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LA STORIA DI VALENTINA GIACALONE, FONDATRICE E PRESIDENTE DI “NON SOLO MODA” CONTRO IL BULLISMO

Oggi voglio parlarvi di una ragazza.  Si chiama Valentina e a 14 anni aveva un sogno: immaginava le scuole superiori come un nuovo inizio, un posto dove avrebbe trovato amici sinceri, risate condivise e il rispetto che non aveva avuto alle medie. Già durante gli anni della scuola media, Valentina si era sentita fuori posto, ma sperava che il cambiamento delle superiori le avrebbe offerto la possibilità di rinascere.

Il primo giorno di scuola superiore, Valentina entrò nell’aula con il cuore pieno di speranza.
Si guardò intorno, cercando di leggere nei volti dei suoi nuovi compagni le promesse di amicizie future.
Ma presto, quella speranza iniziò a sfumare.
Le ragazze della classe, capitanate da alcune figure carismatiche e prepotenti, iniziarono a notarla, ma non come Valentina aveva sperato.
La sua timidezza, la sua riservatezza e il fatto che si fosse avvicinata a un’altra ragazza altrettanto timida, la fecero diventare bersaglio di scherni.
All’inizio erano solo parole, risatine soffocate dietro le spalle, sguardi giudicanti.
Poi gli scherzi diventarono più crudeli: insulti ad alta voce, astucci lanciati, spintoni nei corridoi.
Valentina e la sua amica cercavano di ignorare, di isolarsi, di costruirsi una bolla di sicurezza dove nessuno potesse ferirle.
Ma quella bolla veniva costantemente violata.
Un giorno, durante la lezione di educazione fisica, una compagna le lanciò intenzionalmente la palla in faccia.
Valentina riusciva a sentire solo le risate delle sue compagne di classe.
Le lacrime scesero lungo il suo viso, ma lei cercò di non farle vedere. Più tardi, aprendo Instagram, vide una foto di quel momento, accompagnata da commenti derisori.
Il cyberbullismo aveva aggiunto una nuova dimensione al suo tormento.

Valentina e la sua amica tentarono di denunciare la situazione alla scuola. Parlarono con la vicepreside, con la preside, ma ogni volta ricevevano solo parole vuote. “Sono solo scherzi”, dicevano gli adulti. “Dovete imparare a reagire.”
Ma come potevano reagire due ragazze contro l’intera classe, contro un sistema che sembrava cieco e sordo al loro dolore? Ogni giorno diventava una lotta per sopravvivere.
Tornavano a casa con il cuore pesante, sperando che almeno lì avrebbero trovato un rifugio sicuro. Ma l’incubo continuava sui social, dove le foto e i commenti le inseguivano, facendole sentire sempre più sole e disperate.
Valentina iniziò a perdere peso, a dormire male, a vedere il mondo come un luogo ostile e senza speranza. Poi, un giorno, mentre sfogliava distrattamente una rivista di moda, qualcosa scattò dentro di lei. Vedeva modelle sicure di sé, che sembravano dire al mondo:
“Guarda chi sono, accettami o lasciami stare”.
Valentina si chiese se potesse mai sentirsi così.
Decise di provarci. Iniziò a interessarsi alla moda, a sperimentare con disegni e vestiti all’interno del negozio di abbigliamento femminile di sua mamma, il sostegno della sua famiglia è stato fondamentale per lei.
La moda diventò la sua passione, il suo rifugio, il suo modo di esprimersi.
Scoprì che quando sfilava su una passerella, anche solo immaginaria, si sentiva forte, invincibile. Iniziò a partecipare a piccoli eventi locali, poi a concorsi più grandi.
E sorprendentemente, trovò un mondo che la accoglieva per ciò che era.
Ma Valentina non dimenticò mai il dolore che aveva provato.
Decise che non voleva solo salvare se stessa, ma anche altre persone come lei. Fondò un’associazione contro il bullismo chiamata “Non solo moda”. Organizza sfilate dove ogni ragazza, indipendentemente dal suo aspetto o dalla sua storia, può sentirsi una regina.
Ad oggi il suo sogno è poterne parlare nelle scuole, raccontando la sua storia, ascoltando quella degli altri.
E diventare la voce di chi non può parlare.
Valentina sono io e ho deciso di trasformare il mio dolore in forza, la mia sofferenza in una missione. E attraverso la moda, ho trovato non solo la mia rinascita, ma anche il modo di illuminare il cammino per altri.
Perché se c’è una cosa che ho imparato, è che nessuno dovrebbe sentirsi solo nella sua battaglia contro il bullismo. E che una passione, qualunque essa sia, può davvero salvarti la vita.

Valentina Giacalone

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