Il santuario della Madonna dell’Angelo è una chiesa di Caorle dedicata alla Madonna e a San Michele arcangelo, che sorge in riva al Mare Adriatico, fondata intorno al IX secolo e ricostruita nella sua forma attuale nel 1751.
STORIA
La prima costruzione, antecedente all’attuale duomo risalente a circa il IX-X secolo era a pianta basilicale, a tre navate, di cui una costantemente minacciata dalla forza del mare e per questo oggetto di numerosi interventi di restauro. Dal XVII secolo in poi si registra che la chiesa constasse di sole due navate, separate da quattro pilastri e cinque archi. Questo primo edificio sacro era dedicato all’Arcangelo San Michele, riconosciuto come protettore della città, come si può leggere nelle lapidi affisse al santuario odierno e in numerosi documenti provenienti dalle visite pastorali dei vescovi. Il 29 agosto 1642 il senato della Repubblica di Venezia requisiva gran parte del territorio della laguna di Caorle, un tempo concesso in uso esclusivo ai caorlotti e lo divideva in venti «prese» di terreno da vendere a nobili veneziani, in modo da pagare gli ingenti costi dei lavori programmati per deviare il corso del fiume Piave verso il porto di Santa Margherita. Oltre a privare i cittadini di Caorle del loro principale sostentamento, vale a dire la pesca e la caccia nei territori della laguna, tale provvedimento causò l’isolamento totale dell’abitato, che rimaneva esposto alle intemperie del mare. Iniziarono quindi atti vandalici degli stessi caorlotti nei confronti delle famiglie nobili che acquistavano le prese messe in vendita.
La situazione degenerò all’inizio verso la fine degli anni 20 del 1700; il 31 dicembre 1727 una violenta mareggiata, sospinta da forte vento di scirocco, ruppe i deboli argini ormai lasciati in totale abbandono, e l’acqua invase tutto l’abitato. Tuttavia, come attestano numerose testimonianze scritte dell’epoca (riportate da Gusso e Gandolfo), la diroccata chiesa dell’Angelo, che custodiva la statua della Vergine, rimase completamente all’asciutto, sebbene l’entrata non fosse nemmeno chiusa da una porta. L’evento miracoloso è riportato ancora oggi in due lapidi apposte ai lati del portone d’ingresso del Santuario, le quali recitano:
«NELLA SPAVENTOSA INNONDAZIONE MARINA DEL 31-XII-1727 L’ACQUA ERA SALITA FINO A QUESTA CROCETTA SENZA CHE UNA SOLA GOCCIA PENETRASSE NEL SANTUARIO»
L’evento terribile, sebbene miracoloso, spinse ancora una volta i consigli cittadini a perorare la propria causa presso il senato veneziano, sostenuti dal vescovo dell’epoca, Francesco Trevisan Suarez, che riunì tutti i caorlotti ai piedi della Madonna dell’Angelo affinché facessero voto solenne che, se questa ennesima richiesta fosse stata accolta, la chiesa sarebbe stata ricostruita. Contrariamente ai precedenti tentativi, il senato accolse le richieste dei caorlotti: oltre a concedere nuovamente l’utilizzo della XVI presa (a cui sostanzialmente corrisponde il territorio dell’attuale laguna di Caorle), si impegnò per rafforzare gli argini cittadini.
Per sciogliere il voto il vescovo Suarez dispose l’abbattimento dell’antico tempio e la costruzione di un nuovo edificio sacro, ad una sola navata in luogo delle tre (ridotte a due) precedenti, la cui struttura coincide con quella visibile ad oggi.
Il nuovo santuario fu consacrato l’8 agosto 1751 e fu dedicato all’arcangelo San Michele e alla Beata Vergine dell’Angelo, come recita l’iscrizione ancora oggi apposta sopra il portone d’ingresso: (A Dio Ottimo Massimo, alla beatissima Vergine Maria, e a San Michele Arcangelo patrono di questa città, questo tempio distrutto dalla vetustà, con il presidio del vescovo Francesco e le elemosine dei fedeli eretto nuovamente dalle fondamenta nell’anno 1752)
La statua della Vergine fu posta nella stessa nicchia precedentemente usata nella chiesa antica, con sopra la statua dell’angelo sempre proveniente dal vecchio edificio; il coro venne separato dal resto della navata da una balaustra in marmo. Sulla parete destra venne posto l’altare di San Francesco proveniente dall’antica basilica, mentre sulla parete sinistra venne eretto un altare dedicato a San Giuseppe, sormontato da una pala nella quale era raffigurata la scena della morte del santo.
