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VIA ELEONORA DUSE

Molto spesso siamo alla ricerca di una via di un città lontana e capita pure di cercarne qualcuna del nostro stesso paese che non abbiamo mai sentito! il più delle volte le vie riportano nomi che intendono onorare la memoria di persone scomparse come scrittori, poeti, attori, musicisti, artisti… Ma noi in realtù li conosciamo?

Eleonora Giulia Amalia Duse (Vigevano, 3 ottobre 1858 – Pittsburgh, 21 aprile 1924) è stata un’attrice teatrale italiana. Soprannominata la divina, è considerata la più grande attrice teatrale della sua epoca e una delle più grandi di tutti i tempi, simbolo indiscusso del teatro moderno, anche nei suoi aspetti più enfatici da diva; il critico contemporaneo Hermann Bahr la definì «la più grande attrice del mondo».

Nata a Vigevano da una famiglia di attori clodiensi, crebbe e trascorse l’infanzia tra il nomadismo e il dilettantismo della compagnia girovaga del padre Alessandro Vincenzo Duse (1820-1892) e della madre Angelica Cappelletto (1833-1906), andando in scena fin da bambina. Nel 1862, Eleonora, a soli 4 anni, interpretò la parte di Cosetta in una versione teatrale de I miserabili. Nel 1878 conquistò il ruolo di prima amorosa nella compagnia Ciotti-Belli Blanes, e appena ventenne fu a capo di una compagnia con Giacinta Pezzana. Alcune memorabili interpretazioni, come Teresa Raquin di Émile Zola, le procurarono presto l’adorazione del pubblico e l’entusiasmo della critica. Nel 1879 entrerà nella Compagnia Semistabile di Torino di Cesare Rossi, dove porterà a maturazione una sua poetica che raccoglieva le eredità del passato ma che insieme rompeva con la tradizione della prima metà dell’Ottocento.

È proprio in questo periodo, gli anni ottanta del XIX secolo, che Eleonora Duse compirà le scelte di repertorio che segneranno il suo percorso artistico e la sua carriera. Un repertorio che le permetterà di esprimere il suo sentimento di crisi rispetto all’epoca di cui faceva parte. Vista la sostanziale assenza di una drammaturgia in Italia i testi che sceglieva e prediligeva erano perlopiù le pièces bien faites francesi: moderne, mondane, di forte richiamo per i rinnovati gusti del mutato pubblico del secondo Ottocento.

«Senza la donna non va niente.
Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio.»

«Il fatto è che mentre tutti diffidano delle donne, io me la intendo benissimo con loro!
Io non guardo se hanno mentito, se hanno tradito, se hanno peccato – o se nacquero perverse – perché io sento che hanno pianto, – hanno sofferto per sentire o per tradire o per amare… io mi metto con loro e per loro e le frugo, frugo non per mania di sofferenza, ma perché il mio compianto femminile è più grande e più dettagliato, è più dolce e più completo che non il compianto che mi accordano gli uomini.»

«Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato.»
(Eleonora Duse riferendosi al legame con D’Annunzio)

«Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?»
(Lettera di Eleonora Duse a G. D’Annunzio)

«Ti amo, ti amo e non oso più dirtelo»
(Eleonora Duse in una lettera a G. D’Annunzio)

Fonte: Wikipedia

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