Cinguettio cialiero, di passeri in volo, rallegrano alba. Chiaro il cielo,infinito, sconfinato.
Si rincorrono pensieri, emozioni, fasci di ricordi.
Dopo mesi di “prigionia forzata” in cui sembrava che sorella morte volesse con violenza prendere possesso di anima e corpo; dove le sirene delle ambulanze, stridule ed esigenti, spezzavano notti insonni; dove le lacrime si mischiavano alla tenerezza di risa d’infanti eccoci per incanto ritornati “ad una parvenza di normalità”.
Seguendo le precauzioni generali, “mascherati”, con le mani grondanti di soluzione disinfettante; con il cuore zuppo di paura e di letizia siamo “approdati” all’impianto sportivo “Acquamore di Castel Goffredo” . Calore ed affetto ci hanno accolto, gioia di rivedersi.
Vittoria ansiosa, felice, il tutto abbracciava con lo sguardo, emozionata, nascondeva il volto abbracciando il padre con fare tenero.
E’ stato bello, emozionante, appago pieno, indiviso, risentire le urla di gioia del mio gigante buono; il suo ristare ad occhi socchiusi beandosi della frescura e carezza dell’acqua; rivedere Celeste guizzare, spensierata, come un pesciolino; gustarsi un gelato al piccolo chiosco, in un giorno qualsiasi, uno fra i tanti, sublime nell’essenza. Infiniti i pensieri che andavano componendosi: di lode e di grazia per essere “sopravvissuti” alla pandemia, per essere vivi; per poter sentire il leggero tocco del vento soffiare fra i capelli, la morbidezza di un manto erboso; udire il chiasso di bimbi fragorosi. Una preghiera rivolta a tutti coloro che volati in cielo, dopo truci sofferenze,riposano anzitempo una pace eterna dal sapore aspro.
Nell’intimo una certa resistenza, innata, boriosa.
Nella fretta di volerci far capire quanto grave fosse il pericolo della pandemia, da parte delle autorità tanta è stata la “violenza” a livello fisico e psicologico che ora si ha “paura” dei contatti sociali; ci si arresta un istante, si teme il contagio, si sta a distanza.
Passerà mai quest’ombra nera?
Per quanto tempo ancora ci terrà serrati nella morsa?
In autunno tornerà a mietere vite?
Altra scelta non abbiamo se non di “prendere in mano le redini”, di andare “fuori”, osservando scrupolosamente quanto consigliato.
Di sorridere alla vita confidando nella misericordia di Dio che mai abbandona; i suoi passi seguiranno i nostri, sostenendoli.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste