Ci sono amicizie, cari lettori che nascono all’improvviso e ti accompagnano per tutta la vita. Sono trascorsi più di 34 anni da quel 24 ottobre 1987 nel quale la mia vita interiore cambiò radicalmente. Avevo 14 anni, mi ero appena trasferito da casa da un paese ad un altro abbandonando gli unici due amici che avevo.
Ero un ragazzo molto timido, riservato e ciò ha comportato anni difficili per me. Giunto alle scuole superiori situate nel centro della città di Bergamo capii subito che il mondo non era quello che mi ero sempre immaginato.
I classici bulli in classe la facevano da padrone mentre gli altri pecoroni seguivano le loro orme incitandoli e ridendo sui gesti che facevano.
Avevano preso di mira un compagno che, oltre ad essere timido, aveva anche qualche problema fisico. Stavo zitto, non partecipavo alle loro cattiverie ma, nonostante questo, mi sentivo comunque complice del loro schernire e soprattutto non capivo perchè un ragazzo in difficoltà doveva essere strattonato e preso in giro anzichè aiutato dalla classe.
Un giorno cercai di difenderlo e così anche per me si scatenò l’inferno. Ogni mattina il suono della campanella della prima ora segnava l’inizio alla sofferenza, del dolore, delle lacrime nascoste…
Non ho ancora dimenticato le offese verbali, la mia cartella gettata fuori dalla finestra, il materiale scolastico calpestato, gli strattoni, le risate in faccia…
Non era tanto il dolore fisico ma quello interiore. L’umiliazione, l’omertà degli altri studenti, l’indifferenza per la condizione di solitudine e isolamento. Appena suonava la campanella scappavo a casa e mi rintanavo nella mia cameretta con mille pensieri per la testa, non capivo il loro comportamento: com’era possibile che esistevano ragazzi insolenti, irrispettosi dove tutto era lecito pur di farsi vedere agli occhi dei compagni? E com’era possibile che c’erano dei compagni che pensavano a ridere anzichè difendere il proprio compagno?
E così, a casa nella mia cameretta, mi chiedevo se ero io che non mi sapevo adeguare alla realtà oppure erano gli altri ad essere fuori luogo. Solo che quando ti trovi in una classe dove il 90% la pensa diversamente da te, qualche dubbio ti assale…
Giorni difficili erano quelli, mentre percorri la via della stazione in mezzo alla folla e tu ti senti solo, fragile, inutile…
A 14 anni sei grande ma anche piccolo, non ci puoi credere a certe cose. Io non avevo paura, ma ansia sì, tanta, e soprattutto mi sentivo male perché per me quelle persone, erano, fino a poco prima, degli amici e non capivo perché si comportassero all’improvviso così.
A casa non dicevo niente ai miei genitori perché non volevo far capire a loro che non sapevo difendermi oltre al timore che andassero a protestare con i professori e le cose per me in classe peggiorassero. Sopportavo in silenzio tutte le prese in giro. Speravo che prima o poi smettessero da soli. Non volevo passare per quello che va a piangere da papà e mamma per farsi difendere dagli insegnanti. Sbagliavo. Se mi fossi opposto subito alle ingiustizie, le cose sarebbero migliorate perché i bulli sono codardi. Attaccano solo chi è debole, isolato e indifeso”.
EHI BULLI, TALMENTE SIETE STUPIDI, CHE NON VI RENDETE CONTO DEL DOLORE CHE POTETE PROVOCARE AD UNA PERSONA DI FRONTE ALLE VOSTRE CATTIVERIE
Nonostante vi stia parlando di avvenimenti avvenuti nel 35 anni fa, l’argomento è più che attuale anzi, con le nuove tecnologie è anche peggiorato: oltre al bullismo ecco il cyberbullismo che avviene attraverso la rete, ricca di pericoli e insidie per le persone fragili e timidi come lo ero io.
Fortunatamente, per quanto mi riguarda,
Qualcuno aveva creato un disegno per me che si materializzò un sabato sera, nell’ormai lontano 1987. Mi trovavo a casa di zii, in una sala dove genitori e parenti chiacchieravano del più e del meno e sullo sfondo un televisore acceso che faceva da cornice all’ambiente.
