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DIANA STEFANI, UNA DONNA ORGOGLIO DELLA CAPITALE

Nei giorni in cui la Roma Calcio Femminile festeggia il suo primo, storico, scudetto, c’è una storia da raccontare. Occorre tornare indietro una decina di anni nel tempo e lasciarsi conquistare dall’energia di Diana Stefani, romana doc, sposata dal ’92 con un ex calciatore professionista, grande tifosa della Roma, che nel tempo libero si dedica alle sue più grandi passioni: arte, cultura e sport.

Ecco, se la Capitale si è regalata il tricolore in ambito femminile, una parte del merito va anche a lei. Ma non solo: se il mondo in rosa, sportivo ma non solo, sta conquistando nuovi risultati a livello sportivo e sociale, è anche merito suo. Romana, innamorata di Roma, sia come città che come squadra di calcio, da sempre tifosissima giallorossa, cresciuta nel cuore degli ultras della mitica “curva sud”, nel 2014 ha realizzato un grande sogno quando è stata nominata Presidente della “Res Roma Calcio Femminile”, società che in quel periodo militava nel Campionato Nazionale di Serie A Femminile e che, non a caso, operava con particolare impegno nel settore giovanile, formando in modo serio e professionale tante piccole appassionate di questo sport. Raggiungere le vittorie non è stato l’unico traguardo. Al contrario, Diana si è impegnata per concretizzare una prima proposta di modifica alla Legge n. 91 del 23 marzo 1981 (l’unica in Italia che regola il professionismo sportivo) che, con l’aiuto di operatori, ex calciatrici ed ex calciatori, ha presentato alla Camera dei Deputati il 7 novembre del 2015, a difesa dei diritti delle donne nello sport, da sempre relegate al ruolo di dilettanti, senza essere considerate delle vere professioniste.

Un punto di partenza che, a distanza di anni, si è esteso a macchia d’olio!

Proprio così, e ne sono davvero orgogliosa. Quest’avventura mi ha consentito di sviluppare, in modo ancor più energico, un grande progetto a rilevanza europea, a cui sto tuttora lavorando, con l’obiettivo di offrire a tante ragazze che amano questo sport e che, al pari degli uomini, lo praticano con impegno e sacrifici, molta più attenzione e visibilità di quanto ne abbiano avuta finora. Per fortuna, i sacrifici non sono stati vani: proprio in quell’anno, infatti, la FIGC ha emanato una delibera che permette alle squadre maschili di acquisire il titolo sportivo di società del calcio femminile e, grazie a quest’apertura, molte delle ragazze che erano nella Res Roma, sono oggi delle calciatrici della AS Roma…

Ma la soddisfazione più grande l’hai avuta a luglio del 2022…

Quando la FGIC ha finalmente ufficializzato l’istituzione del primo campionato femminile professionistico di Serie A. Questo è un grande obiettivo raggiunto: con il passaggio al professionismo, le calciatrici possono ora firmare contratti professionistici, grazie ai quali possono ricevere contributi previdenziali, versare l’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera che garantiranno loro il diritto alla pensione e alla maternità. Pur trattandosi di un piccolo passo, permette alle ragazze di tutte Italia di poter sognare un futuro da atlete, come già succede per i coetanei maschi. 

La tua battaglia non si ferma qui…

L’obiettivo che mi pongo, ora, è quello di estendere prima di tutto il professionismo anche alle altre federazioni sportive e il mio sogno, alla fine, sarebbe quello di ridimensionare i guadagni che girano oggi nello sport, equiparando i salari del femminile a quelli del maschile. Sarà dura, lo so, ma grazie all’aiuto di mio marito stiamo già lavorando ad una proposta volta a modificare le normative in ambito sportivo, mettendo un tetto ai salari ed investendo maggiormente nei mondi giovanili!  

