Carissima Liliana, fonda la notte, carica di presagi antichi. Tarda il sonno a venire, mille i pensieri che arricciati compongono aspri tratti. Si vorrebbe, in un battito d’ali librare sopra cieli infiniti. Giunta improvvisa la notizia del tuo essere andata in cielo, fa la parola zittire, l’animo appesantisce. Rapidi sono scorsi gli anni, insieme abbiamo camminato, sperato, sognato. La passione per la scrittura ci ha unite nonostante la differenza d’età nelle nostre brevi intense discussioni ritrovavano piacere dello stare insieme. Sono tanti i ricordi che a galla risalgono, tremuli, di tenera condivisione.
Nei tempi di bambina ti ricordo giovane, allegra, briosa venire con assidua premura a far visita a tua madre, la carissima Aurelia, ai tempi mia vicina di casa. Da piccina mi divertivo a sostare nella bottega di tuo padre, ammirare la sua maestria nell’arte, odoravo, annusavo l’intensità e la bellezza di essenze e fragranze. Mentre il sole moriva ed il giorno si preparava a concedere il passo, immobile ristavo in attesa di richiamo materno. Volata in cielo Aurelia, rimasta sola la zia Lina, lentamente seco l’hai condotta fra le mura della tua casa, per darle conforto e compagnia nella senilità, per lei che non avendo figli tanto aveva donato con infinito amore pazienza e dedizione di una vita. Anni di silenzio ci hanno un poco separate, per una serie di circostanze e di frenesie che il quotidiano riserva. Infinita la tua attenzione per la malattia di Silvia, sostengo per il coraggio di voler e saper affrontare la vita con ardire nonostante la semi cecità.
Con l’arrivo di Vittoria, il suo essere fragile, dolore e sofferenza hanno fatto che le nostre vie si ritrovassero, immutate per profondità e sincera condivisione.
Hai saputo tendere la mano, donare in modo sconfinato con audacia di madre pazienza ed ascolto, partecipando in modo attivo alle mille tribolazioni di una malattia dai tratti crudeli ,alla conquiste di Vittoria, al suo essere nel mondo per il mondo sfida, sorriso, bellezza ed armonia. Assieme abbiamo condiviso la scoperta della comunicazione aumentativa alternativa,per te che insegnante, passione mostravi nell’apprendere tecniche nove d’integrazione. Infinte le lotte, le mestizie, i momenti bui di cui abbiamo lungamente discusso, la magia della scrittura ha saputo sviscerare animi, destare stupore, fare il sorriso riemergere, sollevare veli.
Calvario di sofferenza e di fede il tuo, negli ultimi tempi corto il respiro, affannoso, aspro, velato lo sguardo. In te rivedevo mia madre, nei gesti lenti, misurati, al millesimo scanditi, lenta ascesa verso l’estremo saluto.
Ti guardavo oggi, avvolta dalla pace eterna, volto affranto, segnato dalla sofferenza, appesantito da un dolore antico.
Con me Celeste e Vittoria… inquieta Vittoria, smaniosa, attorno si guardava interrogativa.
Poco il tempo concesso per starti accanto.. avrei voluto, se Vittoria l’avesse permesso, sederti accanto, prendere la testa fra le mani, sostare un istante, riflettere, ricordare, riannodare fila. Avrei voluto essere grembo che accoglie, pascolo che custodisce, via che indica ..avrei voluto prenderti per mano, sentire il tuo sorriso farsi tenero, comprensivo, con una carezza avresti sollevato Vittoria dall’inquietudine, riportato alla pace. Mai ti sei dimenticata del suo compleanno, ogni 15 settembre, a dispetto di tempo e spazio, la tua mano alla porta bussava, una torta reggeva, con sorriso delicato la donavi. Era un dolce semplice dicevi per i bambini, arricchito con roselline colorate e fiori di zucchero .L’ultima volta mi hai detto; “ Non so se l’anno prossimo porterò la torta alla mia Vittoria, non mi sento bene Milena, mi sento cambiata, le forze mi mancano ….”. nel fissanti dentro, nel profondo, un tuffo mi prese, sentii l’angelo della morte battere forte le ali, tremai intensamente.
Ci incontrammo per caso quando a maggio venni a bussare per chiedere informazioni in merito al campo estivo organizzato dagli alpini per iscrivere Celeste. Ti trovai carica di sofferenza, pur tuttavia sorridente, speranzosa per un intervento che tardava a venire, atteso con insistenza. Poche le parole che ci scambiammo, intense, di condivisione. Mi dicesti, sorridendo: “so tutto di Vittoria, ti seguo attraverso gli scritti, lotta sempre, continua cosi ’..”. ti sorrisi, certa della tua vicinanza e comprensione. La parola: tutto e nulla, passaggio e tremore, affermazione.
La poesia:magia ed incanto, delicato tocco.
Mi chiedo cosa potrei donarti oggi, in questo preciso istante, azzardo o follia di una notte che non trova requie? Sono rabbia e dolore, di certo, sentimenti forti quelli che l’animo vestono, che fanno le dita scivolare sulla tastiera, liberamente, scevre di ogni pretesa o fine.
Cadono parole, si formano emozioni, battute da vento furioso, alla deriva vanno.
Grazie maestra Liliana per il tuo aver saputo dimostrare nel concreto, con l’esempio e la presenza la misericordia e carità cristiana.
Grazie per l’allegra serenità con cui ti rivolgevi al prossimo, nelle piccole azioni di tutti i giorni.
Grazie per essermi stata accanto, aver asciugato lacrime e raccolto gioie, per averle saputo custodire nel palmo di mano.
Che il mio abbraccio possa giungerti indiviso, oltre i veli dell’eterno indiviso e commosso.
Dall’alto dei cieli, ne sono certa,custodirai i nostri passi. Nel nostro cuore, il tuo ricordo ed affetto serberemo come tesoro prezioso.
La morte un passaggio, un cambiar forma ed espressione. Quello che conta è l’essenza, sono i legami che si sono tessuti, le emozioni serbate, le gioie gettate alla luna, la sofferenza vissuta con fede. Mi basterà volgere lo sguardo, per sentirti ancora accanto, amica cara …..
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste