Rimani sempre aggiornato! - Scarica l'App di New Entry!

LEONARDO SPINAZZOLA

“«Papà, perché stai piangendo?» Mattia, tre anni, non capiva. In diretta dal suo mondo allegro, il pianeta tutto colorato della fantasia e delle domande, aspettava una risposta appoggiato alla spalla di mamma Miriam. “Piccolino, papà si è fatto male, ma voi state tranquilli. Vi amo!”

Mi ero appena rotto il tendine d’Achille. Uno stop all’improvviso, una corsa terminata contro un muro invisibile, al minuto 76 di Italia-Belgio, quarto di finale del nostro Europeo. Si è avvicinato il mio compagno Cristante, il mio amico Bryan. «Spina, che hai?» – «Mi sa che si è staccato il tendine.» Ne ero sicuro. Sentivo il tallone che toccava terra, eppure il piede non era appoggiato. Ho abbracciato Cristante, mi ha aiutato a coricarmi sul terreno di gioco. Gli parlavo, ma più che altro il discorso aveva me come unico interlocutore. Una chiacchierata triste e solitaria.

Ripetevo in continuazione la stessa frase, come un disco che, in effetti, si era appena rotto. «Ma perché proprio a me?» Poi, cambiavo versione. Solo in minima parte, però. «Ma perché proprio adesso?» Stavo giocando un grande Europeo e vivendo il momento di gran lunga più bello della mia carriera”. La prima anestesia me la sono autosomministrata, nel senso che a stomaco vuoto ho buttato giù due birre. Una dietro l’altra, quasi senza prendere fiato. A fine partita, vinta 2-1, i miei compagni sono ritornati nello spogliatoio. Non esultava nessuno, uno più triste dell’altro, tutti protagonisti di una sfilata infelice. Entravano e venivano direttamente da me, che avevo gli occhi sempre più gonfi. Chi mi dava un abbraccio, chi una carezza.

Daniele De Rossi mi ha invece passato un’altra birra. Oltre a essere un mito di eterna grandezza, è anche una persona molto pratica. Al posto della festa una specie di De profundis, pur essendo io ancora vivo. Acciaccato ma vivo”.[Leonardo Spinazzola]

Fonte: Buongiorno campioni – Foto: Spinazzola con Alciato.

Condividi