Il tuo impegno non si ferma all’ambito sportivo…

Dopo aver spaziato in diverse realtà artistiche, culturali, sportive ed essermi resa conto di quante difficoltà incontrano gli operatori di settore e quanti sacrifici devono fare le famiglie per i propri figli, ho deciso di fondare un’associazione culturale, di cui sono tuttora Presidente e che, non a caso, si chiama “Accademia per le Arti per le Scienze e per lo Sport” (A.P.A.S.): una Onlus che, senza scopo di lucro, da diversi anni collabora con le Istituzioni, a livello nazionale ed europeo, raccogliendo fondi a scopo benefico per promuovere e valorizzare la cultura in tutte le sue forme, organizzando eventi e manifestazioni e, soprattutto, favorendo l’inserimento dei giovani in progetti e programmi di formazione. Allo scopo di sensibilizzare le Istituzioni e regolamentare meglio le leggi e le normative di settore, contestualmente porto avanti anche varie iniziative e campagne sociali volte a contrastare le discriminazioni, il bullismo e ad aiutare le fasce più deboli.

Un altro ambito in cui sei attiva è quello della violenza contro le donne.

Purtroppo, questo tema è ancora tristemente diffuso. Per dare ancora più forza a tutti i miei progetti, mi sono fatta promotrice di un’intensa campagna sociale contro ogni forma di discriminazione e violenza ai danni delle donne che, nel suo percorso, ha dato vita ad una serie di eventi sportivi tutti al femminile, finalizzati ad aiutare tante donne vittime di violenza e di femminicidio che, purtroppo, vengono allontanante dal nucleo famigliare insieme ai loro figli e costrette a vivere in case famiglia. A maggio 2015, dopo aver promosso e portato avanti un vero “tour per la solidarietà” contro la violenza sulle donne e il femminicidio, sono stata nominata Ambasciatrice del “TELEFONO ROSA”: una delle più storiche e attive organizzazioni di tutela delle donne vittime di violenza, con questa motivazione: “Per aver impegnato la sua Associazione e tutta la sua squadra di calcio femminile Res Roma in moltissime iniziative al sostegno alla lotta alla violenza contro le donne. Per aver voluto trasmettere alle sue Atlete, ai suoi Dirigenti e ai suoi tifosi i valori della forza e della dignità delle donne, attraverso lo sport e attraverso un impegno sociale appassionato e concreto”.

La tua immagine è quella di una donna che non rinuncia alla propria femminilità, senza dimenticare valori e obiettivi tangibili.

Essendo molto vanitosa, come tante altre donne, fare la modella è stato sempre il mio sogno: in più, sono figlia di una sarta, creatrice di moda, che mi ha sempre ispirato e incoraggiato, tanto che già da piccolina tenevo molto alla mia immagine e al mio modo di vestire. Anche se l’età avanza, io continuo ad essere sempre me stessa! La femminilità, così come la sensualità, è qualcosa d’innato, che nasce innanzitutto dal sentirsi bene nel proprio “essere donna”, un qualcosa di sottile e indefinibile che non ha necessariamente a che fare con il modo di vestirsi o tanto meno di svestirsi, né con l’età o con il modo di porsi, perché è un elemento che fa comunque parte della nostra personalità!

Ogni donna può essere in grado di esaltare la propria, esprimendo liberamente la sua natura e lasciando trasparire il suo fascino con spontaneità, naturalezza e semplicità! L’importante, a mio avviso, è farlo con intelligenza, perché catturare l’attenzione attraverso la propria immagine è facile, ma è anche possibile farlo riuscendo ad esprimere insieme un’emozione, a trasmettere qualcosa di più profondo e significativo… associando ad esempio quell’immagine ad un valore che si intende evidenziare e difendere o ad un principio che si voglia valorizzare.

Un modo di intendere la bellezza che passa dal rispetto della donna.