Dopo aver dedicato tutta la sua vita alla sua diocesi e ai suoi fedeli, il vescovo Suarez, unico tra i vescovi di Caorle ad aver trascorso l’intero suo ministero dimorando nella città, morì, trovandosi accidentalmente a Venezia, nel 1769, ma volle farsi seppellire nel Santuario che aveva rinnovato e a cui aveva donato diverse opere (come una pala raffigurante la Sacra Famiglia, oggi perduta). Ai piedi del coro, fuori della balaustra, è posto interrato il sepolcro del vescovo Suarez, dove si legge la seguente iscrizione:
(Cristo Alfa ed Omega. Spoglie di Francesco dei marchesi Trevisan Suarez, vescovo di Caorle, morto 8 giorni alle calende di febbraio 1769)
L’intervento di ricostruzione operato dal vescovo Suarez non pose tuttavia fine ai danneggiamenti dell’edificio specialmente ad opera del vicino mare Adriatico. Di almeno un ulteriore intervento il santuario fu protagonista nel XIX secolo, sotto l’egida del patriarca Giuseppe Luigi Trevisanato e testimonianza di ciò è la lapide che si trova oggi affissa sul fronte della facciata a vela del Santaurio, e che recita: (Riparato con l’elemosina degli abitanti e dei pii fedeli, dedicato di nuovo ai sacri otto giorni alle idi di settembre 1867). Tuttavia l’ultimo e imponente intervento di restauro, che ha reso all’edificio la forma odierna fu eseguito nel 1948, in seguito a un voto solenne emesso il 2 gennaio 1944 dal parroco monsignor Felice Marchesan e dalla comunità tutta. Verso la fine della Seconda Guerra mondiale, infatti, dopo l’armistizio dell’8 settembre, il comando tedesco di stanza a Venezia aveva stabilito che la costa adriatica nei pressi di Caorle venisse allagata, per motivi strategici, per una profondità nell’entroterra di 15 chilometri. Nonostante le suppliche del parroco, che insieme al sacerdote veneziano Alessandro Maria Gottardi si era recato personalmente a Venezia per scongiurare il pericolo, il comando, irremovibile, rispose che il trasferimento degli abitanti di Caorle nei pressi della città di Vicenza era già stato organizzato. Memori dunque dell’antico voto che aveva salvato la città nel XVIII secolo, i cittadini si riunrono ai piedi del simulacro il 2 gennaio 1944, invocando l’aiuto dalla Santa Vergine e assicurando che, qualora ascoltati, essi si sarebbero impegnati a restaurare l’edificio. L’eco di quel solenne pronunciamento rivive oggi nella lapide affissa a sinistra del portone d’ingresso. Pochi giorni dopo l’arciprete recava da Venezia la lieta notizia della revoca dell’ordine precedentemente stabilito.
Per sciogliere il voto il santuario fu ristrutturato tre anni più tardi, nel 1948. A memoria di quell’evento, ancora si può leggere la lapide affissa a destra del portone d’ingresso:
«QUESTO TEMPIO VENERANDO DAL QUALE L’AUGUSTA REGINA DELL’ANGELO HA PROFUSO IN TANTI SECOLI TESORI DI GRAZIE E DI FAVORI SU QUANTI ACCORSERO PIAMENTE AD INVOCARLA LOGORATO DAL TEMPO E DAI FLUTTI DEL MARE PER VOTO UNANIME DI POPOLO RICONOSCENTE PER LA MATERNA PROTEZIONE E INCOLUMITÀ ACCORDATE DURANTE LE TRAGICHE ORE DI GUERRA DEL 1940-1945
VENNE INTEGRALMENTE RESTAURATO E ABBELLITO CON RIVESTIMENTO MARMOREO E NOBILE ORNATO. L’ANNO 1948 SECONDO LA SOLENNE PROMESSA FATTA DA OLTRE DIECIMILA FEDELI PRESENTI MPLORANTI SALVEZZA
NELLA MEMORANDA GIORNATA DEL 2 GENNAIO 1944 ESSENDO SOMMO PONTEFICE PIO XII
PATRIARCA ADEODATO CARD. PIAZZA»
Appena giunti a Caorle, ciò che colpisce è l’opera artistica realizzata da Lorenzo Quinn, tra i principali esponenti contemporanei della scultura figurativa, noto in tutto il mondo soprattutto per le sue sculture monumentali a forma di mano. Raffigura una mano con un pennello colorato. Osservandolo da varie posizioni cambia la prospettiva. È come se dipingesse il campanile. Oppure lo trafiggesse.
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