Carissimi Pierino e Vanda, sono Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste.
Mi è giunta notizia da parte di Paola che la mamma di Pierino sia volata in cielo dopo travaglio di sofferenza di certo vissuta con pace e fede nella certezza che ogni seme gettato produrrà frutti buoni ed odorosi.
Sono mille, un milione di milioni di miliardi le stelle che punteggiano il cielo; per ciascuna un pensiero, una carezza col dorso.
Nasce il desiderio, esigenza di trovare un nome per ognuna.
Spontaneo sovviene il bisogno di chiamarle una ad una col nome di mamma, la propria: stella del mattino che rischiara l’alba, punto fisso nella notte che accompagna passi.
Traslate a vita nuova, passaggio dal presente all’eterno, consumano istanti per farsi soffio di vita, palpito che appaga, voce che chiama, sollievo che rischiara.
La morte sempre addolora, puntello rovente il petto squarcia;labbra fa ardere di nostalgia, animo appesantisce di solitudine.
La fede insegna ad aver fede, a nulla lasciare al caso; tutto sollevare, ogni cosa abbracciare.
Nei volti di chi andremo a fissare nel profondo degli occhi, nei gesti che doneremo con gioia, nelle paure e nelle gioie, nello sguardo di un soffrente a noi la capacità di ritrovare il volto di madre, amato, tanto distinto quanto sfumato, palpabile, caldo, vivace, chiacchierino.
Ho avuto l’onore ed il piacere d’incontrare la mamma di Piero in diverse occasioni; mi ha colto di sorpresa, emozionata, il suo disarmante sorriso, allegria misurata, cordiale gentilezza.
I nostri sguardi incontrandosi tanto si sono detti, confidati, compreso se pur nello spazio ristretto di una stanza affollata.
Il beato Novarese ci insegna attraverso la propria sofferenza a condividerla, accettarla con gioia, il Signore ringraziando per le tante prove in quanto attraverso il dolore si fa stretta e contorta, ripida la salita che ci riavvicina al Padre. La fatica della scalata, l’offerta dell’istante, la gioia di un sorriso meglio ci fanno comprendere la pienezza dell’abbraccio di Colui che attendendo, accoglie.
Fragilità umana ci sorprende con il capo raccolto in grembo, con lo sguardo rivolto al passato, con un mare di perché da sbrogliare o custodire come tesoro prezioso.
Mi permetto di augurarvi serenità e pace; di vestire assenza e mancanza con un velo di tenerezza; di poco alla volta, passo dopo passo, ritrovare pace e gioia di un sorriso.
… quando la nostalgia si farà pungente … basterà girare l’angolo per ritrovarla ancora li, serena, sorridente, capo chino, braccia raccolte in grembo a rimirare l’astro nascente vestito d’ambra e di rugiada ….
Umilmente vi doniamo il nostro affetto e vicinanza.
Milena, Celeste, Giorgio e Vittoria Scalmana