“Se mi stessi sbagliando? Non sentivo frastuoni che provenivano dall’ambulatorio”. Poco dopo Lüdeke mi raggiunse con i palmi delle mani fasciati ed io lo scrutai da capo a piedi: nessun segno di violenza, gli sorrisi. Il dottore ci aprii la porta e mi disse:-La stanza dove i nuovi arrivati lasciano i loro oggetti, vai là prendi alcuni vestiti e qualche oggetto, poi torna qui; attenta al faro della torretta-. Annuii e abbandonai l’infermeria. Non sapevo che ore fossero, ma il cielo era nero e non vedevo nulla, il colore del cielo era uguale al mio umore: una rabbia intensa. Come potevo sapere dove si trovava la stanza dove i prigionieri si spogliavano di tutto? Mi incamminai con le mani in avanti e assicurandomi di avere Lüdeke sempre al mio fianco, ad un certo punto le mie mani toccarono qualcosa di soffice, lì accanto vi era una porta, la tastai per trovare la maniglia, aprii la porta, accesi la luce e vidi che quella montagna soffice si trattava di tutti i vestiti che i deportati avevano abbandonato. Entrai nella stanza e vidi orologi, denti d’oro, dentiere, oggetti preziosi e milioni e milioni di fotografie. A stento riuscii a bloccare un urlo di disperazione: sapevo che avevo raggiunto quello che cercavo e ciò che il dottore mi aveva consigliato, ma sentirselo dire e vederlo di persona faceva tutto un altro effetto. Afferrai alcuni vestiti e cambiai Lüdeke velocemente coprendolo bene e stando attenta a strappare ad ogni indumento la Stella di Davide, Lüdeke scorse il vestito di sua madre e mi pregò di indossarlo; toccava a me ora badare a lui. Tenni di mio solo la catena d’oro con il piccolo ciondolo a forma di sole e Lüdeke, come ricordo di sua madre, la sciarpa. Per concludere presi una spazzola e delle mollette, raccolsi i capelli in modo da essere irriconoscibile e mi impossessai di un orologio d’oro. Tornai in infermeria e lì il dottore mi disse:-Tra poco arriverà il rifornimento del gas addetto alle docce. Tu e tuo fratello dopo lo scarico salirete sul camion della Croce Rossa, una volta fuori dal campo scenderete e domani mattina verso le quattro vi presenterete davanti al cancello. Mantenete freddezza-. Annuimmo e durante l’attesa della Croce Rossa tutti e tre ci sedemmo in sala d’attesa. “Un camion della Croce Rossa che porta il rifornimento del gas nocivo? Possibile che non chiediate a che serve? La cosa non vi interessa? O forse, le domande semplicemente non vi sono concesse?”. Poco dopo arrivò il camion della Croce Rossa e, con l’aiuto di due uomini robusti, il dottore scaricò il gas nocivo. Una volta finito il dottore, con un cenno del capo, incitò me e Lüdeke di seguire quei due uomini, ma avvicinatami a loro, uno mi sbarrò la strada per uscire dall’ambulatorio:-Anche lei!- disse il dottore, ma l’uomo scosse la testa e disse:-Uno solo… Non è nemmeno permesso!-. il dottore si tolse l’orologio e porgendoglielo continuò:- Anche lei! Guardala! Potrà essere utile no? Intendo ai soldati! Vi ho pagato salato!-. L’uomo con un gesto improvviso afferrò me e Lüdeke da un braccio e ci fece salire sulla parte posteriore del camion. Prima che chiudesse la porta tolsi l’orologio e lo porsi al dottore ma, egli mi disse:-Tienilo tu, potrà esserti utile, se sopravviverai e spero sia così avrai una vita per ripagarmi-. Una volta superato il cancello di vari metri ci fecero scendere dal camion e lì soli io e Lüdeke ci guardammo negli occhi ed entrambi ci mettemmo a piangere, mi risuonava nella mente le frasi del dottore: “Anche lei! Guardala! Potrà essere utile no? Intendo ai soldati!”. Poco prima delle quattro ci mettemmo davanti al cancello:-Lüdeke sguardo alto, spirito orgoglioso, aspetto ariano in poche parole-. Lüdeke rise, credeva anche lui che il fatto che le razze umane esistessero fossero solo stupidaggini. Lo guardai e gli dissi:-Lüdeke ti andrebbe di fare il traduttore tra me ed il comandante del campo?- Lüdeke annuii ed io gli feci un sorriso. La veglia suonò un quarto d’ora prima, io e Lüdeke ci preparammo al nostro “Aspetto ariano” e attendemmo che qualcuno ci notasse.
continua-6