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ISTANTANEE

La mattina inizia con un quadrifoglio trovato e l’auto delle pompe funebri che parcheggia. D’altra parte sto entrando in un hospice per un corso. Ascolto riflessioni e le associo a volti incontrati. Fuori il rumore del tosaerba. Ognuno è al suo posto nel mondo, e fa il suo mestiere. Qualcuno vive, qualcuno sta morendo. Incrocio due cani scodinzolanti nel corridoio, qui hanno introdotto la pet therapy.
C’è un incrocio di normale quotidianità e di tempo sospeso, tempo greve, tempo di dolore.
Chiacchieriamo nel break, prendiamo il caffè. Qui si avverte con più consapevolezza com’è la vita, intreccio costante di vita e di morte, di ordinario quotidiano e di straordinario accadimento.
Esco e proseguo la mia giornata lavorativa.
La sera, davanti a un succo di pomodoro aspettando l’ora di inizio di un altro corso, guardo l’uomo anziano che gioca alla macchinetta di non so che gioco. È assorto nel gesto ripetitivo di pigiare un tasto e guardare. Pigia e guarda. In solitudine, mentre intorno c’è il chiacchiericcio dell’happy hour. Frammenti di vita, isole che si incrociano e non si incontrano, non si conoscono. Non è né bello né brutto. È semplicemente così. Arriva la mia amica e collega: vite che si incontrano da molti anni. Lo sguardo si chiude su di noi, sul nostro parlare.
La vita scorre, e noi con lei.


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