“Fin da piccola aveva una carità gioiosa e straripante, manifestata nei fatti e non nelle parole. Chiara durante le elementari dava la sua merendina a una compagna che ne era priva. Quando la mamma lo seppe gliene dava due. Ma Chiara continuò a darle ai bambini poveri, perché in essi vedeva Gesù”. Il 17 febbraio 1989 comincia il calvario di Chiara. La diagnosi è terribile: sarcoma osseo con metastasi. Ma la giovane non si arrende. Di fronte alla malattia che le impedisce di praticare lo sport, tanto amato, dice: “Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali”. E nonostante i dolori, rifiuta la morfina perché vuole rimanere lucida ed offrire tutto a Gesù. La sua stanza, prima in ospedale e poi a casa, diventa luogo di incontro e di apostolato: in tanti vanno a visitarla per portarle affetto e consolazione, ma in realtà sono loro a ricevere conforto ed incoraggiamento. Era una ragazza che difendeva con coraggio la propria identità cristiana. La vita di Chiara è di una straordinaria attualità soprattutto per i giovani, ai quali insegna a non rifugiarsi nel rispetto umano, ma a testimoniare con fermezza la propria fede e il proprio amore al Papa”. Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con Gesù, ‘lo Sposo’: sceglie un abito bianco, suggerisce canti e lettura per le esequie, vuole che il suo ultimo rito sia una festa. Muore all’alba del 7 ottobre del 1990. Le sue ultime parole sono per la mamma: “Sii felice, perché io lo sono. Ed il suo ultimo gesto è un atto di carità: L’ultimo suo dono furono le cornee, unici organi ancora trapiantabili, perché non intaccati dalla malattia. Furono espiantate e due giovani oggi vedono grazie a lei. Chiara diceva: ‘Ora non ho più niente di sano, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare’”. “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena spenderla bene”. E’ da queste parole pronunciate da Chiara “Luce” Badano negli ultimi giorni della sua esistenza terrena da cui dobbiamo ripartire sia che siamo cristiani sia che non lo siamo. Troppo spesso i giovani e non solo vivono come se non dovessero mai morire sprecando il loro tempo e a volte la loro vite in stupide azioni incoscienti. Ma alla base di tutto c’è sempre l’amore per il prossimo, per i nostri famigliari, per i nostri nonni, genitori e figli che non deve avvenire solo in alcuni giorni dell’anno ma in ogni istante…