Mi trovavo seduto su un divano con mio cugino e tutto ad un tratto avvertii come un lampo, un fascio di luce, come se qualcuno volesse che la mia attenzione fosse rivolta allo schermo. In quell’istante, un personaggio famoso del quale conoscevo a malapena la canzone “Azzurro” e “Il ragazzo della via Gluck” stava parlando di amore, di rispetto, di amicizia…
Fui letteralmente folgorato dalle sue parole, più che altro perchè avevo trovato finalmente una persona che la pensasse come me… Da quel giorno iniziai a studiare il personaggio, a trascrivere i testi delle sue canzoni nelle quali trovai concetti profondi sulla vita che mi aiutarono a rafforzare le mie convinzioni che in realtà stavo perdendo a causa della stupidità dei miei compagni di classe.
Nonostante la mia vita reale non fosse comunque migliorata, ero felice di aver trovato un amico meraviglioso al quale rivolgersi nei momenti bui; in altre parole era la mia cura, la mia evasione dal dolore. Un amico, se volete irraggiungibile, ma presente nel cuore e nella mente.
E così, grazie al suo spirito guida creai insieme ad un altro meraviglioso amico, di nome Michele, sempre vivo dentro di me, questa rivista cercando di diffondere i veri valori della vita quali l’amicizia, l’amore, il rispetto… e soprattutto per dare voce a tutti coloro che non avevano la possibilità di esprimersi perchè indifesi, timidi, emarginati. Era il 1994 e da allora New Entry continua il suo progetto…
Negli anni a venire iniziai a creare e condurre spettacoli davanti al pubblico con temi di forte attualità come il bullismo, la droga, la violenza… tramite lo spirito guida di Adriano fino a giungere ai giorni nostri.
Ho raccontato tutto questo per farvi capire quanto Adriano Celentano sia stato importante nella mia vita… e lo è tuttora!
E’ probabile che senza le tue parole, i testi delle tue canzoni non sarei uscito così facilmente da quel tunnel di solitudine ed emarginazione che aveva travolto la mia gioventù ed è per questo che non smetterò mai di ringraziarti…
Nell’aprile del 1995 ho avuto la fortuna di incontrarti e di poter chiacchierare con te.
Solo il pensiero di quel momento meraviglioso mette i brividi al cuore, ricordo di averti raccontato quello che hai fatto per me e tu, oltre ad avermi ascoltato con gli occhi lucidi, mi hai abbracciato con tanto calore ed affetto.
Con le tue canzoni, i tuoi film, hai scandito la mia vita, c’era sempre un qualcosa di te che mi aiutava e mi aiuta ancora oggi ad andare avanti.
E con ADRIAN, il tuo ultimo capolavoro, non hai fatto altro che sottolineare quei concetti che tu stesso mi hai trasmesso e che oggi valgono più di ieri: l’amore per sè stessi e per la propria personalità in un mondo dove abbiamo smarrito i veri valori della vita a dispetto del fast food sentimentale di oggi, dell’usa e getta, delle amicizie di comodo e non quelle profonde che ti emozionano…
Io sono, disse la vita quando nacque in un’esplosione di bellezza.
Io sono, dissero la donna e l’uomo e nessuno prevaleva sull’altro
perché io voleva dire noi. Noi siamo la vita.
Poi l’uomo disse io ho,e nacque l’infelicità.
(Adrian)
Ti ringrazio Adriano per le tue indimenticabili canzoni che mi hanno fatto crescere… con il tuo carisma sei riuscito a parlare dritto al cuore della gente, ti sei messo in discussione più volte pur di cercare di svegliare la massa ormai spenta e arida di sentimenti.
La tua voce, atipica e calda, in grado di rendere emozionante qualsiasi cosa mi accompagnerà sempre…
Ah dimenticavo, auguri per il tuo recente compleanno! Ti voglio bene.
Gianluca Boffetti