Dietro l’angolo io ho un amico, in questa bella città che non ha fine. Già i giorni passano e le settimane trascorrono veloci, e prima che io riuscissi a capire questo, un anno è passato e io non ho mai più rivisto la faccia del mio vecchio amico. Per la vita è una corsa veloce e terribile. Lui sa di piacermi ancora tanto, come nei giorni in cui suonavo il suo campanello, e lui suonava il mio. Quando eravamo più giovani di ora e adesso siamo uomini stanchi e annoiati.
Stanchi di giocare uno stupido gioco, stanchi di cercare di farci un nome. “Domani” dissi “Chiamerò Jim solo per mostrargli che lo penso ancora” e rimanda a domani e al domani dopo la distanza tra noi crebbe e crebbe.. Dietro l’angolo! Già lontani miglia e miglia. “Qui c’è un telegramma, signore” “Jim è morto oggi”. E questo è quello che ci siamo meritati alla fine. Dietro l’angolo, un amico perso. Ricordati di dire sempre quello che pensi. Se tu ami qualcuno, DIGLIELO. Non avere paura di esprimerti. Esci e dì a tutti quello che devi dire loro. Perché quando deciderai che sarà il momento giusto, sarà troppo tardi. Impossessati del giorno. Non ripensarci mai. E, molto importante, stai vicino a tutti i tuoi amici e alla tua famiglia, perché ti hanno aiutato a diventare quello che sei. Il segreto per vivere una vita serena. Quando avete pensato alla vostra felicità l’ultima volta? Da ragazzo, certo, ma di recente nel bailamme di casa, lavoro, amori, figli, problemi, spese, vacanze, quando vi siete fermati a pensare: sono felice? Cosa devo fare per sentirmi felice? Nel passato il tema era materiale di riflessione per grandi filosofi. Aristotele proponeva il giusto mezzo come strada per sentirsi realizzati. Epicureo il distacco dalle sofferenze e dalle passioni. Spinoza vivere le emozioni come se noi fossimo una divinità. Su tale argomento ho letto che una volta si invitò un guru, cioè un maestro spirituale indiano, a tenere una conferenza spirituale in Europa. Il pubblico era attentissimo ed il sapiente iniziò con una domanda: “Perché voi europei non siete mai là ove vi trovate?”. Gli uditori non capirono cosa volesse dire; ma il maestro spiegò: “Voi quando siete a tavola, pensate al lavoro; quando siete in ferie, già vi affannate per il rientro; quando è la stagione delle rose, la vostra mente va ai crisantemi; quando è l’ora dei crisantemi, già siete alle stelle di Natale… Siete sempre sbilanciati: il corpo è qui e l’anima è là…: per vivere il domani, vi perdete l’unico spicchio di tempo che avete in mano, il presente!”.
“Signori, attenzione – prosegue il guru – per essere felici, bisogna tenere accuratamente d’occhio il collo. Sì, avete capito bene: proprio il collo! Vi sono alcuni che cambiano il collo umano con quello della giraffa per allungarlo, quando più possono, sul domani. Ed eccoli vittime del “complesso dell’ombrello”: la pioggia è ancora al Polo Nord, e già se la sentono sui capelli, appena sistemati dalla parrucchiera. Altri invece si ammalano di torcicollo: si girano in continuazione per rimpiangere i mulini bianchi e le case senza antenne televisive. No, così non va! “Vivere” è un verbo che si coniuga solo al presente. Cos’è la vita? Per chi vive ottant’anni, la vita è una costruzione di 29200 blocchi di 24 ore ciascuno. Sta a noi scegliere di goderceli o di avvelenarli. Un solo consiglio per goderveli: iniziate le 24 ore con l’umore giusto. Un maestro di meditazione cinese diceva: “Svegliandomi al mattino, sorrido”. “Ho davanti a me un giorno nuovo. Faccio voto di viverlo pienamente in ogni momento e di guardare tutti gli esseri con gli occhi della compassione”. Un altro saggio aggiungeva: “Ho pregato appena sveglio. Il giorno è appena cominciato, e mi sono già preso il meglio che mi porterò dietro per tutte le 24 ore…” Finalmente il guru concluse: “Grazie per la vostra attenzione. La mia lezione non è stata di alto spessore intellettuale, ma, spero, di utile stimolo vitale”. Al di là di questa saggezza genuina ognuno di noi sa bene che, quando si è trovato ad affrontare situazioni di crisi, al lavoro o in famiglia, spesso ha scoperto riserve di forza che non sospettava, proprio perché ha saputo farle affiorare nel momento in cui ne aveva più di bisogno. E allora? Bisogna essere più realisti soprattutto perché è difficile capire davvero che cosa vogliamo.
E’ facile sbagliare la scommessa, desiderare quello che non ci appagherà e temere quello che invece ci è utile. Affrontare i fatti, non sfuggire alla realtà, come se ne avessimo paura, guardare negli occhi la nostra vita, senza chimere e senza incubi. E’ la strada giusta per la felicità? Non lo so. Di certo è il modo corretto per evitare le trappole delle illusioni e delle angosce e avere una vita vera, senza fantasmi, mi pare già più vivibile. Ho poi la speranza (ma forse già mi illudo), che la vera felicità sia questa consapevole accettazione della nostra esistenza, un mondo in cui fare un castello di sabbia con una bambina in riva al mare, contenga ogni verità.
Manu