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DA ARESE SINO A MONTREAL PER STUPIRE IL MONDO INTERO

Il disegno di Marcello Gandini per il centro stile Bertone, un motore V8 a carter secco, figlio di quello montato sulla gloriosa 33 che aveva vinto tanto nei vari circuiti in giro per il mondo, infine una linea estrema ed aggressiva, da vera regina della strada.
Con questo pedigree di altissimo livello sotto tutti i punti di vista, il prototipo della Montreal, seppur provvisoriamente dotato del motore a quattro cilindri in linea bialbero della Giulia, si apprestava a volare oltreoceano per incantare tutti e riscuotere un successo enorme all’Esposizione Universale di Montreal del 1967. Purtroppo giunse ufficialmente sul mercato solo nel 1971, dopo una lunga gestazione dovuta fra i tanti motivi alla decisione di montare sotto il cofano il famoso V8 a carter secco, in sostituzione del bialbero da 1.6 litri della Giulia installato sui due prototipi volati a Montreal. I fari divennero con palpebre mobili e non fisse, i cerchi in lega, si scelse di montarne un modello con un disegno molto più simile ai famosi Millerighe già installati su diverse vetture del biscione ed infine si evidenziano gli interni, anch’essi molto differenti se li si confronta a quelli dei prototipi. La presentazione ufficiale al pubblico della vettura nella sua veste e motorizzazione definitiva avvenne al salone dell’automobile di Ginevra del 1971. Il propulsore, fiore all’occhiello di questa auto, 2.6 litri di cilindrata e una potenza di 200 hp a 6500 giri al minuto, questa volta però non fu dotato di carburatori ma bensì di un’iniezione Spica, azienda consociata Alfa.
Aprendo il cofano sul lato destro del vano motore si trova il serbatoio dell’olio.
L’adozione dell’iniezione Spica però si rivelò una scelta infelice e nel corso degli anni finì per essere considerato uno dei lati negativi più famosi della Montreal a causa di frequenti malfunzionamenti. La potenza di 200 hp, la linea fortemente aereodinamica e un peso di soli 1270 kg le consentivano di superare i 220 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in 7.1 secondi. Copriva il km con partenza da fermo in 27 secondi. La parte anteriore della vettura, le sospensioni e il pianale erano di stretta derivazione Giulia seppur leggermente modificati.
Purtroppo anche la Montreal come la Giulia e tutte le Alfa del periodo erano facilmente aggredibili dagli agenti atmosferici e questo fece si, che la ruggine ne abbia devastate un gran numero delle circa 3925 prodotte.
Il frontale era una parte a sè, veniva congiunto alla scocca tramite un processo di saldatura autogena. Il montaggio delle scocche avveniva all’interno dell’omonimo reparto della carrozzeria Bertone. Il serbatoio da 63 litri e i consumi da supersportiva, facevano si che l’autonomia fosse davvero risicata. In famiglia ne abbiamo avute sei: ricordo un viaggio di mio padre nei primi anni 90, di circa 150 km, con un conto del benzinaio fu di 160.000 lire, tenendo un’andatura moderatamente allegra. Ai tempi rappresentava il massimo a livello di immagine e prestazioni in casa Alfa Romeo, tanto che nel 1972 anche il leggendario pilota inglese Stirling Moss non resistette e ne provò una, dandone un parere assolutamente positivo. Il cambio a cinque marce era un vero capolavoro, con innesti millimetrici e secchi così come deve essere su una sportiva. Il motore 564 come viene chiamato, poteva essere potenziato sino a raggiungere i 340 cv e i tre litri di cilindrata nelle versioni da corsa. Sempre da questo V8 fu derivato un propulsore entrobordo per le gare marine, che vinse il mondiale nel 1974. Nel 1972 la più autorevole rivista italiana di auto, Quattroruote la mise sotto torchio da Reggio Calabria sino a Lubecca, distanza coperta in meno di 20 ore per un totale di 2574 km, alla media di 130km/h, fermandosi solo per brevi soste rifornimento.
“Ci vediamo stasera a Lubecca“ così titolava l’ articolo. Promossa a pieni voti!
Fu l’ultima Alfa Romeo stradale dotata di un motore V8 sino all’arrivo della 8C nel 2007.
Come scrivevo poco sopra in famiglia ne abbiamo avute sei, garantisco che ha una marea di pregi: veloce, bellissima, un sound pazzesco, rara…
Ha anche una serie di difetti, ma tutti meravigliosamente vintage! Fu a lungo l’auto di punta del biscione sino alla sua uscita di scena nel 1977. Non fu apprezzata a pieno e la crisi petrolifera di quegli anni certamente non l’aiutò. Ma credetemi, se avete 60/70 mila euro da spendere in una macchina d’epoca, compratela! I suoi difettucci, il suo lato oscuro, finiranno per conquistarvi. Correrete da lei, così come da liceali, si correva dalla fidanzatina non appena l’aria era pulita; fosse anche solo per passare dieci minuti a contemplarne la grande bellezza.
Antonio Gelmini
Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a:
Antonio Gelmini
meccanicagelmini@gmail.com

 

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