Ripercorro mamma i tuoi passi, a ritroso nel tempo vado arrancando, afferrando, a soqquadro mettendo prina e dopo, tempo e spazio, ora e mai. Dita serrate, volto velato di lacrime muovono i primi passi nella terra natia da anni, troppi, non sentita, odorata, stretta al petto.
Nulla passa, tutto ritirna, fluente avvolge, fa risalire ricordi e nostalgia. Fa sentire la morte, l’essenza della mancanza, dell’astrazione sulla pelle, va a toccare corde invisibili, tesse trame ardite. Sono mille le parole non dette, mille quelle ripetute a chetichella, rumorose, ciarliere, invadenti, sanno di carezza e di fiele, l’aria indorano di belleza acerba.
Alba sulenziosa brame, ardisce, osa zittire, ascolto fa minuto, solletica nari, accende passioni. Poche volte nella vita si ha la fortuna di pienamente sentire, nel bene e nel male, nella gioia e nella disperazione, nell’assenza e nell’abbondanza. Di sentire e basta, senza veli, senza pudori, senza nulla che mascheri, adombri, metta all’ oscuro. Silenzio appesantisce, costruisce nel tempo barriere, enigmi, velleità. Viene il tempo per fare ritorno, per lesto indossare i sandali del viandante, accorciare distanze, riprendere lingua e forma, riassaporare gusto pieno. Vanno e vengono idee, le une nelle altre riverse intrecciano cordoli nodosi, generano baratri profondi. Nel silenzio profondo di ore mattutine nel guanciale affondo volto, irrorato lo lascio inzuppare. Che siano lacrime dal più profondo sentire, apertura verso l’ignoto.
Milena