…”Eravamo quattro amici al bar…” arrivavamo da una finestra che dà sul parco le note della canzone colorando così, con una pennellata di allegria, una giornata piuttosto grigia di questo autunno che fino a qualche giorno fa sembrava avesse disseppellito la primavera. Stavo dunque andando al parco anche per scambiare quattro chiacchiere con i soliti amici alla ricerca di quei dialoghi e di quella vita di relazione molto importanti per non dover accorciare troppo il passo, come vuole la natura per illuderti che la strada è ancora lunga. Perché da qualche tempo sento gravare su di me, con il passare veloce degli anni in questa mia età crepuscolare, quel peso della malinconia e della solitudine sotto il quale non è di rado che, specialmente le persone anziane, si trovano a disagio. Stamattina sono arrivato in anticipo e faccio il giro più lungo del parco. Da alcuni giorni vedo sulla stessa panchina la stessa persona sempre con quell’aria triste, sguardo smarrito, come di chi è stato perseguitato dalla vita. Un uomo non più giovane, lineamenti tipici degli abitanti della Cordigliera delle Ande. Quel sistema montuoso di 7500 chilometri che percorre in tutta la sua lunghezza la parte occidentale del Sud America: dal Venezuela fino allo stretto di Magellano vicino alla Terra del Fuoco con montagne molto alte come l’Aconcagua di 6950 metri. E fin qui ci sono arrivato io, per il resto, siccome sono curioso, ho deciso di chiederlo a lui… che ho trovato molto disponibile al dialogo col suo “italiano” un po’ così, mescolato al più che simpatico “spagnolo”. Si chiama Pablo Bolivar, peruviano di Lima, sessantacinque anni, separato da quindici. Dice che non ha più pensato a risposarsi non sentendosi il coraggio di condannarsi di nuovo ai doveri coniugali sempre uguali, alla malinconia, alla vita in comune di due persone che, sempre insieme, si conoscono a tal punto da non avere un pensiero, un desiderio non previsto dall’altro. A lui piace vivere con una donna fin quando la conosce poco, fin quando in lei rimane un po’ di mistero. Sentiva sia il bisogno di avere una famiglia nella quale trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Così ancora una volta gli tornò prepotente il desiderio di rivedere la figlia Luana che da qualche tempo vive a Bergamo e fa la badante presso una famiglia bene del quartiere Finardi. Ed eccola qua. Viene in Italia quando qui è estate ed in Perù quando è inverno. Dice che invecchiare non è hermoso, non è bello. Quando viene la sera la solitudine ti prende, l’oscurità ti rattrista. Quand’era sui cinquanta, appena separato dalla moglie, ha provato ad andare a bailar in un locale pieno di luci e musica e: “quieres bailar con migo esta cucaracha senorita?” – “No senor! Prefiero un tango con un joven caliente!”. Ha provato anche ad uscire a cena con una coetanea. Che brutta figura ordinare al ristorante: frutta cotta, acqua naturale, passato di verdura, camomilla. Pesante poi invitare a casa una senorita un po’ stagionata! Quella arriva con una coperta elettrica a due piazze: Plaza de Majo e Plaza Pizarro! Le giornate si accorciano e la tivù ti allunga la noia. E’ in arrivo il freddo, le tue mani cercano altre mani, un sorriso, una carezza, un bacio sulla fronte, una pacca sulla spalla, una caramella ma attento a non masticarla perché c’è pericolo che ti parta quel dente malandato. “Ma non disperiamo. C’è in noi la esperancia che cancella la solitudine, gli anni e i malanni. Coraggio dunque. Oggi è un altro giorno da vivere. Del resto anche per morire ci vuole tanto coraggio. Lo stesso che alla nostra età ci vuole per vivere. E impariamo a vivere in solitudine e andare avanti comunque senza fermarsi, perché si nasce soli e si muore soli. Ricordiamoci che anche la vita grama non è forever e nessuno è sempre felice e contento, anche coloro che si adeguano al “quando il mondo non mi vuol più mi rivolgo al buon Gesù!”. ( Io aggiungo che non concordo su tutto ciò che dice Pablo perché ho avuto anch’io qualche sgambetto dalla vita e ho dovuto reagire con un po’ di coraggio. Ma mi considero fortunato, almeno fino ad oggi grazie anche agli incontri con tante squisite persone, e non sono stato afflitto da gravi traversie che rendono veramente grande la fatica di vivere). E chi lo ferma più Pablo. Dice che la figlia è bienvenida ed ora anche lui, si trova mucio bueno qui come tante altre giovani donne peruviane che sostengono: “avessimo noi in Perù alla domenica quello che avete di troppo voi italiani nei giorni feriali”. Cerco di riassumere i passaggi più curiosi e importanti di questi dialoghi, diluiti in alcuni giorni, con questo simpatico amico peruviano che, sollecitato da me, così racconta i suoi anni in Perù: “L’ordinarietà della vita quotidiana, fatta di sacrifici, si fonde nel ricordo degli anni passati , dell’amore al tempo della giovinezza. Io ho avuto un matrimonio felice fino al giorno in cui non c’era più nulla da scoprire, in special modo perché l’unione stava andando per le lunghe, siamo arrivati ad un punto ove si ha la netta sensazione di non avere più nulla da scoprire dell’altra persona. Almeno è così per quanto riguarda le cose belle, eccitanti, quelle follemente sperate alla vigilia, quelle che più seducono. Si finisce poi con lo scoprire lati poco simpatici del compagno, o della compagna, e quelli sì che sono nuovi. Nelle avventure amorose la scoperta c’è e dall’inizio pare essere una bellissima sorpresa. Ma anche lì con la compagna d’avventura, o amante che sia, si arriva prima o poi, anzi più prima che poi, a quello che appare scontato come nel matrimonio. Nel mio, ad esempio, ero innamorato “còcio” e luna di miele lunga quasi quindici anni. Poi è finito tutto in tribunale. Ho provato anche a porre la questione in modo diverso e cioè: una volta che due sposi, o conviventi o amanti che siano, sanno tutto l’uno dell’altra, è ancora possibile tenere in vita un’unione felice trasformando l’amore in amicizia o in un sentimento diverso ma non meno importante? Voglio colorare di positività quel periodo ruggente della vita che è fatto solo di sogni e d’esperancia. Non avevo ancora vent’anni ed andavo a bailar el tango che me piaceva mucio e reguerdo esta cancion que m’encantava: Si ha tu vent’ana ilega paloma tratala con carigno ques mi persona quentala tus amor bièn de mi vida coronala de flores quies cosa mia. Hai chinita que si. Hai que dames tu amore Hai que ventes con migo chinita ad onde vivor yo… “Ma il sogno fa circolare veloce il sangue nelle vene ed è quello che ci vuole per sedurre i sensi e il cuore di una donna. Ma c’è subito chi ti chiede: “Quanti dei tuoi sogni hai realizzato nella vita?”. Credi a me, Giuseppe, decide il destino. E così pensando ti viene voglia di sederti sulla riva del Rio delle Amazzoni dicendoti che la felicità è sull’altra sponda. Perché inseguire il sogno è inseguire la felicità che è dispettosa: si fa vedere per pochi attimi e tu devi essere veloce ad acchiapparla”. E per oggi basta così. Un caro saluto a Luana. Arrivederci a domani Pablo! Hasta luego magnana, Giuseppe. Giuseppe Paganessi