Da molto tempo stò cercando una risposta alla domanda: perché il male non viene cancellato dall’Universo se il bene è più forte, se supera notevolmente anche il così inutile e a volte addirittura dannoso “libero arbitrio? Mi ero lasciata incantare dall’insegnamento di Origene, il quale dice che non è possibile questa catarsi, che porterà via tutta la malvagità dentro e fuori di noi, trasformerà il mondo è ci porterà verso quell’inizio, puro e bianco di totale armonia e amore universale? Strano, ma la risposta l’ho trovata non in un polveroso volume di filosofia, ma in un libro destinato ai bambini, “Le cronache di Narnia”. L’ho trovata questa risposta e purtroppo è negativa, non è possibile.
“Nell’Ultima battaglia” la parte con cui la saga termina, ho trovato un episodio interessante. Nel mezzo della battaglia, all’improvviso si apre un portale verso un altro mondo. Tutti lo attraversano ma quello che sentono e percepiscono è diverso. Non entrerò in particolari, vorrei solo raccontarvi qual’è il destino dei nani. I nani, una delle molteplici razze che popolano Narnia sono coraggiosi guerrieri ma scontrosi, egoisti e vendicativi. Si trovano in una grotta buia e puzzolente, soffocano, muoiono di fame e di sete, ma intorno c’è solo cibo deteriorato e pozzanghere fangose. Due dei bambini che partecipano in questo episodio, Lucy ed Edmund provano pietà perché quello che esiste realmente è diverso. Intorno c’è un prato ampio, pieno di fiori fragranti, un orto con frutta gustosa e succosa, in lontananza ci sono montagne blu, coperte di neve e in aria si espande inebriante un profumo di miele e di resina di pino, sgorga un ruscello con limpida acqua fresca.
I bambini pregano Aslan di aiutare i nani, per far sì che aprano gli occhi per comprendere dove sono veramente. Il leone risponde che non può dare qualcosa che loro stessi non vogliono ricevere, ma alla fine acconsente per convincerli. Cosa fa? Copre i nani di frutta succosa, gustosa, fa crescere intorno a loro i più bei fiori che possano essere immaginati. Cosa percepiscono loro? Questi “figli della terra” si sentono ancora peggio, la puzza per loro aumenta, il cibo si fa più scarno e marcio. Probabilmente C. Lewis voleva insegnarci che a differenza del male il bene nasce dalla collaborazione, non può essere concesso per forza. Immagino qualcuno che vuole regalarmi una statuetta di cristallo, più è delicata, fragile e bella, più devo stare attenta a prenderla con tutte e due le mani. Se rimango senza porgerle la statuetta cade e si rompe, potrebbe anche farmi del male. C’è un detto popolare”: Non si fa bene in modo forzato”. Nulla ci può essere donato senza il nostro consenso e la nostra approvazione. Purtroppo ci sono stati, ci sono e ci saranno persone che preferiscono il male e nessuno, neanche Dio stesso, li può aiutare. Non perché Lui non lo desideri, ma perché sono loro che non vogliono.
Darina Naumova