Non si può mai sapere come la vita ci cambierà, come gli eventi che incontriamo forgeranno il nostro carattere, modificheranno il nostro cervello. Ripenso a un colloquio della settimana, storia di un dolore che ha creato una frattura insanabile in una coppia, che ha lavorato in ognuno dei due portandoli su binari diversi, sempre più distanti uno dall’altra. Penso alle chiacchiere alla macchinetta del caffè, dove mogli e mariti raccontano -talvolta con ironia, altre volte con sarcasmo, rabbia, disincanto- quanto il lui o la lei siano cambiati nel tempo, come non siano più gli stessi di quando si sono innamorati. Ovvio, si cambia.
Eppure, quel che mi colpisce è che non lo si mette in conto. Lo si sa, ma -come per le malattie- in fondo si pensa sempre che non toccherà a noi, che per noi sarà diverso, che l’amore ci salverà. Salvo poi cadere nella disillusione.
Penso a me e a mio marito, a come le difficoltà di questi ultimi anni hanno forgiato i nostri caratteri, nel bene e nel male.
Non siamo più gli stessi, ma finora siamo stati fortunati. Il confronto con la realtà non mi ha fatto scoprire un estraneo accanto, ma un uomo che ho imparato a conoscere anche nei suoi aspetti più difficili, più faticosi. E che, per un’alchimia misteriosa e benigna, sono risultati sostenibili per me. A volte con fatica o irritazione, ma comunque sostenibili. E io sono risultata sostenibile per mio marito. Il che significa che non siamo finiti nel territorio della perdita di stima, del senso di estraneità, della fredda disillusione, del sentire l’altro un po’ nemico. Perlomeno ad oggi è così.
Dico che siamo stati fortunati perché davvero, al di là dell’impegno, dell’amore, della riflessione e del dialogo, poi c’è un’alchimia psicologica che regge, che non dipende dai nostri sforzi, semplicemente accade, rende possibile, facilita. Spero che quest’alchimia regga tutta la vita. Cerchiamo di prendercene cura. Ma, come si suol dire, lo scopriremo solo vivendo.
Marta