Da molto tempo, per un impegno o per l’altro, avevo temporaneamente parcheggiato l’idea di ricominciare a scrivere articoli in ambito informatico/tecnologico perché l’impegno richiede un investimento di tempo. Diciamo che, oltre a mancarmi un po’ l’appuntamento settimanale con la stesura dell’articolo, a distanza di mesi sono state molte le richieste da parte dei lettori di continuare a scrivere e spiegare, nel modo più semplice, tanti argomenti informatici talvolta difficili da comprendere. Questo mi ha spinto a cercare di ritagliare ancora del tempo per continuare a raccontare tecnologia ed informatica basandomi su episodi accaduti in ambito lavorativo. Quindi rieccoci qui! In questo articolo mi piacerebbe approfondire una nuova tecnologia in esponenziale crescita, con la quale mi sono scontrato giusto in queste settimane: l’AI, ovvero l’Intelligenza Artificiale!
Partiamo dall’inizio: cosa si intende con Intelligenza Artificiale? Si intende la capacità di un computer di effettuare ragionamenti attraverso algoritmi matematici complessi che si avvicinano a quello della mente umana. Il tutto è reso possibile grazie nuove potenze computazionali dell’hardware attualmente a disposizione. Immaginate che la frequenza di elaborazione deve essere molto molto alta per permettere ad un algoritmo complesso di effettuare tutti i calcoli necessari simili a ragionamenti umani.
Facendo un passo indietro dobbiamo sapere che l’A.I. fu scoperta nel 1956 dal matematico statunitense John McCarthy, durante un seminario interdisciplinare svoltosi nel New Hampshire, dove spiegò che lo scopo di questa nuova disciplina sarebbe stato quello di “far fare alle macchine delle cose che richiederebbero l’intelligenza se fossero fatte dagli uomini”. In quegli anni la potenza di calcolo richiedeva strutture enormi, tantissima corrente ed era costosissima. Ai giorni nostri la potenza di calcolo che negli anni 50 occupava un palazzo, oggi risiede in uno dei microprocessori di uno smartphone, quindi possiamo semplicemente immaginare che questa tecnologia potrebbe ormai stare nelle nostre tasche! Mi correggo, questa tecnologia ormai è nelle nostre tasche. Dopo aver partecipato a vari meeting, seguito webinar e letto quanto più possibile a riguardo mi sono soffermato principalmente su un quesito: è una tecnologia positiva o negativa? Indubbiamente dal punto di vista meramente tecnologico, credo sia la scoperta migliore che abbia mai incontrato, ma di contro posso velocemente immaginare quanto impatterà radicalmente sulla società moderna. In America l’A.I. è già stata impiantata in un grattacielo che è interamente gestito autonomamente. L’A.I. riconosce le persone che entrano ed escono, avvisa le persone negli uffici, accompagna gli ospiti e risponde al telefono del centralino globale. Un altro esempio molto più vicino a noi è un’A.I. installata in un prestigioso studio legale di Milano, che si occupa di scrivere atti legali, valutando e processando centinaia di migliaia di sentenze al secondo ed in grado di scrivere atti completi, precisi e definitivi in circa 15 minuti. Lo stesso risultato, decisamente meno preciso, sarebbe stato possibile con circa 4 avvocati in un lasso temporale di 8 ore al giorno ed almeno 5 settimane di analisi e scrittura. La stessa A.I. è stata sviluppata in ambito giornalistico per scrivere articoli di cronaca o notizie generiche su quotidiani nazionali. Lo stesso giornalista che leggeva l’articolo “artificiale” non sarebbe stato capace di scriverlo meglio ed era visibilmente preoccupato! Ultimo esempio è quello della segretaria virtuale (Amelia), già utilizzata in molte multinazionali statunitensi (per esempio il colosso Accenture), gestita da un’A.I. che controlla interamente l’ufficio, risponde a tutte le telefonate, riconosce il cliente, gestisce le richieste e non sbaglia mai le informazioni ricevute e che le vengono richieste. A questo punto mi sono chiesto: ma i costi quali sono? La risposta delle case fornitrici di questi servizi ultra tecnologici è stata: “meno costosa di un’impiegata part-time, ma questa non dorme, non va mai in pausa e non sbaglia mai!”
Questa non è fantascienza, è attualmente tecnologia in produzione e con uno sviluppo esponenziale. Utenti in rete la chiamano “la quarta rivoluzione
industriale” altre la definiscono “l’era delle macchine”: lascio a voi la definizione che preferite.
Io mi sono semplicemente fatto qualche domanda: tra 10, massimo 15 anni, quanto sarà radicata nella nostra società l’intelligenza artificiale? Quanto cambierà i nostri modi di fare? I nostri figli, che iniziano a studiare oggi materie come giurisprudenza o giornalismo, avranno un futuro? Arriveranno alla pensione con quel lavoro? Su cosa possiamo investire per poter avere una continuità nel tempo e non perdere tutto perché quella professione non esisterà più, perché un algoritmo avrà sostituito un quantitativo ingente di cervelli umani? Le nuove statistiche parlano di 5 milioni di posti di lavoro persi, questo sarà l’effetto della diffusione dei robot e dell’intelligenza artificiale secondo un rapporto diffuso dal World Economic Forum. Anche un recentissimo studio della Bank of England sul futuro dell’occupazione ci dice che digitalizzazione, automazione ed informatizzazione dei processi metteranno a rischio complessivamente, un terzo dei posti di lavoro. Lascio a voi risposte e conclusioni: fatemi sapere cosa ne pensate scrivendo al mio indirizzo info@stefanobiffi.net – www.hkstyle.it
Per rileggere i vecchi articoli e approfondire le tematiche visitate il mio blog www.stefanobiffi.net Alla prossima, Stefano.