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I NOSTRI ANZIANI

Se ne vanno nel nero silenzio che puzza di amuchina i nostri anziani, quelli dei dik dik, dei fotoromanzi e di amarcord…

“Se ne va in fila indiana tutto il meglio di questo Paese, tutta la storia del ‘900, tutta l’operosità del dopoguerra, ci lasciano quelli del boom economico, della lambretta e della lettera 32.”
Lo scrive sulla sua pagina Facebook Giulia Ceci, infermiera che lavora in una struttura sanitaria di Colorno.
“Ci lasciano quelli dell’Italia industriale, quelli con la valigia verso il lavoro, della campagna verso la città, quelli che hanno cambiato questo paese in meglio. Quelli della scuola democratica, della famiglia democratica, del comunismo e del consumismo democratico. Se ne vanno quelli dei dik dik, dei fotoromanzi e di amarcord. Se ne vanno quelli delle utopie, degli anni di piombo, dell’emancipazione e del riformismo. Se ne vanno le mani di chi sapeva fare.
E vanno via così, senza salutare tutto quello che hanno lasciato, prima di salire d’urgenza su un ambulanza, senza dire nulla, senza un finale che abbia un senso, come in una sala di cinema fumosa, quando si rompeva la pellicola. Mentre tutti corrono, loro se ne vanno portando con se un mondo di saggezza, consapevolezza, calma e libertà. E io stanotte, in turno, mentre tutti dormono, in questo nero silenzio che puzza terribilmente di amuchina, guardo il cancello chiuso e provo a pensare che domani tutto andrà bene.”

Giulia Ceci

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