Tra sacro e profano, una volta erano diffusi molti rituali per scongiurare disastri naturali. Temporali violenti rovinavano, come del resto tuttora, coltivazioni di ogni genere e i contadini a cui capitava, rimanevano davvero senza più entrate economiche fino alla stagione successiva. Molto nota l’abitudine, durante proprio forti temporali, di bruciare sul camino rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme. Si pensava che l’odore particolare dell’ulivo bruciato addormentasse i demoni erranti nell’aria durante il maltempo. I contadini inoltre, per scongiurare grandinate, le più terribili minacce per il raccolto nei campi, facevano sul fuoco tre croci con dei bastoni, accanto ai quali bruciare i ramoscelli d’ulivo. In alcuni paesi delle valli bresciane si mettevano “èn mès a l’éra ( il cortile) due bastoni messi a croce per preservare i campi dagli spiriti maligni che creavano le tempeste. Una volta nelle case contadine era molto diffuso il costume cristiano di appendere a quadri di santi delle pannocchie di granoturco e delle spighe di grano, quale offerta per chiedere la loro protezione. Da sempre in ogni religione esistono riti propiziatori, riti di scongiura per eventi tragici: ognuno si affida ad un Entità per farsi proteggere. Non sempre viene esaudito, ma la speranza e la fede sostengono nei momenti più duri della vita. Da ormai parecchi anni il clima sta cambiando, stravolgendo stagioni e temperature, facendo scoppiare violenti acquazzoni in ogni periodo dell’anno, che causano spesso molti danni.
Ornella Olfi