Una storia sussurrata
a piccoli passi.
MARIA RACCONTA
Mamma, vorrei mangiare quello che mangiavamo quando ero felice… anche tu sei triste, sento il tuo respiro, è affaticato, e deluso. Tu non sei contenta di me, prima non ci pensavo, penso che sia la dieta. Hai sempre desiderato un’altra me, una ragazza tutta treccine fiocchetti e amiche, una che non adora sempre le stesse cose, che segue i discorsi degli altri e le loro passioni. Io invece sono stancante, la gente con me si spazientisce. Le mie compagne di scuola crescono, i loro interessi cambiano. Io credo di crescere nel corpo, ma i miei interessi non si modificano, non so perché non cambiano ed in più non capisco perché non se ne aggiungano altri. Io mi definisco una “aromatica”, non mi interessano i miei compagni e non mi interessa l’amore. Non so come farò a sopravvivere senza di te, ma intanto vivo con te vicina, vivo con la tua voce perfetta e precisa. Mentre parlo con lei penso al giorno in cui l’ho preparata per fare la prima vaccinazione. Forse il mercurio si è sedimentato nel suo cervello? Provo sempre un’angoscia, quella che corrisponde alla colpa di non essere andata contro le vaccinazioni. Proprio io! Sua madre, non un’estranea le avrebbe fatto questo!
È davvero così? Il mercurio l’ha rovinata per sempre? Sono così stanca dei forse e dei magari vorrei certezze! Al di là di tutti questi pensieri viviamo. Ma non ce la facciamo e così per un “Ciao” in più od in meno. Mollo! Mollo lo zinco e ricominciamo a vivere come prima perché voglio che lei sia felice a modo suo ed io voglio tornare alla vita di prima. Passa il tempo e lei torna ad essere quella che era prima della dieta. Guardo la credenza della cucina, sono rimaste tantissime confezioni di integratori e mezzo bidoncino di xilitolo. Il tutto mi ricorda il mio fallimento ma i flaconi vuoti non li butto, non si sa mai! Oggi a distanza di anni, ormai scaduti, sono ancora lì dove li ho lasciati e dove ho lasciato la speranza di farcela.
Occupano la mia credenza come le mie aspettative scadute.
Pensi di fare dei passi avanti e di averli consolidati poi ti giri ed è tutta fatica inutile. Maria non vuole che nessuno disturbi il suo silenzio, le domande la infastidiscono e la sua ansia aumenta.
Maria racconta:
Sono stanca di tutte le vostre domande, siete inaspettati e curiosi. I vostri sguardi non li controllo, sono impegnata a guardare le vostre scarpe. Cercate centratura da una come me che non sa come stare al centro delle vostre esigenze e dei vostri interessi. Quando ero piccola i medici mi chiedevano sempre come mi chiamavo, quanti anni avevo, e quale classe stavo frequentando. Non erano mai precisi nel chiedere. Se mi chiedi quale classe sto frequentando devi essere molto preciso se vuoi una risposta. Se me lo chiedi quando la scuola è già terminata mi mandi in tilt! La scuola è finita e stai usando il gerundio! Utilizzi una frase che contiene un’azione in fase di compimento, in un tempo ormai scaduto. Non ti sei accorto che la scuola è finita! Se invece ti riferivi all’anno scolastico successivo avresti dovuto utilizzare un futuro. Inoltre il mio nome e cognome è scritto sul foglio, proprio sotto il tuo naso. Non rispondo a domande palesi. Ricordo che durante gli interrogatori del medico, una voce impegnava la mia mente a pensare perché mai quel signore non leggesse il foglio se io, ero in grado di leggerlo al contrario. Io dalla mia posizione opposta alla sua, ne ero in grado! Anziché rispondere mi alzavo e uscivo dalla porta. La mia presenza era inutile e poi lo facevo perché la voce che mi occupava la mente tacesse e mi lasciasse ai miei pensieri preferiti, quelli che non controllo.
Spesso le cose con lei vanno così. Le emozioni quelle istintive quelle che ti fanno sentire viva, che ti fanno battere il cuore per qualcosa o per qualcuno non le appartengono. Non esiste una cosa che le piaccia in modo particolare, non desidera nessun indumento e nessun abito. Non ama gli anelli od i braccialetti, per lei trappole inutili.
La sua voce non vorrebbe ascoltarla, ma trattenerla non appena si rende conto di averla ascoltata. Vorrebbe che tornasse da dove è venuta, dal luogo del silenzio, il territorio del “mostro”, che è pronto ad imprigionarla con pesi di ogni genere. Il mostro è sempre in sfida con me che sono la guardiana di Maria.
Finché ci sarò io vicino a lei il mostro lo percepirà e lei dovrà sempre rinunciare al silenzio totale. Sto cercando di insegnarle a guardarsi da lui attraverso le sue passioni che lo neutralizzano come neve al sole. Ho raccolto alcune sue frasi dove racconta:
– Io posso parlare pochissimo, ma so farmi capire.
– Non chiedermi di guardarti negli occhi, non ne sono capace.
– La voce mi era caduta nello stomaco, uso quella che è stata pescata da mia madre.
– Ho bisogno di molto tempo per iniziare un discorso, tu forse te ne sei già andato”;
– I rumori improvvisi mi terrorizzano, scappo ovunque e posso farmi male.
– Non fate rumori o gesti improvvisi, se passa un aereo mi agito, se suona un allarme o scoppia un palloncino peggio!
– Anche se parliamo oggi, non riuscirò a riconoscerti domani!
– Riesco a sentire benissimo.
– Vivo nel tuo mondo a modo mio.
– Avete regole e comandi che non capisco, voi non capite i miei; sono con i piedi sulla terra, ma la testa è disconnessa!
– Ho una vera passione per i cartoni animati e per le lingue, soprattutto l’inglese, ma la mia vera passione è doppiare.
continua-13