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Luigi Malagnini a 120 anni dalla sua nascita

Un uomo, un cattolico, uno sposo, un lavoratore, un partigiano.

Un martire, rivisto e ricordato, oggi, per i suoi valori, per i suoi ideali, e per le sue gesta, nell’anno in cui Bergamo e Brescia sono congiuntamente, capitali della cultura italiana.
Nel 2023, ricorrono, i 120 anni dalla sua nascita, oltre ai 60 dalla morte del bergamasco Angelo Giuseppe Roncalli e dall’ascesa del bresciano Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini che uniscono le due città lombarde.

Anagraficamente: Luigi Malagnini nasce alla Bettola, una frazione di Lonato, oggi Lonato del Garda, il 12 settembre 1903, figlio legittimo, di Vittoria Grazioli, di 36 anni, una donna di casa e di Angelo Giuseppe Malagnini, di 37 anni, di professione coltivatore diretto. I suoi genitori, si erano uniti, in matrimonio, a Desenzano, il 5 aprile 1890. La sua carriera professionale si snoda attraverso la sua crescita nel territorio di Lonato.

Luigi continua la professione, imprenditoriale, già avviata, dalla sua famiglia, paterna, divenuta con il trascorrere degli anni e delle generazioni, quasi un’attività di tradizione: per i Malagnini maschi della Bettola, che si sono sempre dedicati alla lavorazione della propria terra, di famiglia, come agricoltori, coltivatori diretti. La sua presa di posizione in politica risente della sua radicazione nel tempo in cui vive, con ideali riconducibili a quelli di centro, orientati un po’ verso la sinistra della sua epoca.

Già l’anno della sua nascita, il 1903, segna dei profondi cambiamenti sia per la chiesa cattolica, sia per la politica del Regno d’Italia.
Il 20 luglio del 1903 dopo venticinque anni di pontificato, muore a Roma, papa Leone XIII e gli succede, il 4 agosto, Giuseppe Melchiorre Sarto. Scoppia la prima guerra mondiale e Luigi, ancora ragazzo rimane fortemente scosso dagli avvenimenti bellici. La perdita di Olivo e di Enrico Malagnini non lo lasciano indifferente.

Nella vita privata, si sposa il 25 novembre 1933 a Gavardo (Brescia), con Santa Elisa Boifava.
Vive in un periodo di scombussolamenti, di strategie di governi e anche di grande confusione politica. Ad un ventennio di pace, storicamente segue lo scatenamento e lo sconvolgimento prodotto dalla seconda guerra mondale.

Lonato 1945 – Corso Garibaldi durante il funerale di Luigi Malagnini

Luigi è figlio del suo tempo; è un giovane con ben saldi nel suo cuore i principi cardini relativi alla difesa della propria patria, della propria famiglia e della libertà.
Dieci anni dopo il suo matrimonio cambiano radicalmente le linee di condotta nazionali.

Con la firma dell’armistizio, di Cassibile dell’8 settembre 1943, fra il capo del governo italiano Pietro Badoglio e il generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. Avrebbero dovuto cessare tutti gli atti di ostilità fra le forze italiane e quelle anglo-americane. In realtà, l’euforia dei festeggiamenti durarono pochissimo,a Lonato e nel Nord’Italia, la pace era ancora lontana. E piano piano, specialmente sul lago di Garda, si stava preannunciando l’inasprimento del secondo conflitto mondiale.

L’esercito italiano venne lasciato privo di ordini: ciò provocò la disgregazione delle istituzioni, la liberazione di Benito Mussolini dalla prigionia da Campo Imperatore sul Gran Sasso, dove era stato portato. Dopo essere stato esautorato dall’incarico di capo del governo, dal Gran Consiglio del Fascismo, il 25 luglio 1943 fu arrestato a Villa Savoia e in quello stesso pomeriggio, sostituito da Pietro Badoglio.

Il buon esito dell’operazione tedesca, «Quercia», del 12 settembre 1943, portò alla scarcerazione di Benito Mussolini e al suo trasferimento in Germania. Il 18 settembre 1943, Mussolini pronunciò il discorso che presagiva l’inizio di un nuovo Stato «nazionale e sociale» diffuso da Radio Monaco. La nascita della Repubblica sociale italiana di Salò, voluta dalla Germania.

Lonato 1945, nei pressi del cimitero durante il funerale di Luigi Malagnini

Lonato stava per divenire la sede della Marina Nazionale Repubblicana con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.
Luigi, determinato, decise di aderire, alle «Fiamme Verdi», ai partigiani d’orientamento cattolico. E nel contempo, optando per quella scelta, non sapeva di certo che si stava accorciando la vita e avvicinando la sua tragica fine, da martire della libertà.

Morì, drammaticamente, a Bedizzole, il 26 aprile 1945. Fermato, mentre stava cercando un medico che potesse curare dei feriti e fucilato dai soldati tedeschi il giorno dopo, la liberazione di Milano. Data, che verrà scelta, a posteriori, come festa nazionale della Repubblica per commemorare la fine dell’occupazione nazista e la definitiva caduta del regime fascista. Luigi, è funestamente deceduto due giorni prima dall’uccisione del duce, Benito Amilcare Andrea Mussolini, e quattro dal suicidio del Führer della Germania, Adolf Hitler.
Rosanna Malagnini

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