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ARCHIMEDE CONTI: IL GIOVANE CAMPIONE RICORDATO A VISANO

Sono ancora in molti a Visano che ricordano il campione di ciclismo degli anni 1968/1972 Archimede Conti, vittorie culminate con la conquista di Campione Regionale della Lombardia degli allievi, il 30 luglio 1972. A distanza di 50 anni lo hanno ricordato, il 18 settembre nella storica gara ciclistica: “54° Gran Premio Sportivi Visanesi Memorial Conti Archimede”. Con un premio speciale al vincitore: una Coppa dei familiari, di Archimede. Gara che dal 1967, ha preso piede nel paese della bassa bresciana, grazie all’impegno di un gruppo di amici che costituivano il “Gruppo Sportivo Visanese” con sede alla trattoria “Carletto”. Una gara quella di Visano che ha visto nel tempo vari campioni vincere: Fausto Bertoglio, Marco Tabai, Nicola Loda, Elia Viviani.

Per Archimede, nato il 2 giugno 1955, la biciletta era tutto. La sua passione per il ciclismo è sbocciata presto a soli 12 anni, quando lavorando in una forneria e poi nella distribuzione di bevande, imparava a maneggiare e pedalare la bicicletta, passione sicuramente tramandata dal padre, come lui tifoso del grande Fausto Coppi. Contento del lavoro e delle soddisfazioni che ben presto le corse in bici gli davano, incominciò qualche anno dopo a vincere più di una volta nelle categorie giovanili.

A Visano, viveva con i genitori Fausto e Giulia Agati, ultimo dei fratelli dopo Alberto, Carla, Marta e Giuliana. Non mancava mai al lavoro, come aiuto fornaio, prima delle corsa era al lavoro, anche presto la domenica.
Corse le prime gare con i colori e maglia del “G.S. Visanese” diventata più tardi Gruppo Sportivo “Supercarpen Visanese”. Guidato da Roberto Cavallari, che per decenni oltre ad essere allenatore di varie squadre, fu un maestro di vita per ragazzi e giovani.

Dedica a Giuliana per la prima vittoria

Vinse a Sondrio il Campionato Lombardo. Una vittoria, quei giorni, l’estate 1972, largamente festeggiata a Visano, anche se lui semplice e umile non voleva essere elogiato e non si dava importanza. Giovane ciclista con tanta forza e bontà, per lui erano tutti amici leali, buoni, mai un’offesa ne sgarbo in gara, atteggiamenti e buone maniere, come gli aveva suggerito il vivere in una famiglia con sentimenti umani e cristiani. Non sopportava le bestemmie, prometteva di lasciare qualche traguardo volante ad altri corridori, impegnatesi a smetterla con quelle insensate imprecazioni. Una semplicità e disponibilità. Una sensibilità la sua, che dopo gli arrivi vittoriosi, l’emozione si tramutava in un breve star male. Nelle fughe, quasi sempre lui c’era, o le sollecitava, tirando più dei compagni di fuga, dando così spazio ed aiuto agli amici della stessa sua squadra. Ma anche per altri ciclisti, che negli anni di gara aveva conosciuto e stimato, di altre squadre, così come loro facevano con lui.
Fra tutti va ricordato Giuseppe Martinelli, della stessa età, forte come lui, che passò al professionismo e poi per tanti anni fino ai nostri giorni come tecnico sportivo di grandi squadre internazionali quali: Ecoflam, Carrera Jeans, Mercatone Uno, Saeco, Lampre, Amica Chips e Astana negli ultimi anni, guidando grandi campioni a vincere grandi giri. Un’amicizia, che continuò con i familiari di Archimede Conti, a tutt’oggi con la sorella Giuliana, testimone di vita del fratello.

Quella maglia di campione lombardo, non gli portò fortuna, secondo il pensare di noi umani, in una caduta in allenamento perse la vita il 6 ottobre di quell’anno.
“Una speranza perduta” diranno i giornali e tutto l’ambiente del ciclismo. Lo ricorda una lapide anche al Museo Internazionale del ciclismo alla Madonna del Ghisallo.
E’ emozionante sentire il racconto della sorella Giuliana, di quel periodo. Si rivive la sua vita ciclistica in due album, ben ordinati dallo stesso giovane Archimede.

Quello fotografico, con straordinarie immagini di corsa dell’impareggiabile “Foto Cine Rodella”, una vita di scatti, cineprese, tutt’ora in attività su varie televisioni e giornali nazionali.

Un abbraccio al Padre dopo una vittoria

L’altro, un quaderno con in prima pagina la foto di Fausto Coppi, Eddy Merckx e il mezzanese Gianni Varini, dove il giovane ha incollato le cronache delle sue gare riportate da vari giornali, in particolare dal Giornale di Brescia.
In una pagina scriveva dettagliatamente luogo, data, kilometraggio e media della gara, rapporti utilizzati nelle salite, unitamente alla classifica sua (varie volte primo) e degli amici: Giuseppe Durosini, (anch’esso più volte vincitore), Giuseppe Percallo, Sandro Sandrini, Claudio Rossi, Giacomo Savasi e Marini.
Non manca il dettaglio dei premi: un paio di scarpe, delle bottiglie, un orologio, sei calze, un’anguria, un tappeto, un quadro. In dettaglio in una nota i premi in denaro della Federazione Ciclistica Italiana: lire 15.000 la vittoria, compresa quella di Campione Lombardo, 11.250 secondo, 6.000 quinto, 2.250 undicesimo. All’inizio del quaderno non mancano: “Le dieci norme del campione” e alla fine la: “Filastrocca Sportiva” allegra e spensierata su quel gruppo di giovani ciclisti.
Un ricco messaggio di testimonianza e di esempio il suo, ricordato quotidianamente nel monumento-stele posto accanto alla chiesa parrocchiale, un invito per i giovani che si accostano al ciclismo. Un sentito grazie agli organizzatori e sportivi visanesi che lo ricordano nella storica corsa, da parte di Giuliana e familiari di Archimede Conti.
Marino Marini

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