Caro papà, sono salito quassù nella tua soffitta, il tuo ambiente preferito finché sei riuscito a fare le scale, perché ho avuto l’ordine tassativo da parte di tua nuora di fare pulizia, sistemare ed eventualmente eliminare cianfrusaglie.Quanta roba, c’è addirittura la mia carrozzina in vimini, o per lo meno quel che ne rimane, la macchina per imbottigliare il vino tutta di legno fatta con le tue mani… avevi proprio delle mani d’oro. Sono davanti al tuo armadio di ciliegio, la cassaforte dei tuoi ricordi, sempre rigorosamente chiuso a chiave, dovrei svuotarlo e portarlo giù. Ho tribolato parecchio per aprirlo, (la chiave non l’ho trovata )… caspita, dentro c’è la tua divisa del militare perfettamente conservata, il primo cappotto fatto su misura, un Borsalino ( cappello ) alla Humphrey Bogart e spostando gli abiti appesi alla “schiena” dell’armadio, ci sono due quadretti, uno di Papa Giovanni XXlll e l’altro di un magnifico cavallo: è la straordinaria mitica Alfa, quante volte mi hai parlato di lei, nata lo stesso giorno di tua sorella, la zia Maria, un’animale di una intelligenza eccezionale: è bellissima, imponente, maestosa. Come gli hai sistemato bene la criniera, sembra uscita da un salone di bellezza; mi vengono i brividi ripensando ad una storia che mi hai raccontato molti anni fa.
All’epoca del fatto tu avevi 8 anni e tua sorella, la zia Maria di qualche anno più grande, siete andati assieme alla cavalla Alfa, a raccogliere delle foglie di gelso per dare da mangiare ai bachi da seta. Nel ritorno vi siete fermati al guado vicino al fosso per far bere la cavalla, tua sorella per rinfrescarsi si è spinta troppo avanti finendo in un punto dove non toccava più con i piedi, ha cominciato a chiedere aiuto, a urlare e tu non sapevi cosa fare, vedevi la sua vestina galleggiare sull’acqua e la sua faccia che continuava su e giù. Ti sei messo a piangere, allora Alfa è andata in mezzo all’acqua, con i denti ha preso il suo vestito e la tirata in salvo. Prima di arrivare alla cascina, la zia Maria ti ha fatto promettere, ripromettere e giurare di non dire niente alla mamma. Quando mi hai raccontato questo episodio tremavi come una foglia, per te deve essere stata una liberazione, non mi stupisce il fatto che quando Alfa è morta ( dopo oltre 24 anni di permanenza in cascina ), hai pianto per una settimana.
Sul fondo dell’armadio, a sinistra, c’è una scatola di cartone piena di vecchie bellissime fotografie, ci sono le tue zie, la mamma quando aveva 15 anni,( che bella ragazza era ) e fra tante, c’è questa foto che mi ha particolarmente emozionato: sono io in braccio a te, sul retro c’è scritto: Giordano con il papà, 10 Agosto 1964. Avevo quasi un anno, è stata scattata per San Lorenzo, il giorno delle stelle cadenti… adesso anche tu sei una stella, questa immagine racchiude tutto ciò che siamo stati nella vita: complici sul lavoro, nella vita familiare, sempre in sintonia nelle decisioni importanti e il grandissimo affetto che c’è nel tuo sguardo, l’ho sentito tutta la vita.
Sai papà, il tuo armadio non si muove da qui, li custodisco io i tuoi ricordi, questa foto però la tengo io, grazie di cuore per avermi sempre tenuto in braccio e perché il tuo ultimo sguardo era uguale al primo: come quando si guarda un bambino.
Giordano