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LUNANA

Scheda film

√ Nazione: Buthan
√ Anno Produzione 2021
√ Genere: drammatico
√ Durata 109 min
√ Regia : Pawo Choyning
√ Interpreti principali
o Sharab Dorji
o Keldem Lhamo
o Pem Zam
o Urgyen Norbu

Taglines

√ Yak in the classroom
√ Il villaggio alla fine del mondo

Plot

Un giovane insegnante del Bhutan moderno, Ugyen, si sottrae ai suoi doveri mentre progetta di andare in Australia per diventare un cantante. Come rimprovero, i suoi superiori lo inviano nella scuola più remota del mondo, nel villaggio di Lunana a 4.800 metri di quota, per completare il suo periodo di servizio.

Yak

Lo yak è un bovino dal pelo molto lungo e folto, dall’aspetto quasi in tutto e per tutto identico a quello del bue, con la sostanziale differenza che riguarda principalmente il pelo.

Lo yak è la sola risorsa del villaggio: fornisce lavoro, carne, latte, combustibile (lo sterco), e viene rispettato e quasi venerato.

Best Quotes of
“Ci fornisce la cosa più essenziale, così l’abbiamo chiamato Norbu, il gioiello che esaudisce i desideri”
– Saldon , rivolta allo Yak

“Problemi di altitudine? Non sei bhutanese? Questo non è un problema di altitudine, è un problema di atteggiamento!.”
– Education Secretary

“Ho sentito dire che il nostro paese è il più felice del mondo. Allora perché uno come te, che è capace e istruito, che è il futuro del nostro paese, dovrebbe cercare la felicità altrove ? “
– Asha Jinpa, the Village Headman

Awards
Candidato agli Oscar del 2022 nella categoria “Miglior Film Internazionale”, “Lunana: Il villaggio alla fine del mondo” è la prima pellicola interamente realizzata in Bhutan a ottenere questo riconoscimento.

INTRO
«ché ’n la mente m’è fitta, e or m’accora,​
la cara e buona imagine paterna di voi
quando nel mondo ad ora ad ora
m’insegnavate come l’uom s’etterna» 1

REVIEW
In uno dei gironi dell’inferno, Dante incontra il “suo” maestro Brunetto Latini, colui che gli insegnava “come l’uom s’etterna”; Virgilio che sta accompagnando Dante, si allontana permettendo “l’abbraccio affettivo” tra il maestro e l’allievo.

Con questa scena tratta dal canto XV dell’Inferno, in cui Dante ritrova il “suo” maestro, introduciamo “Lunana”, Il film e documentario è stato girato a oltre 4.800 metri di quota in un posto tra i più isolati al mondo e quindi in condizioni impervie per registrare un film; a causa dell’assenza di elettricità e connessioni di rete, la produzione del film dipendeva completamente dall’energia solare. Gli abitanti del villaggio, molti dei quali non avevano mai visto il mondo al di fuori di Lunana, sono stati scelti per interpretare alcuni dei ruoli principali.
Il tema del film ruota intorno ad un giovane inviato e “costretto” controvoglia a svolgere il servizio di maestro per una stagione. Con il tempo si ritroverà conquistato dall’adorazione che i bambini dimostreranno verso di lui, che lo vedono come una figura fondamentale per la costruzione del loro futuro.
Possiamo immaginare una scuola senza lavagna, senza libri, senza pennelli, senza elettricità, senza strumenti, una scuola fatta di nulla, cosa resta? il maestro e i suoi allievi ossia l’essenza della scuola.
Ogni esperienza di apprendimento inizia con un’esperienza affettiva. È la fame che mette in moto il pensiero. La fame è affetto. Il pensiero nasce dall’affetto, nasce dalla fame. Affetto che non è da confondere con baci e coccole. Affetto significa “fare qualcosa per”, è il movimento della persona alla ricerca dell’oggetto della sua fame. Esistono però scuole che sono gabbie per disimparare l’arte del volo. Gli uccelli in gabbia hanno sempre un padrone, non sono più uccelli, perché l’essenza degli uccelli è il volo. Invece i banchi che sono come ali, esistono per dare agli uccelli il coraggio di volare. Il volo nasce già all’interno degli uccelli, non può essere insegnato, ma può essere incoraggiato. Non esiste niente di più pericoloso per il pensiero che l’insegnamento delle risposte esatte, le gabbie. Le risposte ci permettono di camminare su terra sicura.

Ma solo le domande, e quindi la ricerca, ci permettono di entrare nel mare sconosciuto. Per questo esistono le scuole: non per insegnare le risposte, ma per insegnare le domande2.

Siamo soliti a dire ‘Prima l’obbligo e poi il piacere’. In un famos aforisma, il poeta William Blake ci dice: “Il piacere ingravida, la sofferenza partorisce”. La gravidanza inizia con un’esplosione di piacere, poi arriva il sofferto “lavoro” del parto3.

È il piacere, la gioia di imparare, che fornirà allo studente una maggiore autostima, nonché la sicurezza di affrontare il proprio futuro e tutti coloro che lo circondano. Essere un maestro, un educatore significa insegnare la felicità4, insegnare ad essere dono per il mondo, a sognare (touching the future).
Il maestro è quindi costretto a restare giovane perché tocca il futuro ed educare diventa un esercizio di immortalità: il maestro continua a vivere in coloro i cui occhi hanno imparato a vedere il mondo con la magia della parola. In tal senso il maestro non muore mai 5.
Possiamo pertanto affermare che l’educazione è provocazione6, chiamare “fuori “ l’allievo al futuro.

Provocare come un granello di sabbia dentro di un’ostrica . +Il granello di sabbia raggiunge la carne molle dell’ostrica e le fa male. E lei non ha modo di liberarsene di questo grano di sabbia, ma può liberarsi della sofferenza. Per liberarsi dal dolore che il grano di sabbia le provoca, Il suo corpo sa che basta avvolgerlo con una sostanza liscia e brillante: la perla 7.

E in un momento di sofferenza, “ché la diritta via era smarrita”, Dante ritrova il suo maestro: “Siete voi qui , ser Brunetto” risponde Dante a che gli sta tirando la veste, che si potrebbe parafrasare “Siete voi, il mio maestro”. Rievocando affettuosamente “la cara e buona immagine paterna” di quando a Firenze gli insegnava ad acquistare fama imperitura, Dante esprime la sua eterna gratitudine per quello che il maestro è stato e continua ad esserlo. Quel granello di sabbia è un sogno e nella “sofferenza”, nella ricerca, l’ostrica ha “partorito” la sua divina commedia.

“Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto8”.

 

1 Dante Alighieri, Divina Commedia, XV Inferno

2 Rubem Alves, La bellezza del crepuscolo
3 San’Agostino, “..Mentre insegnate, cercate la gioia”
4 L’etimologia della parola felice è da ricondursi alla radice sanscrita bhu- (poi trasformatasi in foe- o in fe- ) da cui il greco qùw (fyo) = produco, faccio essere, genero (da cui hanno origine i termini fecondo e feto) ed infine al latino foelix o felix = felice cioè fecondo, fertile.

5 Paulo Freire, “O educador se eterniza em cada ser que educa.”
6 L’etimologia della parola provocare deriva dal latino, composto
da pro e vocare «chiamare»
7 Rubem Alves, Ostriche felici non fanno perle
8 Dante Alighieri, Divina Commedia, XV Inferno

 

 

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