Nel 6° e ultimo appuntamento culturale al Centro Diurno Casa Bianca, organizzato dall’assessore ai servizi sociali, dall’assessore alla cultura del Comune di Montichiari, il giornalista e critico letterario Federico Migliorati ha raccontato in breve la vita di Giovannino Guareschi, scrittore, giornalista satirico, vignettista, nato nel 1908 a Fontanelle di Roccabianca (PR), in una famiglia medio-borghese.
Guareschi è uno degli scrittori italiani più letto nel mondo, con oltre 20 milioni di copie vendute.
Ragazzo poco studioso, viene mandato in un convitto dove conosce Cesare Zavattini, che lo segna perché capisce che è intelligente e ironico. Nel 1925 l’attività del padre fallisce, perciò lui termina gli studi da esterno. Collabora con il Corriere Emiliano, diventando poi capocronista. Nel 1936 nasce il quindicinale Bertoldo, giornale illustrato satirico che avendo grande successo, diventerà poi settimanale e Guareschi si trasferirà a Milano, sede del giornale, con la fidanzata Ennia Fallini, che poi diventerà sua moglie.
In seguito diventa caporedattore, sempre controcorrente. Nel 1937 partirà per il militare, rimandato mentre studiava; nel 1940 nasce il 1° figlio, nel 1943 la figlia Carlotta, chiamata la pasionaria. Nello stesso anno Guareschi viene arrestato perché sceglie la coerenza contro i nazisti e finisce in campi di concentramento; da prigioniero scrive La favola di Natale e una canzone dedicata a Carlotta, nata proprio mentre lui era già rinchiuso nei lager.
Al ritorno scriverà Diario clandestino.
Nel dopoguerra fonderà Il Candido, con Giovanni Mosca e Giacinto Mondaini, giornale indipendente con simpatie monarchiche che non fa sconti a nessuno. Nel 1948 esce il suo capolavoro PEPPONE E DON CAMILLO, interpretati nei film da Gino Cervi e Fernandel. Don Camillo è ispirato al parroco del paese della madre e Peppone ad una sindacalista socialista del parmense amico del padre.
Dal romanzo verranno trasmesse 346 puntate di uno sceneggiato e prodotti 5 film, ambientati a Brescello e Boretto, ma come sempre i film non sempre collimano con gli scritti e Guareschi non è molto soddisfatto. Don Camillo è anticomunista, mentre il sindaco Peppone è filosovietico. Famosa la frase del prete al sindaco durante le votazioni politiche del 1948: “Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no”!
Nonostante le idee politiche, tuttavia, Peppone è credente e di soppiatto entra a volte in chiesa. Esempio divertente e surreale, ma significativo: anche chi ha idee opposte può trovare un punto d’incontro e una possibile convivenza, seppur non sempre pacifica.
Tema più che mai attuale!! Esilaranti i colloqui tra Don Camillo e il Cristo sul Crocifisso dell’altare nella sua Chiesa, che lo consiglia e calma le sue reazioni a caldo, non molto cristiane, contro Peppone.
Altrettanto molto accesi e simpatici i battibecchi tra prete e sindaco, che tuttavia sotto sotto sono amici e si vogliono bene. Il testardo Don Camillo, nelle varie diatribe, la spunta sempre contro il sindaco, con ricatti, minacce, liti, ma il tutto con un’ironia esilarante, accentuando le diverse ideologie e i comportamenti sleali di entrambi, eppure mai in un clima di odio. Fernandel muore nel 1971, Cervi nel 1973.
Guareschi, accusato nel 1950 da Einaudi da De Gasperi per vilipendio al Capo dello Stato per vignette satiriche politiche, si salva perché incensurato; nel 1954 un’altra accusa da Einaudi, capo del governo, gli costerà invece un anno di prigione, ma lui rimarrà comunque sempre irriverente e con simpatie monarchiche. Nel 1957 acquista un’azienda agricola a Roncole di Busseto, chiude Il Candido e collabora con altri giornali. Nel 1961 ha un primo infarto; nel 1968 un secondo e muore a Cervia.
Nessun politico presenzia al suo funerale, tranne quello del paese natìo e viene tumulato nel cimitero di Roncole Verdi. Casa Guareschi, per merito dei figli, è oggi un museo. Un grazie al coordinatore della Casa Bianca Enrico Rossi e ai volontari; agli assessori organizzatori di questi eventi letterari, alla giornalista e professoressa Marzia Borzi protagonista negli altri incontri con il collega Migliorati.
Ornella Olfi