Da sempre, se una donna “artisticamente” non scende a compromessi, non si spoglia o non fa gossip, non raggiunge il successo… e di certo, io, non ho aspettato che scoppiasse il movimento MeToo per dire la mia! Già molto prima, stufa di vedere l’immagine della donna solo come “carne” messa in vetrina, ho cercato di difenderla da certi stereotipi e valorizzarla! Non ho mai ritenuto giusto che la bellezza femminile venisse troppo spesso utilizzata in modo così superficiale e relegata ad un ruolo riduttivo di “velina” senza veli e personalità… Ritengo che sia importante che la donna possa invece esprimersi in modo più completo e naturale, riacquistando così un aspetto più vero e, soprattutto, che le sia riconosciuto quel rispetto e quella dignità che merita!

Un valore che si raggiunge e si manifesta… mettendosi in gioco!

Ho deciso di mettermi io stessa in gioco, con la mia immagine, proponendo la donna nella sua naturalezza e nelle sue diverse sfumature, attraverso la sensualità che inevitabilmente emana, ad ogni età, ma anche la fantasia e la creatività che può essere in grado di esprimere… Infatti, sono stata una delle prime Miss “Over” in Italia! Essendo presente sui social, promuovendo le mie attività culturali, fui notata e contattata dagli organizzatori di un concorso di bellezza dedicato alle donne “Over 40: “Miss Forever”! Avevo già superato i 45 anni e decisi di partecipare proprio perché interpretava il mio modo di intendere la donna e le foto proponevano un’immagine femminile senza età, non volgare, in cui si rimaneva se stesse. Quando vinsi il concorso, guadagnandomi una pagina di quel calendario, mi sentii molto fiera di aver potuto esprimere al meglio il mio “essere donna” e di aver almeno provato a sovvertire alcuni schemi e pregiudizi che, purtroppo, esistono ancora nel nostro Paese.

Diciamo che i concorsi di bellezza ti hanno aperto nuove porte e nuove occasioni…

Dal momento in cui ho vinto il concorso Miss Forever, ho continuato a partecipare con grande successo a tanti altri concorsi, prendendo parte anche a trasmissioni televisive, battendomi affinché ogni donna possa sentirsi libera da falsi e inutili preconcetti, perché ha diritto di indossare ciò che vuole e di vivere la propria femminilità in modo spontaneo, senza dover essere necessariamente giudicata male o, peggio ancora, andare incontro a rischi e pericoli, solo perché, magari, indossa una minigonna o una scollatura! Essere vanitose e sensuali non vuol dire essere… altro! Sono quindi andata avanti su questo percorso, utilizzando i canali mediatici, proprio per dimostrare come noi donne possiamo essere apprezzate anche senza fare leva solo sul nostro corpo, ma anche sui valori che vogliamo trasmettere. Noi, per prime, non dobbiamo permettere che la nostra immagine sia utilizzata in modo superficiale, di certo non serve ostentare troppo o spogliarsi per essere notate, usare filtri e ritocchi o ricorrere alla chirurgia estetica per essere di “tendenza”, perché si può essere belle con il proprio stile e modo di essere, senza dover necessariamente rincorrere falsi modelli…

Ora i social, purtroppo, fanno leva molto su questo e tante donne ne diventano vittime e si prestano a questo meccanismo. Io voglio invece provare a sovvertire tutto questo e utilizzare questa mia personale esperienza proprio per lanciare un messaggio alle donne, non solo le più mature (che spesso vivono nel timore di invecchiare) ma anche le più giovani (che troppo spesso, rischiano fenomeni gravi, come l’anoressia e la bulimia): ogni donna deve prima piacersi e sentirsi bene con sé stessa, senza doversi sentire inadeguata o non conforme a certi canoni… infatti, non è importante solo l’aspetto fisico, come vogliono farci credere, ma quello che conta è soprattutto ciò che siamo, la nostra autostima, la capacità di sentirci più sicure e determinate, grazie alla forza di credere in noi stesse, senza dover scendere a squallidi compromessi, perché la dignità ed il valore del proprio corpo, così come della propria persona, non hanno davvero prezzo… Questo è il messaggio che voglio far arrivare soprattutto alle nuove generazioni!

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