Già Ippocrate immaginava che 40 giorni fossero un lasso di tempo giusto per ritrovare la salute dopo la malattia. Il numero 40 si incontra spesso anche nella Bibbia, è una cifra simbolica importante. Non è un tempo cronologico reale, ma piuttosto una lunga attesa, una lunga prova, un tempo sufficiente per purificarsi, nel corpo e nello spirito. Questo numero purtroppo è ricomparso prepotente nell’attualità recente, per le molte persone che dall’inizio emergenza covid hanno dovuto stare in quarantena perché venute a contatto con malati o essendo positivi loro stessi al virus, ma pure per tutti noi è una sorta di quarantena da quasi un anno. Non abbiamo potuto vedere parenti ed amici per molto tempo, e ancora non possiamo rivederli tutti, non possiamo muoverci liberamente e dobbiamo portare ancora la mascherina. La lunga attesa che il maledetto virus perda potenza e diffusione, ha rivoluzionato pesantemente la nostra quotidianità. In teoria avrebbe dovuto farci rivalutare le priorità della vita, in primo piano l’importanza degli affetti e la fortuna di essere sani, di poter acquistare beni di prima necessità a sufficienza. La natura, che nel frattempo si è ripresa spazi ed è ritornata a mostrarci cieli, fiumi, laghi e mari nitidi e puliti come non mai, ci ha dimostrato che, se ritorniamo ad uno stile di vita più in sintonia con lei, possiamo vivere tutti meglio, in modo più sano e meglio condiviso con gli altri, pur in una situazione tragica come questa. Eppure, ora che siamo ritornati a dover rispettare altre restrizioni, dopo un breve periodo più tranquillo, purtroppo ci rendiamo conto che in questa lunga quarantena troppe persone non hanno imparato niente: solidarietà mutata presto in indifferenza (in primis da uno stato che non ha mantenuto le promesse di aiuti e organizzazione della seconda ondata di covid); spesso il nervosismo si trasforma in comportamenti, specialmente sui social, di una cattiveria inaudita; mascherine e immondizia di ogni genere gettata in riva ai fossi e ai fiumi, poco rispetto delle regole che, anche se non condivise, sono valide per tutti, perlomeno quando ci si trova a contatto con altre persone. Per fortuna abbiamo avuto moltissimi esempi di solidarietà da volontari privati e associazioni, (Alpini e Protezione Civile in primo piano) anche tra i giovani, che ci fanno ben sperare!
Ornella Olfi