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Castello di San Lorenzo de’ Picenardi Torre de’ Picenardi (Cr)

San Lorenzo de’ Picenardi è una frazione del comune cremonese di Torre de’ Picenardi posta ad est del centro abitato. Storia La località era un piccolo villaggio agricolo di antica origine del Contado di Cremona con 265 abitanti a metà Settecento.
In età napoleonica, dal 1810 al 1816, il comune annesse Brolpasino, Fossa Guazzona, Cà d’Andrea, Ronca de’ Golferami e Pieve San Maurizio, ma il provvedimento fu annullato con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. All’unità d’Italia nel 1861, il comune contava 693 abitanti.
Nel 1868 il comune di San Lorenzo de’ Picenardi venne soppresso ed annesso al comune di Torre de’ Picenardi.
In origine, il castello di San Lorenzo non era altro che un piccolo gruppo di case fortificate e l’aspetto iniziale era dunque molto differente da come appare oggigiorno. La cui prima memoria scritta risale al 19 Aprile 1428, negli archivi milanesi.
Nel codice Zaccaria, ora Pallavicino, in Cremona, si legge che Francesco Sforza dal Girifalco, il 25 febbraio 1444 confermava che suo suocero, Filippo Maria Visconti, duca di Milano, aveva donato al suo armigero Ludovico da Cremona la quarta parte del fortilizio e castello di San Lorenzo, con altri beni precedentemente confiscati al ribelle Leonardo de’Picenardi. Stefano Picenardi, figlio del Podestà di Mantova Leonardo Picenardi e fratello della Beata Elisabetta Picenardi, le cui ossa riposano nella chiesa parrocchiale di Torre de’Picenardi, era in possesso di un quarto del castello di San Lorenzo e di altri beni del territorio.
Stefano aveva i figli Leonardo, Alessandro, Annibale, Cleto e Zaccaria, che poi è morto. Alla morte del padre Stefano, i quattro figli ebbero in eredità una porzione, cioè un quarto, del castello di San Lorenzo che si divisero nel 1516: perciò ognuno possedeva un sedicesimo dell’intero immobile.
I quattro fratelli ricevettero altri beni tra cui il possedimento di San Lorenzo, la Ca ’de’Arcari, la Ca ’de’Gatti e la casa di Mantova. Lo storiato dice anche che Alessandro (che era sacerdote) acquistò, più tardi, dai nobili Ripari e dagli altri comproprietari, tutto il castello composto da casette, meno la porzione di suo nipote Sigismondo Picenardi e di sua moglie. Per il possesso del castello, pare che la causa tra i Gonzaga ed i Crema fosse continuata a Cremona e a Milano. I Crema si accordarono poi con Alfonso e Annibalino Picenardi e vendettero le loro proprietà al nobile Giovanni Carlo Affaitati, nel 1546, con il consenso dell’imperatore Carlo V, signore dello stato, poiché si trattava di un luogo fortificato. Sicuramente si sa che il cavalier Giacomo Sforzosi, nel secolo XVIII, era proprietario dell’intero castello e l’11 Gennaio 1731 lo lasciò in eredità al nipote Lorenzo Francesco Crotti.
Attorno al 1924 l’immobile fu acquistato dal signor Mario Bellini, ricordato dalla gente perché, primo nel cremonese, importò i cavalli di razza belga. Nel 1939 entrò in possesso la nobil donna Angiola Soregaroli Cappelli vedova Agarossi. La signora, tra l’altro, è ricordata perché durante la seconda guerra mondiale si recava alla stazione di Torre de’Picenardi con un landò, condotto dal signor Damatrio Panzi che dalle montagnosi annunciava agli alunni con lo schiocco della frusta.

Nel 1999 è stato infine acquistato dalle famiglie Lorenzoni e Nicoli che ne sono gli attuali proprietari. Circondato da un’antica cerchia di mura esterne, originaria dell’alto medioevo (sec. IX) e mai rimaneggiata nel tempo, protetto da un fossato che, nei momenti di pericolo, doveva isolare la “villa” dagli attacchi esterni (come in ogni castello che si rispetti), è visibile anche da grande distanza, pur non sorgendo su un’altura, grazie alle sue sei torri e alle ampie merlature, strumento di riparo per i difensori. Alla facciata dell’immensa costruzione, con la torre merlata centrale che riporta lo stemma del Casato, che sovrasta l’ingresso principale, si accede percorrendo un vialetto di 150 metri, che attraversa la parte anteriore del parco. Il ponte, un tempo levatoio in ferro e legno, collegava al portone centrale da cui entravano carri, cavalli e carrozze, che si portavano nell’ampio cortile nobile. Il portone è affiancato, a sinistra, da una porticina chiamata “postièrla”, riservata ai pedoni . Anticamente, un’inferriata a saracinesca chiudeva l’entrata principale sul fossato difensivo. All’àndito interno, passaggio ufficiale di uomini e merci, sono adiacenti i locali dei custodi.
Centinaia di feritoie si aprono lungo tutte le pareti del castello, necessari punti di osservazione per la controtattica offensiva. Quest’ampio edificio fortificato, posto in pianura ma all’incrocio di importanti nodi di comunicazione, doveva essere un virtuale punto di riferimento per i viaggiatori ed un nucleo economicamente autosufficiente in epoca feudale.
Infatti, oltre agli ampi saloni e alle numerose stanze adibite a residenza, il castello è munito di locali destinati ai servizi di manutenzione e riparazione degli attrezzi, stalle e scuderie e vaste cantine.  Naturalmente non mancano la Cappella medievale, ricca di tracce architettoniche tardo-romaniche e gotiche, e il cimitero di famiglia, posto di fronte alla torre merlata a destra rispetto all’ingresso principale dove è affiancato un giardino all’italiana con aiuole e roseti. Sempre all’esterno, nell’ala sinistra della residenza, di fronte ad un ingresso maestoso, costituito da un’ampia facciata laterale sorretta da quattro colonne collegate da archi a tutto sesto, il parco è arricchito da una vera e propria “piscina”, una vasca dell’800, di forma conica. Da questo particolare si evince che il maniero fosse stato costruito come residenza estiva.

Via Verdi, 25 – Fraz. San Lorenzo Picenardi
26038 Torre dè Picenardi – CR

Per informazioni e visite contattare:
Dott.ssa Flavia Lorenzoni
Mobile: 335 6931143 – 329 8130260
Tel: 0375 395012
e-mail info@castellosanlorenzo.it

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