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È PIÙ APPASSIONANTE

E’ più appassionante la corsa verso qualcosa piuttosto che il suo raggiungimento.
Un giovane di mia conoscenza, partecipando alla festa nuziale di un suo parente, ha conosciuto Lisetta, una bella e giovane ragazza tutta acqua e sapone con un sorriso misterioso e incantevole ed un fisico che dimostrava come alle volte la natura non sbaglia nemmeno una virgola.
Mi diceva che secondo lui Lisetta era il tipo di donna onesta, amabile e premurosa tanto da portarla con sé “finchè morte non ci separi”. Mi faceva ridere quando mi confidava: “Questa donna mi sgomenta! In aritmetica uno più uno fa due. In amore invece uno più uno fa ancora uno! L’ho capito solo adesso. L’hai mai provato tu quel tormento di voler essere tutt’uno con un’altra persona, di aprirle l’anima per scoprire i suoi pensieri, i suoi sogni, i suoi desideri, le sue angosce, le sue speranze?!?”. In poche parole: era innamorato cotto! Ma veniamo al sodo. Dopo meno di un anno di corte spietata l’ha portata all’altare. Anche lui dimostrava di essere un marito ideale. Era impiegato in una ditta di trasporti e guadagnava abbastanza da consentirgli una vita dignitosa e Lisetta governava la casa con economia meticolosa. Il nostro giovanotto era felice della scelta che aveva fatto. Contento giorno e notte. Tanto che dopo alcuni anni di matrimonio erano ancora innamorati come il primo giorno. Il destino più che la volontà li ha privati della gioia dell’arrivo di un figlio, ma erano rassegnati e sempre fiduciosi. Rimproverava solo due piccoli difetti alla moglie: anelli, collane, orecchini falsi e quella del teatro. Per mezzo delle sue amiche Lisetta riusciva ad avere biglietti omaggio per le prime di teatri di lusso, compresa la Scala di Milano. E qualche volta portava con sé il marito che specialmente alle opere dava segni di stanchezza e tentava di addormentarsi. Finchè non l’ha più accompagnata specialmente agli spettacoli della Scala supplicandola di andarci, se voleva, in compagnia delle sue amiche. A Lisetta piaceva un mondo, specialmente alle “prime”, presentarsi con anelli, orecchini e collane che splendevano e luccicavano anche se erano vergognosamente falsi. E il marito era un po’ seccato da questa mania e ripeteva che: “quando non si ha la possibilità di comprare gioielli veri basta la propria bellezza e la propria grazia che sono sempre valori veri…”.
Ma lei aveva quella debolezza difficile da guarire ed era già perdonata in partenza. Una notte d’inverno Lisetta è tornata a casa tardi dal teatro ed aveva qualche grado di febbre. Sulle prime non hanno dato importanza. Passerà. Ma quando hanno chiamato il medico era troppo tardi: polmonite fulminante. Dopo otto giorni avevano già fatto il funerale. Delirio per il povero marito che si disperava piangendo giorno e notte senza riuscire a rassegnarsi. Si sentiva disposto a seguirla con la decisione e la leggerezza delle anime semplici e senza speranza. Si chiuse in casa a meditare il suicidio. Pensò come fare e lasciare questo mondo cane che non gli diceva più nulla. Scartò subito le armi da taglio. Non aveva la pistola. Scartò la corda perché è il suicidio dei poveri. Scartò anche l’acqua perché è fredda e lenta a concludere e gli incuteva paura. Restava il veleno. Giusto! Il veleno! L’amanita, la cicuta fatale a Socrate. O l’aconito, quello che si confonde con l’ortica. Ma dove si trovano? Chi li conosce? Aveva sentito dire che anche il prezzemolo se si mangia in quantità massiccia può mandare alla riunione dei partiti. E quello lo conosceva. Subito si sentì più tranquillo e sollevato per questa sua eroica decisione. E non chiamiamolo codardo se la vita andava avanti inesorabile e quasi per forza d’inerzia. Un amico lo rincuorava dicendogli che “solo il tempo guarisce queste perdite e Lisetta è la che ci aspetta seduta nel palco centrale ad ascoltare le melodie delle opere di Verdi, Puccini, Ma scagni, Donizetti, Rossigni, Leoncavallo e qualche volta anche canzoni napoletane, le migliori”. Ed ha incominciato a riprendersi e a constatare che il suo stipendo non bastava per la sua sopravvivenza anche se modesta. E si chiedeva con stupore come ha potuto fare la povera Lisetta a contenere la spesa. E pensare che alcune volte per festeggiare gli anniversari compravano pollo e champagne! Prima di chiedere prestiti ha pensato di disfarsi di tutte le cianfrusaglie e lustrini ed ha preso una collana di perle false per ricavare un po’ di denaro per arrivare alla fine del mese. Ha vinto la vergogna mettendo in mostra la sua povertà cercando di vendere una collana di poco valore e così è entrato in una gioielleria del centro. L’orefice ha rimirato la collana anche con l’aiuto d’una lente: “Questa collana vale dai quattro ai cinque milioni”. “Ma lei è sicuro?”. “Per me vale tanto e sono disposto a comprarla. Ma provate da qualcun altro per sincerarvi. Può darsi la valuti meglio”. Gli stava crollando addosso il mondo! E’ uscito con la collana ed ha provato a ragionare: Lisetta non poteva comprare una collana di questo valore. E allora è un regalo! Ma di chi?!E perché? Perché?! Santo Iddio, perché?!?! Un dubbio tremendo gli aveva procurato un nodo in gola che lo stava soffocando. Lentamente è tornato a casa. Ha preso tutti gli altri gioielli che aveva sempre ritenuti falsi. Li fece valutare: tutti gioielli di grande valore! Non è morto perché non era ancora la sua ora. E poiché a 35 anni si sentiva ancora un giovanotto pronto a rifarsi una vita e lo strazio per la perdita di Lisetta si era un poco affievolito, un anno dopo ha trovato la seconda moglie proprio perché è una gabbia di matti: chi è dentro vuol uscire e chi è fuori vuol entrare! Questa benedetta seconda moglie: onestissima ma con un brutto carattere. Tanto s’era trovato bene sotto tutti i punti di vista, come compagna, amica, moglie, amante, con la prima, quanto ha patito le pene dell’inferno con la seconda.
La donna è mobile qual piume al vento!

Giuseppe Paganessi

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