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SENZA BARRIERE

Personalmente provo una grande stima per chi si impegna in prima persona al miglioramento del proprio paese, è facile criticare e lamentarsi stando al di fuori di una amministrazione per quanto uno si impegni non riuscirà mai ad accontentare tutti, anche perché la burocrazia oggigiorno (nonostante ripetano sempre che la vogliono snellire) è di una tale mole da ingabbiare persino i più volenterosi. Detto questo provo a descrivere per quale motivo non ho mai voluto far parte di nessun partito, gruppi vari, club (a parte associazioni di volontariato libere da ogni influsso politico). Quando avevo 12 anni assieme al mio amico coetaneo Massimo, stavamo girovagando per il nostro paesello cercando di dare un senso ad una domenica alquanto piatta. Passando davanti alla Chiesa abbiamo visto nel campetto di calcio retrostante, un gruppetto di ragazzi giocare a pallone, siamo entrati nel cancello dell’oratorio e mentre li stavamo osservando uno di loro (il più grande e grosso), 3 anni più di me, si è avvicinato a noi: “cosa volete? Voi non fate parte dell’oratorio, non potete stare qua” – “pensavamo che questo campetto fosse aperto a tutti, perché non possiamo far parte della vostra squadra ?”
In tutta risposta il ragazzone mi tirò un micidiale calcio alla bocca dello stomaco; caddi in ginocchio rimanendo senza fiato per qualche minuto, mi aiutò Massimo a rimettermi in piedi, mentre gli altri ragazzini ridevano per il gesto “eroico” del loro capo. Ovviamente ce ne andammo, prima di salire sulle nostre bici concordammo che il gruppo dell’oratorio non era altro che un insieme di merde a cui noi non interessava far parte, non dopo un simile gesto. La cosa che maggiormente m’aveva fatto male non era il calcio in sé, ma lo scoprire che quel ragazzino che vedevo a messa sotto le vesti del chierichetto dolce e irreprensibile si fosse reso responsabile di un gesto così riprovevole.
Ancora oggi quando lo incontro (sono passati circa 45 anni) e scambiamo qualche parola fra di noi, penso sempre al calcione che mi ha rifilato nello stomaco, sicuramente lui manco se lo ricorda, a me invece sembra di sentire ancora il pancino a contrarsi. Ho riportato questo episodio per far comprendere che ho cominciato presto a diffidare dei gruppi, chi ne fa parte, sovente guarda gli altri con pregiudizio. Quando sento e vedo in televisione gli esponenti politici delle varie fazioni scannarsi buttandosi addosso fango solo per far bella figura agli occhi del popolo, anziché pensare soprattutto al bene dei cittadini, mi sento cascare le braccia a terra (per non dire altro). Una discussione dovrebbe rimanere nell’ambito del rispetto reciproco, ascoltando i vari pareri arricchiamo la nostra conoscenza.
Voglio menzionare un fatto per me molto significativo accaduto 10 o 11 anni fa che mi è rimasto impresso nella mente, ma soprattutto nel cuore.
Il nostro paese e la sua frazione erano rimasti senza Parroco (per vicissitudini che non sto a descrivere) e nell’attesa che ne venisse designato uno, arrivò tra noi addirittura un Cardinale; l’Altissimo prelato rimase alla nostra parrocchia circa un anno finché fu chiamato dal Vaticano come collaboratore di papa Franceso (da poco ordinato). Ogni anno in gennaio, è nostra consuetudine far Benedire la stalla e relativi animali, fu proprio in quella occasione che incontrammo l’illustre Cardinale. Si presentò nel nostro cortile, volle stringere la mano a tutti e sapere il nome d’ognuno e le rispettive mansioni, ma non solo, ci chiese se poteva entrare in casa per benedire anche le abitazioni e conoscere le nostre consorti; a noi fece un gran piacere, eravamo proprio contenti nel vedere con quanta semplice cordiale familiarità Sua Eminenza si era presentato, dopodiché proseguimmo per la nostra azienda (fienile, magazzino, portici) ad ogni locale aspergeva acquasanta come mai avevamo visto fare, con nostra grande soddisfazione. Arrivammo così alla stalla dove risiedono le nostre “Principesse” (essendo allevatori di vacche da latte, queste bestiole rivestono per noi un’importanza fondamentale); e qui l’Altissimo Prelato distribuì a tutti noi (mio padre, mio fratello, suo figlio ed io) un foglio plastificato ove era stampata una bellissima preghiera agli animali dedicata, ma proprio in quel momento arrivò un cugino di mio padre in sella alla sua bici, un nostro parente che da quando era in pensione veniva spesso ad onorarci della sua presenza. Appena visto ci si accapponò la pelle, si perché sapendo che lui ed i preti vanno d’accordo come il diavolo e l’acquasanta, pensavamo cosa potesse dire se avesse aperto bocca ed infatti arrivato ad una ventina di metri da noi, cominciò ad urlare: “sacco di carbone, mangiapatate, ciucciasangue a tradimento, sparaprediche del … ecc ecc”. In vita mia non ho mai provato una simile vergogna, volevo buttarmi nella concimaia e seppellirmi col letame; allorché mio nipote (figlio di mio fratello) furibondo, si avvicinò a nostro cugino e dopo averlo preso per il bavero del cappotto lo estirpò letteralmente dalla bici incollandolo contro un pilastro: “qua non sei a casa tua, non permetterti di urlare ed offendere, e adesso togliti dai piedi !!” – Il nostro parente raccolse la bicicletta, mentre stava per saltarvi sopra, il Cardinale gli si avvicinò, lo prese per un braccio: “vieni amico mio, vieni assieme a noi a leggere la preghiera, se non vuoi farlo per me, fallo per il bene degli animali, tu vuoi bene alle bestiole ?” – “certo che amo le bestie ! Sono più intelligenti delle persone !” – Preso a braccetto nostro cugino, lo accompagnò in centro alla pensilina, davanti la mangiatoia; noi a bocca aperta guardavamo la scena allibiti, poi gli passò il foglio con la preghiera, ci mettemmo tutti in semicerchio ma nostro cugino disse che non poteva leggere senza gli occhiali, allora sua Eminenza si tolse i suoi e dopo averglieli inforcati gli chiese di scandire con voce alta e chiara. Sapendo che l’ultimo libro letto da nostro cugino era stato l’abbecedario delle elementari, ci aspettavamo una lettura alquanto ingarbugliata ed invece, ve lo giuro, non sbagliò una parola, rispettando perfettamente la punteggiatura, scandendo le parole con una tale maestria da lasciarci tutti di stucco; poi restituì gli occhiali e la Preghiera all’Alto Prelato, prese la sua bici e se ne andò a testa bassa senza proferir parola. Quando anche il Cardinale ci salutò, commentammo lo sconvolgente avvenimento appena accaduto e quando mio nipote disse: “ma non vi è sembrato di essere a Brescello e di aver assistito ad un episodio tra Peppone e don Camillo ??” – noi tutti (ancora scombussolati) annuimmo. Tre o quattro giorni dopo arrivò in azienda nostro cugino, era un po’ agitato, ci disse: “Voi non avete idea di cosa è successo ieri mattina; hanno bussato alla porta, sapete chi era ? Il Cardinale, mi ha detto: amico mio, vengo in pace posso avere un caffè ? L’ho fatto entrare, abbiamo cominciato a chiacchierare, col suo modo di fare così cordiale, sono riuscito ad aprirmi e liberare il cuore da macigni che non riuscivo più a portare”. Eravamo presenti io e mio padre quando ci confidò queste cose, e rimanemmo profondamente sorpresi dalla grande umiltà dell’Altissimo Prelato che con la sua immensa saggezza, il sorriso sulle labbra e quella straordinaria capacità di assorbire le afflizioni altrui, riusciva a restituire pace e serenità alle persone. Ho voluto riportare gli episodi sopra descritti perché su di me hanno avuto grande rilevanza, voglio rimarcare l’importanza di non chiudersi mai nelle mura dei propri convincimenti, saper ascoltare tutti con mente aperta, senza pregiudizi, aiuta a crescere.
Giordano

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