Difficile mestiere quello del genitore, temibile, imprevisto. Richiede cautela, pazienza, amore infinito, passione, dedizione senza confini. Chiama energia, rinnovo di schemi, sistemi; fa ardire parole, accorcia distanze, rinnova gesti.
In una società, come quella presente, in cui tutto ha una durata ed una fine, in cui la frenesia prende campo e corpo i dettagli sminuendo forte si fa l’esigenza di porre un limite, di mettere a zittire il caos; di prendere la testa fra le mani, quando il sole di fa rosso scarlatto e la luna da lontananze astratte fa capolino, per meglio sentire, assaporare, soppesare, fare un punto del cammino.
Guai a coloro che privi d’umiltà oseranno andare avanti, senza mai voltare lo sguardo, senza mai interrogarsi certi della buona strada intrapresa.
Sono spietati i figli: sanno guardare oltre la siepe, intravedere bui densi, odorare tremori e tentennamenti; sanno puntare il dito, affrontare, a squarciagola urlare il proprio sentire. Quando poi è la fragilità, la malattia, la sofferenza a toccare fuori e dentro, sotto e sopra le righe la vita del figlio tutto si fa più complicato; in gioco bisogna mettersi, senza indugio per interamente ridonarsi in nome dell’amore.
Nessuna spada è più tagliente del sentire la vita dell’amato impregnata di solitudine e di prove, niente più ferisce, scolpisce, taglia a mezzo.
Cammino d’accettazione e di fede sono alla base di una felicità perfetta non fatta certo di gioie notturne, di mode all’ultimo grido, di divertimento sfrenato piuttosto nell’imparare a cogliere bellezza e piacere da ogni piccolo gesto, sussulto, sussurro, gioia inaspettata.
Ad ogni mamma e papà il buon Dio doni la capacità di discernere, di donare a ciascun figlio lo stesso amore ed attenzione, ascolto.
Ad ogni mamma e papà di bimbi speciali il buon Dio doni pazienza e forza, sorriso pieno, smisurata passione per la vita affinché la sofferenza non veli, adombri, metta in disparte.
Mi piacerebbe pensare che domani al risveglio, sorseggiando un buon caffè, odorando l’aroma dell’aria mattutina, mamme e papà di ogni lingua e colore strettamente il capo prendendo fra le mani, alzando lo sguardo al cielo osassero chiedersi: “ … sono corrette, coerenti, partorite nell’amore, le scelte che sto facendo per mio figlio? …” al proprio Dio affidando anima e corpo, con abbandono fiducioso chinare il grembo fra le braccia di onde in spuma ……
Di notte, quando le ombre si fanno dense e scure, nella quiete di stanze scarsamente illuminate m’ interrogo,azzardo, faccio miei progetti remoti e presenti, sogni, passioni .. al risveglio forte li abbraccio, sollevo dal torpore, condisco di pulviscolo dorato …
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste