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I VENTI DEL PASSATO

Facili gli scontri automobilistici, torto o ragione le stabiliscono i periti e si è rimborsati o penalizzati. Entrambi i contendenti però pensano e vogliono aver ragione. Nella vita quotidiana non è così, GLI SCONTRI sono frequenti, a volte anche giornalmente e più di una volta. Ognuno poi come difesa si arrocca fra le proprie recinzioni mentali e non ci si rende conto che le fortificazioni erette sono più deboli e sottili della carta velina.
Credi di aver costruito muri solidi ed eterni ma improvvisamente scopri che non sono nulla.
E’ come se tu fossi alla mercè del primo alito di vento; non necessariamente deve essere forte e proveniente da….. Sì, da….. perché certi venti sono interiori e non libeccio, maestrale, scirocco, ecc, ecc… Il “vento” è quello che subisci mentalmente dall’esterno e non quello che la natura ti regala giorno per giorno.
Sono tra mare e montagna da sette giorni e “venti” ne arrivano da ogni direzione.
Quale sarà quello meno doloroso? Non lo so!
Ma anche questo interrogativo è irrispettoso.

I “venti mentali” sono sempre i ricordi dolorosi e non si possono fermare facilmente e neppure ripararsi da loro, fin tanto che non finiscono. Hanno la caratteristica di aumentare sempre più e a volte solo il sonno li attenua placandoli.
Certo è che nel momento di massima intensità sono disastrosi e la mente è così nemica che continua a sommarli. A volte li cancella e si crede di averli annullati ma improvvisamente anche un piccolo vento indiretto fa scatenare un nuovo uragano e questo è sempre più disastroso e si somma con i precedenti. Mi sovviene Ulisse. Ricevette da Eolo le otri per gonfiare le vele al momento più opportuno ma vennero aperte dai suoi uomini per ragioni diverse e si scatenò il finimondo e la deriva dell’imbarcazione.Ancora, dal poema di Omero, il canto delle Sirene avrebbe dovuto incantare tutti per dirottare la nave presso di loro e trattenerli in piacevoli incontri. L’astuzia ed i suggerimenti ricevuti evitarono la trappola, facendosi lui legare all’albero, legare il timone e tappando con la cera le orecchie dei rematori. Lui non la volle e se non fosse stato legato avrebbe corretto il timone e ordinato di variare la rotta, nessuno però poteva udirlo. Questa fu fantasia e creatività del cieco Omero che non poteva avere l’ammirazione del bello e delle trappole della natura. Noi comuni, deboli di pensiero e predisposti al piacere, siamo vulnerabili ed alla mercè della mente e dei ricordi. Come guarire o lenire questa malattia? Solo il tempo, la comprensione e la tolleranza da entrambe le parti, porteranno ad una quiete per seppellire il tutto ma inevitabilmente ogni sepoltura è contrassegnata da una lapide ricordo, azzerare e cancellare è molto arduo e faticoso.

C’è una vecchia e storica affermazione: “Ho perdonato ma non dimenticato”.
Bisognerebbe modificarla in: “Ti ho perdonato e dimenticato tutto!”. Finirebbero così i pensieri, le masturbazioni mentali ed automaticamente gli scontri. Non si avrebbe bisogno di periti esterni per giudicare. Bisognerebbe diventare periti di sè stessi e pagarsi ognuno il danno creatosi.
Zampalà

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