La primavera è alle porte, già i viali iniziano a colorarsi di rosa, di cremisi,di lilla, di giallo limone, di paglierino e la luce avvolge ogni cosa con calore e passione, con materna protezione.
I contadini lavorano alacremente nei campi, la terra ancora bruna e vergine si lascia coccolare per accogliere con fremente attesa il seme,il germoglio e poi il frutto.
Le stagioni si alternano le une alle altre, lente ed inesorabili, il gelo e la pioggia cedono il passo ad un venticello frizzante pregno di odori e di profumi. E’ sorprendente come madre natura pur privandoti della capacità di vedere con gli occhi, di cogliere le molteplici sfumature del creato che vanno delineandosi all’orizzonte, nell’incresparsi di un’onda contro gli aguzzi scogli riesca a ricolmarti a piene mani della capacità di sentire attraverso il tatto e l’olfatto, a percepire la variazione della luce o, il lento morire del giorno che s’avvicina al nulla, mentre la luna, intrepida attende di salire alta nel cielo. Assistere allo schiudersi dei bocci in fiore; controllare il chicco che a mano a mano prende forma e vigore; ammirare le volute infinite del firmamento; sognare l’infinito che reca seco speranze e dolori.
Ascoltare il gorgoglio dell’acqua, immergervi la mano, socchiudere le palpebre sentendo la vita che guizza insinuandosi tra i bianchi rotondi sassi. Carezzare con leggero tocco la corposa corolla di un anemone; poggiare il viso lasciandosi rasentare dalla delicatezza di una rosa, dei lillà, delle viole, delle margherite, dei giacinti.
Alzare lo sguardo al cielo e seguire, mentalmente, la scia luminosa di Andromeda, di Aries, di Libra, Pavo, Cassiopea, Indus, Virgo e Velo mentre nell’animo si accende il desio e la voglia di stendere le braccia filiformi per poterle accogliere tutte in un amplesso spasmodico. E’ stato bello, emozionate, ricco e dovizioso leggere le splendide testimonianze di Silvia Peroni, ipovedente, la cui anima sensibile e delicata è in grado di giungere oltre quei confini che delimitano l’apparire dall’essere, le sembianze dall’essenza, la bellezza dal fatuo.
Era una serata fredda e pungente, mentre m’incamminavo verso casa, al ritorno dal vespro serale, ancora con la testa immersa da domande e quesiti, mi sentii chiamare da una voce delicata, femminile la quale mi invitò ad accettare in dono tre volumi scritti da una sua nipote, ipovedente. Tra lo sbalordito e lo stupido accettai con gioia certa di scorgere fra le righe l’amaro in bocca per la propria condizione svantaggiata invece… quale maraviglia, stupore e gioia!
Ho ammirato una donna forte ed audace, con tanta voglia di narrare e di raccontare per sognare e far sognare, per aprire varchi e sprazzi di luce nel buio assorbente della vita, il cui baratro ci conduce, spesso, inevitabilmente verso il nulla, verso la dimenticanza. Le prove e le avversità che l’esistenza ci riserva, ci mettono di fronte a difficoltà grandi e difficili ma è proprio da queste che dobbiamo trarre forza e coraggio, valore e vigore per rinascere a nuova vita con animo e mente rinnovati; con l’impalpabile desiderio e bisogno di carpire, suggendo l’ultima stilla di rugiada; per sentire il tepore del primiero raggio di sole che riscalda ed illumina il giorno che s’ apre.
Dove la vita non trova parole, rimane a mezz’aria sospesa, il volteggiare di abiti di tulle, di muliebri figure che danzano allegramente, in circolo, a ridare vigore alle membra appesantite dal viaggio; ad allontanare i pensieri tristi e bui; a prendere coscienza della propria anima che soave si libra nella volta celeste puntata di stelle luminose, il cui pulviscolo stregato si riversa, in zampilli e getti sui capi reclini, in commossa attesa, con dolorosa dolcezza.
Mi ritornano alla mente alcuni versi del poeta dell’impossibile, Antonio Nogheira Fernando Pessoa:
“ Tutti i mari, tutti gli stretti, tutte le baie, tutti i golfi, vorrei stringerli al petto,
sentirli bene e morire!”
Milena, la mamma di Vittoria e Celeste