducendo nel nostro corpo un microrganismo, questo prolifera, dando origine a miliardi di suoi simili e, se dovesse generare un mutante, si potrebbe trasmettere la resistenza agli antibiotici anche agli altri batteri. Infine, l’utilizzo in pazienti immunodepressi potrebbe dare luogo a setticemie.
In futuro, comunque, ci si aspetta di sostituire l’utilizzo degli antibiotici con questa nuova terapia, in modo tale da trarne vantaggio anche in termini di antibiotico-resistenza.
Al di là di ogni parere, è giunto il momento di sensibilizzare il più possibile affinché si adotti un atteggiamento consapevole verso una “scienza cosciente”, perché il futuro ci appartiene ed è frutto delle nostre scelte!
Fonti principali:
Blaser, M.J. Missing microbes; Microbiologia Italia
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A cura delle Dott.sse:
Bolognini Silvia, Ticozzi Chiara
Illustrazioni
Dott.ssa Schillaci Nadia Francesca Jana