Amaro fra le dita,sento, odoro, annaspo. Rapido, fluisce,sino a farsi greve,assoluto.
Si dice che giochi brutti scherzi la sorte, all’erta si pone vogliosa di farsi brama,tramite. In nome di riorganizzazioni radicali, in un battito d’ali, senza neppure aver avuto il tempo di dire amen, ingarbugliato in un intreccio di dilemmi, interrogazioni, solitudini, attese taglienti.
In nome di un Dio minore sfilano mancanze, tagli, perbenismi vestiti di nulla. Affetti, relazioni, recise, spezzate a metà. Cammini, lotte, brame inghiottite da boia dalle fauci allargate.
Frutti acerbi ha prodotto la buona scuola, il sistema gettando in un caos rullante, caotico, baciato dall’incertezza. Ancora vacanti assegnazioni per cattedre di sostegno, cambiamenti repentini, difficoltà per chi, fragile, si sente messo in secondo piano, alla furia di venti gelidi.
Raggruppati comprensivi, affidati al buon cuore e disponibilità di dirigenti affardellati da pesi troppo pesanti per essere condotti con peculiare attenzioni. A discapito questo di famiglie, allievi ed insegnanti.
Mancanza che rode, genera frenesia. Tutt’attorno sprechi, tranelli, inganni, maldicenze.
Imbrattata di perbenismo la parola, promesse, idee buone a farci il minestrone quelle che i nostri politicanti tentano d’imbragare in un andirivieni caotico di prima e di dopo. Rabbia cieca offusca lo sguardo, sino a farsi tagliente, indagatore, lama affilata. Società che si disfa, perde in valori, supporti, ideali.
Amarezza di certo nel sentire sulla pelle, sopra e sotto le righe, sorgere interrogativo esigente, che non ammette repliche.
Quale il senso di mutamenti che, forse, senso non hanno? Quale il fine, mezzo, scopo se non di creare malcontenti, scoramenti, attese interminabili? Giungeranno queste parole oltre la soglia del cancello? Sapranno sondare, solcare, pervadere, mettere in discussione? O, ancora una volta,saranno uno sfogo travolto da riso beffardo?
Sicuro è che voce non muore, non desiste, non demorde. Sicuro è che mano si tende, pronta a farsi ponte, passaggio, ambizione, verbo.
Cauta la notte, riporta tenerezze, fa l’animo trasalire al passaggio di pensieri in corsa.
Ai piedi, ali, per volare, fendere, attraversare, osare ardire azioni, sogni che non sfumano.
Da parte messi sentimenti, relazioni.
Sminuiti per valore ed importanza cammini faticosamente intrapresi, condotti con eroico ardire al fine di costruire, forse, un mondo migliore in cui i nostri figli possano crescere in armonia e sicurezza. Li sento gettati, i miei, i nostri figli, al gelido soffio di correnti boriose, fasciate di conformismo e da labbra tirate al riso. Nel mezzo, sopra ogni cosa, la capacità e la voglia di urlare, nel mondo rigettando tutti i demoni.
MILENA,
LA MAMMA DI VITTORIA E DI CELESTE