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LA DIVINA ELEONORA DUSE

2° appuntamento letterario al Centro Casa Bianca a Montichiari, iniziato con i ringraziamenti dell’Assessore Rossana Gardoni al coordinatore Enrico Rossi e ai relatori Marzia Borzi e Federico Migliorati, che hanno omaggiato la grande Eleonora Duse, considerata la più grande attrice teatrale della sua epoca, a 100 anni dalla morte.
Nasce il 3 ottobre 1858 a Vigevano, per caso, perché la sua era una famiglia di attori che si trovavano lì per lavoro e muore di tubercolosi il 21 aprile 1924 a Pittsburgh.
La madre, vicentina, era la 21°figlia di una famiglia poverissima, il padre era figlio di attori da generazioni e vissero sempre anche loro in povertà. Eleonora avrà dunque un’infanzia nomade e infelice, senza amicizie e riferimenti fissi e questa malinconia la caratterizzerà per sempre.

Per un periodo la madre la lascia a una famiglia che al termine dell’affido le regala una bambola, ma lei la restituisce perché almeno la bambola abbia una casa fissa e sia più felice di lei.
A 3 anni interpreta Cosetta, nei Miserabili. Particolare molto triste: per riuscire a farla piangere, come vuole il copione, il padre la prende a cinghiate. A 12 anni incanta Verona interpretando Giulietta. L’anno seguente muore sua mamma di polmonite e glielo comunicano mentre è sul palcoscenico, che abbandonerà per un po’ per il grande dolore e saranno per lei anni durissimi.

La sua compagnia si scioglie e lei fa fatica a trovarne un’altra, fino quando a Napoli si ammala Giacinta Pezzana, la 1° donna della Compagnia Cesare Rossi, e lei la sostituisce, diventando poi sua amica e amica della scrittrice Matilde Serao. La Duse a 20 anni è molto bella, ma non colta e la Pezzana la protegge da critiche pesanti, anche quando rimane incinta di M. Cafiero e lui non si prende le sue responsabilità.

Partorirà a Pisa, di nascosto, un bimbo sopravvissuto solo poche ore. Riceve anche avance dal direttore del Teatro di Napoli e l’attore capocomico Tebaldo Checchi, più vecchio di lei, la proteggerà e la sposerà nel 1881 a Firenze, quando lei è già incinta di 5 mesi ed è ancora vittima di pettegolezzi. Nasce la figlia Enrichetta che lei affiderà ad una famiglia di Torino per non farla soffrire come lei. Non si considera una buona madre, ma Enrichetta non avrà mai un buon rapporto neppure col padre.

Nel 1885 durante una tournée in Sudamerica la Duse si separa dal marito e tornata in Italia realizza il teatro come lei vuole: sul palco molto spontanea ed intensa, senza trucco, pensando solo all’interpretazione, molto anticonformista, portando in scena temi sull’emancipazione femminile. Pur essendo l’attrice teatrale più famosa in quegli anni, non era una diva, a differenza dell’attrice Sarah Bernhardt. La Duse avrà una breve relazione con F. Andò, poi con Arrigo Boito, amico di Verga, che metterà in scena per lei ruoli in base al suo carattere. Con lui, finito l’amore, continuerà un’amicizia epistolare.

Nel 1882 aveva già conosciuto D’Annunzio a Roma dove lui giornalista le aveva chiesto subito di andare a letto e lei, pur avendolo rifiutato, rimase colpita. Si rivedono 12 anni dopo, lui già famoso, sposato con 3 figli ma con un’amante per la quale aveva già abbandonato la moglie. Scatta la passione e un amore che durerà 10 anni, anche se lui nel frattempo la tradirà moltissime volte, ma del resto conoscendo D’Annunzio, era preparata alle sue infedeltà.

Vivono in Versilia il loro primo periodo d’amore, lui le scrive opere teatrali, ma Eleonora non ha il successo sperato, solo molte spese. A farli lasciare è il romanzo di D’Annunzio “Il fuoco”, ispirato alla loro relazione, che suscita vivaci critiche da parte dei suoi ammiratori. D’Annunzio dirà “nessuna mi ha mai amato come lei” e lei gli augurerà ”L’oblio nell’arte”.

Al Vittoriale è tuttora conservato un busto che la raffigura e per il quale lui aveva un vero culto, definendolo “testimone velata” perché mentre scriveva lo copriva con un velo, per non essere guardato da lei; sono anche conservate le lettere che lei gli aveva scritto. Quelle di D’Annunzio invece sono state distrutte dai 2 nipoti, un frate e una suora: si può immaginare quanto fossero osé…

Si rincontreranno poi a Milano: lei ha 5 anni più di lui e pur non essendo anziana è già di una bellezza sfiorita. Lei nel 1909 lascerà il teatro, ma nel 1916 reciterà nel film muto “Cenere”, legato al romanzo di Grazia Deledda. Si dice abbia avuto anche relazioni e convivenze con due donne (S. Aleramo e L. Poretti) e forse con un armatore fiorentino: una vita sentimentale davvero complessa e spregiudicata per l’epoca! Sarà anche la 1° donna italiana sulla copertina del nuovo giornale americano Time. Mussolini avrebbe voluto seppellirla nel cimitero monumentale a Roma, ma la sua volontà era di farsi portare ad Asolo, con la famiglia, con il corpo rivolto verso il Monte Grappa.

ORNELLA OLFI

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